Il Regno Unito si é distinto fin dall’inizio nella gestione della pandemia, cercando inizialmente di risolvere il problema con la tanto discussa e criticata “immunità di gregge”.
I pareri riguardanti la gestione di Boris Johnson dell’emergenza sanitaria sono discordanti, dovuti alle diverse esperienze vissute.
Antonio, 24 anni é un’eccellenza calcistica e, grazie a questa sua passione, ha avuto l’opportunità di trasferirsi a Londra per coltivare questa sua carriera ed iniziare anche qui gli studi universitari. Ci riferisce che secondo lui la gestione é “troppo libera” ed i tamponi vengono fatti in maniera casuale. “Un mio compagno di squadra é risultato positivo al coronavirus ed é anche stato gravemente male, ma nessuno mi ha richiesto il tampone o premurato di controllare che rispettassi l’isolamento” (cosa che ovviamente ha fatto).
Anche Enrico, 31 anni é dell’opinione che la pandemia non sia stata gestita nel migliore dei modi ma bensí presa sottogamba:
“É tutto troppo confusionale e non ci sono abbastanza controlli”. Spesso infatti capita di vedere persone senza mascherina.
Mauro invece ha 26 anni, lavora in un negozio di vino, e ci dice che il lockdown non ha cambiato niente e che continua a ricevere ordini: “In negozio facciamo di tutto affinché nessuno si ammali, vogliamo garantire la sicurezza nostra e dei nostri clienti, che spesso sono quelli nella fascia a piú alto rischio”. Aggiunge poi: ” In teoria chi fa le leggi ha qualche competenza in piú di noi, quindi penso sia giusto seguire le regole ed essere noi i primi a comportarci in modo responsabile”.
Ci racconta anche di come una ragazza che lavora con lui sia risultata positiva e abbia subito ricevuto un messaggio dal NHS che l’avvertiva di dover fare 10 giorni di isolamento.
Non ci sono invece profonde preoccupazioni su possibili disagi economici conseguenti alla crisi portata dal Coronavirus.
“Lo stato ci aiuta” dice Bogdan, 24 anni e studente di Business e Management, ci riporta l’esempio del Furlough, una versione inglese della nostra cassa integrazione che permette di percepire mensilmente l’80% dello stipendio.
Pierluigi ha 37 anni, si é trasferito a Londra perché voleva cambiare vita e lavora nel campo dell’edilizia. Ci parla dell’univeral credit, un sussidio mensile che puó essere percepito da chi ha un basso reddito, non lavora o ha perso il lavoro.
Sebbene la gestione sia ancora confusionale e la fine di tutto ció sembri ancora lontana, bisogna dire che tutti si sono mostrati molto positivi e speranzosi per il futuro.
Alessia Parachini