Bosnia, si fermi lo scacchiere della disumanità
Il Coordinamento La Pace in Comune, la Rete per la Pace di Pioltello e il Comitato intercomunale per la pace, attivo nel magentino, sostengono l’appello della rete Rivolti ai Balcani che denuncia la grave situazione umanitaria dove circa 3000 migranti, richiedenti asilo e rifugiati attualmente bloccati nel Cantone di Una Sana in Bosnia, alle porte dell’Europa.
Il 23 dicembre scorso un incendio ha completamente distrutto il campo profughi temporaneo di Lipa a Bihac e da allora non è ancora stata trovata una soluzione per ricollocare i migranti che dormono all’addiaccio con temperature notturne che scendono fino a -20 °C.
Dal 2015 si assiste ad un aumento esponenziale degli attraversamenti lungo la cosiddetta “rotta balcanica”, via che migliaia di migranti ogni anno percorrono nel tentativo di arrivare in Europa, passando attraverso Montenegro e Serbia tentando di entrare in Ungheria, poi, con la chiusura dei confini da parte del primo ministro ungherese Viktor Orban, dirottando per l’Albania e Bosnia per raggiungere la Croazia. I dati ufficiali censiti da Frontex, l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, parlano di 141.846 attraversamenti irregolari delle frontiere nel 2019, 5.987 gli attraversamenti lungo la rotta balcanica solo tra gennaio e aprile 2020.
“Oltre alla mancanza di serio piano di ricollocamento e di assistenza dei migranti, a rendere ancora più drammatica la situazione sono i continui respingimenti che avvengono con violenza inaudita da parte soprattutto della polizia croata e di cui sono vittima queste persone” spiega Silvia Maraone – coordinatrice dei progetti lungo la rotta balcanica di Ipsia ACLI e Caritas.
Il rapporto “Games of violence” pubblicato nel 2017 da Medici Senza Frontiere denuncia gli abusi subiti dai minori e perpetrati dalle polizie ungheresi, bulgare e croate.
L’Unchr ha stimato che tra gennaio e settembre 2019, circa 4.868 persone sono state respinte dalla Croazia in Bosnia o in Serbia, ma i numeri potrebbero essere molto più alti.
“Non possiamo tollerare che questa situazione persista – spiega Maria Rosa Belotti, Presidente del Coordinamento La Pace in comune e sindaco di Pero – ed è per questo che anche il nostro Coordinamento Pace ha deciso di fare la propria parte, unendosi alla denunce fatte dalle numerose organizzazioni aderenti alla rete Rivolti ai Balcani”.
Il Coordinamento Pace ribadisce, dunque, l’urgenza che l’Europa e i governi nazionali, ciascuno per il proprio ambito di competenza ma in stretta collaborazione e sinergia:
1. trovino una soluzione immediata per far fronte alla disastrosa situazione che si è creata in questa zona;
2. lavorino per adottare un piano di lungo periodo per gestire i flussi di migranti provenienti dai Paesi extraeuropei nel pieno rispetto dei diritti umani e della dignità di ogni persona;
3. orientino le proprie scelte di politica economica, commerciale, ambientale in modo da contribuire alla riduzione di quelle disuguaglianze che continuano a causare lo spostamento forzato di persone a livello globale.
La settimana scorsa diversi europarlamentari si sono già mobilitati, ma “serve un atto di coraggio e responsabilità forte da parte di tutti i governi riuniti a Bruxelles-continua Belotti: la situazione di emergenza sanitaria ci ha fatto scoprire tutti molto più fragili, nessuno si salva da solo, ci ha ricordato Papa Francesco a proposito della pandemia in corso ed esortandoci a mettere insieme i nostri sforzi per superare questa drammatica crisi. Non possiamo dimenticarci di queste migliaia di persone che attraversano ogni anno la rotta balcanica rischiando la vita ogni giorno”.
Per firma la petizione:
http://chng.it/HkdyNWWy
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