TURBIGO – Dopo la Storia delle Vie turbighesi pubblicata sul sito comunale e la Bibliografia dell’antica pieve di Dairago (inviata a tutte le biblioteche che un tempo facevano parte dell’antica pieve) ed aver tratteggiato in seguito anche le figure e le opere dei ‘Turbighesi d’Oro’, iniziamo ora a pubblicare la Cronologia antica del territorio del medio Ticino, un modo per far passare il tempo nell’era del ‘Covid 19’, un ‘mostro’ che ci costringe in casa e, per chi come noi non è appassionato di tv, deve continuamente trovare un modo per far passare il tempo. Ma la motivazione principale è quella di non sprecare il lavoro di ricerca durato cinquant’anni, in modo che altri (specialmente studenti) ne possano usufruire e magari ampliare, limitando i dati – in particolare – al territorio di quella che fu la pieve di Dairago, la quale comprendeva anche Lonate Pozzolo e quindi Malpensa.
Invitiamo i nostri pochi lettori ad assumere un atteggiamento da spettatori, una finzione simile all’uso del ‘presente storico’ che abbiamo deciso di adottare, insieme alla decisione di pubblicare senza note e a puntate su ‘Mugugni’ (e in altre pagine e blog a cui collaboriamo) il nostro scritto semplicemente perché non c’è pubblicità.
PRIMA C’ERA IL MARE… Cinque milioni di anni fa la Pianura Padana – una conca compresa tra l’Appennino e le Alpi – era inondata dal mare Adriatico, diventato mare-siccum, un mare diventato secco, in quanto chiuso, dove le acque evaporarono grazie anche al riempimento operato dalle diverse fiumane, che portavano con sé ghiaie e fango. I fiumi provenienti dalle Alpi e dagli antichi ghiacciai scendendo e percorrendo le vallate raggiunsero l’alta pianura tra Merate e Gallarate, costruendo le grandiose colline moreniche che abbelliscono tuttora il paesaggio della Brianza. Il fondo della nostra conca è costituito da argille e sabbie finissime, ricche di fossili marini dell’antico mare, conchiglie e coralli che hanno lasciato i loro gusci sminuzzati. Testimonianze dell’ultimo mare, che occupò l’intera conca padana nel periodo che i geologi chiamano Pliocene (5-2 milioni di anni fa), sono state rinvenuto in tempi recenti.
LE TRACCE. Nel 1987, scavando dei pozzi nel territorio turbighese a circa 200 metri s.l.m è stata trovata acqua con idrogeno solforato, dal caratteristico odore di uova marce, soluzione tipica della decomposizione di materiale organico in ambiente marino. Ma prima ancora, nel 1975, l’Agip, a 6642 metri di profondità – sempre a Turbigo – individuò un giacimento di petrolio che in seguito fu chiamato Villafortuna con pozzi in territorio di Robecchetto, Galliate e Trecate.
12000 a.C. – BOS PRMIGENIUS E CAVALLO LANOSO. Siamo nel Paleolitico superiore. Al periodo caldo seguito all’ultima fase della glaciazione Würm appartengono le ossa (una vertebra, una mandibola, un omero) conservate nel museo di Legnano di un Bos primigenius animale estinto nel 1627 rinvenute in una cava di ghiaia a Costa San Giorgio in territorio di Castelletto di Cuggiono. Inoltre, il 16 agosto 2005 il signor Belluco ha rinvenuto – nel tratto del Ticino compreso tra i Tre Salti e la Casa delle Barche – la tibia fossile di un cavallo lanoso risalente anch’essa all’ultima glaciazione, della lunghezza di 38 centimetri e del diametro all’incirca di 14. Il ritrovamento è stato portato all’attenzione dell’Università della Bicocca di Milano che ne ha certificato l’attribuzione alla medesima glaciazione Würm, quando le lingue dei ghiacciai arrivavano fino alla pianura scavando gli alvei dei laghi glaciali (Maggiore).
5000 a.C. – ASCIA-MARTELLO. Nel Mesolitico si registra la prima presenza dell’uomo del Ticino. In località Turbigaccio (territorio di Lonate Pozzolo) sono stati rinvenuti un’ascia-martello di serpentino e altri reperti in arenaria. Seguono temporalmente il Neolitico, l’Età del Rame che in Italia inizia nel 2200 a.C. (mentre in Egitto tale metallo lo conoscevano già da millenni) e quella del Bronzo.
1200 a.C. – LA SPADA DEL XIII SECOLO. Nel febbraio 2017 Antonio Rialti ha rinvenuto casualmente, presso la sponda sinistra del fiume Ticino, in località Tre Salti a Turbigo, una spada in bronzo integra conficcata nell’alveo del fiume, databile all’Età del Bronzo recente. Interpellata la Soprintendenza Archeologica di Milano (dottor Tommaso Quirino) si ì venuti a sapere che la spada a sezione romboidale aveva caratteristiche tali da collocarla cronologicamente nell’Età del Bronzo recente (XIII sec. a.C.). E’ il tempo dei Celti, popolo di provenienza centro-europea che nel primo periodo sono nomadi, poi diventano sedentari. Si verifica così una sorta di osmosi tra il mondo della steppa e quello mediterraneo. I Celti avevano una concezione del ‘tutto inscindibile’, il gusto dell’irrazionalità (diversamente dai greci-romani), non conoscevano la scrittura e tramandano oralmente le loro tradizioni. Cavalcano senza sella in un mondo libero dove praticano anche l’omosessualità. Un periodo ben documentato da corredi significativi rinvenuti nel Canton Ticino, nella Gallizia di Cuggiono e nel ripostiglio (asce, falci e schinieri a lacci da parata) della Malpensa scoperto nel 1977. Inoltre, recenti studi scientifici hanno attribuito alle mummie egizie il gruppo sanguigno ‘A’; agli Etruschi il ‘B’, tipico dell’Asia Minore; ai Celti lo ‘0’, ancora molto diffuso negli Irlandesi.
900 a.C. – L’ETA’ DEL BRONZO FINALE. Capanne e necropoli segnano il tempo della civiltà Insubre la cui memoria è conservata nella nota università di Varese. Castelseprio era a capo di tutto il mondo insubrico. I defunti vengono cremati: le loro ceneri si raccolgono in urne di terracotta a decorazione geometrica che vengono sepolte in nuda terra tra cornici di pietra che raccolgono anche oggetti di ceramica (boccali, vasetti) e di bronzo (braccialetti, pendagli). L’insediamento a capanne con fondazioni di pietra e pareti di legno documenta il trapasso graduale dall’economia agricolo-pastorale al villaggio. Testimonianze di questo periodo del Bronzo Finale sono state rinvenute ad Oleggio, Costa Dritta di Galliate, alla Galizia di Cuggiono, a Turbigo, a Robecchetto. In quest’ultimo territorio, in località Cascina Paradiso, è stata rinvenuta un’urna biconica a solcature parallele che si sposa con i reperti della vasta necropoli della Gallizia. Infine l’ascia ad alette rinvenuta sul greto del Ticino, sempre ai Tre Salti dov’è stata rinvenuta la spada in bronzo e documentata da Angelo Vittorio Mira Bonomi.
IX-IV sec. a. C. – L’ETA’ DEL FERRO. Vasti agglomerati di capanne si sviluppano sui terrazzamenti del Ticino. Non lungi dalle abitazioni, le necropoli. dove la cremazione è attestata ininterrottamente per l’intero millennio. Lo documentano i tanti reperti protogolasecchiani (80 tombe ritrovate nell’agosto 2014 a Case Nuove) affiorati durante gli scavi per la costruzione della ferrovia tra i due terminal dell’aeroporto di Malpensa. Prima di allora, nel 1965, sempre in località Case Nuove, sono state rinvenute circa quindici sepolture rientranti cronologicamente nell’orizzonte del X sec. a. C.. Prima ancora, nel 1915, oltre duecento sepolture di cremati con ossuari di piccole dimensioni sono affiorate negli stessi siti.
I MILLE ANNI DELLA CULTURA DI GOLASECCA (CELTICA). Per mille anni, dal XIII al IV secolo a. C., un unico gruppo culturale (i Celti, che dicono avessero il gruppo sanguigno 0 positivo), anche se il linguaggio tecnico degli archeologi lo ha etichettato in modi diversi (Canegrate, Protogolasecca tipo Ascona, Protogolasecca tipo Cà Morta di Como. Golasecca I, II, III) ha occupato il nostro territorio, prima delle invasioni galliche. Due i poli di riferimento del mondo golasecchiano: il primo tratto del Ticino e i dintorni di Como. Tito Livio scrive che a cavallo del Ticino c’erano i Laevi (Liguri), mentre il territorio su cui Belloveso fonderà Milano era occupato dagli Insubres, mentre nelle valli alpine a nord di Como c’erano i Lepontii. Nel Comasco (con una propaggine anche a Bellinzona), come sul Ticino si esaurisce l’antica cultura celtica con le invasioni galliche del IV secolo. Fino ad allora l’area golasecchiana rappresentò il naturale collegamento dell’Italia con il Nord-Ovest delle Alpi e il Sud italiano (Vetulonia, Bologna, Este)
640-350 a.C. – Si instaurano rapporti commerciali con il mondo etrusco e ciò dà una frustata di vitalità ad un mondo rimasto stabile per un millennio. A Castelletto Ticino arriva un bacino bronzeo da Vetulonia e una ciotola con iscrizione etrusca. In una tomba della Galizia di Castelletto di Cuggiono viene collocato uno sgabello etrusco. La cultura di Canegrate vede il trapasso dall’età del bronzo recente all’età del ferro.
594 a. C. – Il collasso del mondo golaseccchiano – a partire dal IV secolo – coincide con quello in cui la storiografia colloca le invasioni galliche. Belloveso occupa parte del Piemonte e della Lombardia, debellando gli Etruschi presso il Ticino e poi dilaga.
388 a.C. – Scendono dalle Alpi nuovi gruppi di Celti che i Romani chiameranno Galli (come già era avvenuto due secoli prima). Si stanziano lungo le rive del Ticino, fiume a cui danno il nome Teq in celtico Praticano caccia e pesca, allevamento e agricoltura. Sono anche dei buoni combattenti a piedi e a cavallo. Lasciano i segni della loro presenza in alcuni toponimi come Mara (= palude, in territorio di Castano), Vigano, terreno ad uso comunitario. Il ‘vaso a trottola’ comincia a comparire nelle tombe a Pombia, Galliate, Romentino. Nosate ospita una tomba di guerriero e Magenta una necropoli gallica con braccialetti di vetro blu (silice del Ticino) nelle sepolture femminili.
MELPUM. “Agli Etruschi si mischiarono data la vicinanza i Celti, attratti dalla fertilità del territorio” (Polibio, II, 17). E’ l’epoca della guerra di Roma contro Veio. I Galli”con un futile pretesto attaccano all’improvviso gli Estruschi e li cacciano dalla pianura” (Polibio, II, 17), L ricca e importante città di Melpum viene conquistata e distrutta, Poi i Galli scendono il centro della penisola e attaccano Chiusi, poi Roma (386 a.C.). Le invasioni galliche distrussero il sistema politico ed economico creato dagli Etruschi nella pianura padana e posero fine ai commerci tra mondo mediterraneo-Etruria padana-Como-Celti d’Oltralpe, principale ragione dello sviluppo culturale ed economico di Como. Nasce la cultura La Téne che prenderà il sopravvento gradualmente su quella golasecchiana.
222 a.C. sconfitto Viridumaro a Clastidium (Casteggio presso Pavia) per opera di Claudio Marcello, la Lega Cisalpina (costituita da Insubri, Liguri, Leponzi, Vertacomacori) cede ai Romani, Milano Como e tutta l’Insubria, dal Ticino al Sesia.
218 a.C. – la Battaglia del Ticino. Annibale superate le Alpi dal Monginevro (o Piccolo San Bernardo) e sconfitti i Taurisci avanza nel Novarese. Secondo Tito Livio la battaglia avvenne a cinquemila passi da Vico Tumulis (Vigevano) dove Annibale aveva posto il suo campo. Di certo – secondo Livio e Polibio – c’è solamente il fatto che la battaglia è avvenuta nella pianura della Lomellina. L’archeologo Luigi Barni ha rinvenuto diverse spade in ferro, alcune attribuibili a soldati cartaginesi nel territorio tra Cassolo e Vigevano. Anche il prof. Galileo Barucci parla del ritrovamento di ossa di elefanti e resti di un accampamento romano rinvenuti a nord di Cassolnovo, dove il Ticino è facilmente guadabile. Infine, l’affresco in Vaticano delle battaglie indica i due eserciti accampati in territorio di Cassolo.
194 a. C. – Il console Lucio Valerio Flacco riporta nei pressi di Milano la vittoria sui Galli Insubri e Boi e la nostra Regione si avvia a essere romanizzata. Il processo di assimilazione spontanea di lingua e cultura dei vincitori è documentata a Corbetta dal fatto che una comunità gallica innalza una lapide votiva alla madre delle dee Ucellasicis Concanausis, adorate nelle foreste e presso i corsi d’acqua come protettrici della fecondità della natura. Il testo della lapide – attualmente murata all’esterno della chiesa parrocchiale – è inciso in caratteri latini e fa precedere al nome gallico delle dee quello delle Sante Matrone di romana memoria a documentare il connubio in corso tra le due civiltà.
Il trapasso da villaggio gallico a vicus romano è ben documentato dalla vasta necropoli di Oleggio (frazione Loreto) scoperta nel 1985 documentata da una poderosa documentazione (Conubia Gentium, 1999). Si dice anche che il toponimo prenda il come da ‘VLEG’ (così si dice ancora oggi in dialetto) a documentare la presenza della quinta legione romana.
Con la fine della cultura di Golasecca sul Ticino si conclude l’Età del Ferro e inizia la storia vera e propria.
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1 – Tibia fossile rinvenuta sulla sponda sinistra del Ticino in località ‘Tre Salti’
2 – Spada celtica collocabile cronologicamente nell’Età del Bronzo Recente (XIII sec. a. C.).