E’ di questi giorni un enorme disagio che sta vivendo una famiglia di origini pakistane.
Il loro congiunto è morto per cause naturali e avrebbero voluto seppellirlo in paese, o in un comune vicino. Ma, alla fine, sono costretti a rimpatriarlo in Pakistan. Quando? Impossibile saperlo in questo periodo.
Averlo vicino significava avere la possibilità di poterlo andare a trovare. In Pakistan questo non sarà possibile perché la loro vita ormai si è definitivamente stabilita nella zona. Sono di religione musulmana e per la sepoltura, secondo il loro rituale, devono essere osservate certe regole.
Cosa che ne impedisce la tumulazione nei cimiteri laici. E allora cosa fare? Ci si voleva inizialmente appellare al sindaco che, dopo avere ricevuto apposita domanda, può concedere l’area.
Ma la trafila burocratica è lunga e tortuosa. “Alla fine hanno scelto di riportare il loro caro in Pakistan”, ha spiegato Munib Ashfaq dell’associazione Abu Bakar di Magenta. Quando questo potrà accadere è un altro problema. Perché in questo periodo di covid rimpatriare una salma, operazione già di per sé difficoltosa, sarà ancora più complicato. E costosissimo.
L’associazione islamica magentina sta collaborando con l’associazione Madni di Castano Primo per aiutare la famiglia. I costi per il trasferimento della salma sono ingenti, ma la solidarietà in questi casi è fortissima. “Ognuno contribuirà per quello che potrà fare – aggiunge – anche 5 euro vanno benissimo. Cercheremo di fare il possibile per aiutarli”. Le famiglie islamiche sono sempre di più. Molti nel loro paese di origine non hanno più parenti perché si sono stabiliti definitivamente in Italia. “Risolvere la questione e avere un cimitero islamico nella zona è di primaria importanza – conclude Ashfaq – ben più della Moschea. Quest’ultima può benissimo attendere”.