I terrazzamenti del Ticino sono tre. Quelli più alti conservano le persistenze più antiche (celtiche e romane|), mentre quelli più vicini al Ticino sono stati abitati in tempi relativamente più recenti:
PRIMA PARTE. Una parte significativa di quanto è affiorato negli ultimi due secoli nel territorio del medio Ticino (sponda sinistra) è scarsamente documentata. La maggior parte dei ritrovamenti sono giunti attraverso pourparler, oppure segnalazioni su pubblicazioni locali. Anche le moderne ‘scoperte’ effettuate con i metal-detector sono rimaste nella memoria di pochi. Lo scavo eseguito nel parco del palazzo De Cristoforis, lato Naviglio, per conto del Comune turbighese, non ha dato gli esiti sperati (solo qualche pezzo di embrice). Qui sotto elenchiamo quanto è a nostra conoscenza, premettendo che quasi tutti i paesi oggi esistenti lo erano già in età romana per cui la struttura del territorio non è mutata negli ultimi duemila anni.
TURBIGO
1 – Il 28 novembre 1878 il parroco Piero Bossi nei suoi appunti segnala il ritrovamento di urne cinerarie rinvenute nella chiesa parrocchiale. Inoltre, sul sagrato della chiesa è documentato il rinvenimento di una iscrizione votiva catalogata dal grande classicista tedesco Mommsen (1817-1903): I (OVI) O (OPTIMO) M (MAXIMO) CASSIUS (Ambrogio Palestra, Strade romane della Lombardia Ambrosiana, 1984). Un’altra iscrizione votiva al dio Mercurio è stata rinvenuta a Mesero nel 1921, mentre altre due are votive, conservate presso la chiesa di Sant’Ambrogio, documentano il culto tributato in età romana a Diana e Silvano;
2 – L’ing, Guido Sutermeister in Legnano romana – relazione degli scavi e ritrovamenti (1928) scrive per quanto riguarda il territorio turbighese:
– località ‘Costa della Chiesa’ (dove attualmente insiste l’ex casa Irge in Via Trieste) fu scoperto un esteso sepolcreto con una ventina di anfore vinarie peduncolate (segate) del periodo augusteo contenente fittili e ferri, oggetti ornamentali in bronzo, balsamari e una moneta in bronzo di Augusto. Scrive l’ingegnere legnanese:”Essa fu scoperto e messa a giorno a causa degli scavi per ghiaia che vi condusse dal 1920 al 1926 il capomastro Azzimonti P. dal quale avemmo un frammento d’armilla in bronzo con coppa pe contenere erbe aromatiche, una pinzetta depilatoria e una moneta d’Augusto che classifica la necropoli”. Parte della suppellettile è depositata nel Museo di Legnano e in quello Archeologico di Milano. Nell’area fu rinvenuta anche una struttura architettonica (trabeazione) in mamo bianco che è stata recuperata da un turbighese a far pensare che ci potesse essere anche una villa romana (fonte AVMB).
– Vie Al Palazzo-Coni Zugna. Nel 1930 rinvenuto un esteso sepolcreto di inumati con tombe di embrici. Sono le classiche tombe alla ‘cappuccina’, tipiche della seconda metà del IV secolo d. C. Si dice che il ritrovamento fosse avvenuto nella località Vignòo e che il medico condotto di allora, dottor Aimone avesse ritirato il materiale in esso contenuto tra cui anche alcuni monili d’oro. Nel fondo di Mira Fedele ed eredi di Mira Antonio – probabilmente in Via Monteruzzo – rinvenute tombe di inumati, a cassa, di cui una coperta con grande beola: dal 1910 al 1925 se ne scoprirono parecchie contenenti oggetti fittili e metallici. Tutto disperso.
– Al Castello furono rinvenuti nel 1904 dei balsamari in vetro iridescente. Cinquant’anni dopo le signore Rita e Virginia Grassi donarono al Museo Archeologico di Legnano materiale rinvenuto all’interno dell’area del castello: placchette a testa leonina; una placchetta romana; alcuni ferri, un coltello e mezza cesoia; qualche moneta romana tra cui un grande bronzo; un’impugnatura di specchio statuario; un anello con gemme incise; fittili e cocci. Si aggiungano un coperchio di avello, mentre l’avello fu ritirato da AVMB.
– Boschi del Gaggio. Nel 1929 duranti gli scavi per la costruzione della prima centrale termoelettrica di Turbigo – in un’area boscosa animata dalle rogge Barlassina e Bissona – furono rinvenuti oggetti fittili che andarono dispersi.
3 – Via al Torrione: rinvenute 20 anfore con peduncolo, oggetti ornamentali, moneta (bronzea?) di Augusto
4 – Il Cotonificio Valle Ticino (attuale area ‘Dogana’ di Via Cotonificio) possedeva due anfore rotte legate con fil di ferro;
5 – 8 settembre 1983: la ristrutturazione della casa del Gustin (Agostino Cavaiani, barbiere di antica memoria) di fronte al bar Tre Scalini in Via Roma viene rinvenuta una tomba (vista da chi scrive) dentro la quale c’erano alcuni vasetti. Altre tombe simili con ossa e vasetti erano state rinvenute nel 1981;
6 – 3 dicembre 1984: Durante una costruzione industriale sulla riva destra dell’Arno, a monte della Cascina Cedrati (lato sinistro della Via Roma) fu rinvenuta una necropoli: molte anfore, alcune con impasto nero (I sec. a.C.) e altre rosse. I fittili visti da chi scrive – si dice – che siano in una casa privata nelle vicinanze del Naviglio;
7 – 1996: Sulla riva sinistra del Naviglio, poco a valle del ponte sulla circonvallazione, furono rinvenute due tombe dalla ditta intenta a realizzare gli scavi per la realizzazione della fognatura. Il materiale è stato probabilmente ritirato dallo scavatore.
Inoltre, si dice che all’intersezione tra Via Fredda e Via Al Palazzo (che prosegue lungo la Via Monteruzzo che ricalcava l’antica ‘strada mercatoria’) proprio davanti all’entrata della chiesa dei SS. Cosma e Damiano, durante gli scavi della prima fognatura (1930) furono rinvenuti diversi fittili. Infine, per quanto riguarda i ritrovamenti antichi, nel lato nord-est (appena dentro la cinta del Castello) è stata rinvenuta una vasta necropoli d’età romana (fonte AVMB). Forse è questa la ragione della scelta del sito dell’attuale cimitero civico, accanto a quello antico.
Buona parte di questi dati furono ripresi in Lombardia romana di Mario Bertolone, 1939, in quale esordisce dicendo: “Vico romano che dovrebbe essere sistematicamente esplorato. Oltre ad estesi sepolcreti di cremati e inumati, vi sono indizi di “costruzioni” fino ad oggi non mai identificate: ved. loc. Il Castellaccio sulla collina a nord della chiesa parrocchiale e La Torraccia sulla collina predetta”.
- La moneta dell’imperatrice Crispina. E’ stata rinvenuta in territorio turbighese (nell’area posta dietro l’ex conceria Cedrati) la moneta dell’imperatrice Crispina accanto a un oggetto di ferro-piombo usato per giuntare vari materiali da costruzione, come pietre-laterizi. La storia è carina e la raccontiamo:
Il 31 dicembre del 192 d.C. Commodo, figlio di Marco Aurelio, imperatore di Roma, moriva a seguito di una congiura che vedeva coinvolta anche la sua amante. L’imperatore, che ha ispirato il film ‘Il Gladiatore’, aveva sposato Crispina, che fu colpita dalla Damnatio memoriae (condanna della memoria) che, nel diritto romano, voleva dire cancellazione di qualsiasi traccia riguardante la persona, come se non fosse mai esistita. Crispina è invece riaffiorata nel nostro territorio in una delle tante monete che riportano la sua effigie…
ALTRE PRESENZE E RITROVAMENTI ANTICHI
Palle di pietra. Nell’area dove attualmente c’è il ‘Baretto’ sulla riva sinistra del Naviglio, durante i lavori di sbancamento effettuati per il raddoppio del ponte in pietra (1968) sono state rinvenute delle palle in pietra di Baveno, conservate in una villa di vicolo Sport. Successivamente, negli anni Ottanta, negli scavi nell’area del ‘Baretto’ per la realizzazione dell’impianto fognario (che è proseguito attraversando il Naviglio) ne furono rinvenute altre. Potrebbero trattarsi di palle di una catapulta posizionata in prossimità del ‘Castellaccio’ una località difensiva di epoca romana.
Pila del ponte. Una relazione del 1999 depositata nell’Archivio Topografico della Soprintendenza Archeologica della Lombardia non chiarisce la datazione del basamento di quello che fu un ponte sul Ticino. L’unico documento a nostra conoscenza è quello della comunità di Velate (28 giugno 1198) che parla di certi obblighi di mantenimento della strada del Porto (Comum-Novaria?), ma ci sono diverse ipotesi interpretative. Attualmente la pila si trova abbandonata alle forze della natura che se la stanno riprendendo. A nostro avviso è quanto rimane di un ponte di barche (sublicio?) a servizio della Como-Castelseprio-Novara.
FOTO Quanto rimane del basamento della pila di un ponte sul Ticino (V-XIII secolo)