Nella sua vita giornalistica sono stati tantissimi gli episodi dove a Francesco Maria Bienati è stato impedito in qualche modo di fare il suo lavoro. Ricordiamo che è stato letteralmente buttato fuori da alcuni consigli comunali ad Arconate, Marcallo, Inveruno e Magenta. Non ultimo il suo reportage in terra bosniaca dve le forze di Polizia Locale l’hanno “ricacciato” in Italia senza ma e senza se…
Un suo commento è stato “era più sempice documentare è fotografare in zone di guerra“
Anche ieri la storia si è ripetuta. Il direttore di CAM Francesco Maria Bienati si è recato, armato di macchina fotografica, su un fatto di cronaca a Turbigo. Alcuni lavoratori stavano bloccando i cancelli di una notissima ditta perché non pagati e lo scopo era solo quello di documentare quello che stava succedendo. Purtroppo al suo arrivo Bienati è stato subito bloccato. Quando i carabinieri lo hanno visto scattare le prime foto gli hanno impedito di continuare il suo lavoro imponendogli di cancellare le immagini già in suo possesso. Non è la prima volta che succede e, ci viene purtroppo il sospetto, non sarà l’ultima. I carabinieri svolgono il loro lavoro e i giornalisti fanno il loro. La libertà di stampa deve essere garantita come previsto dalla nostra Costituzione. Quando siamo in un luogo pubblico il giornalista ha il diritto di fotografare quello che succede. A meno che non vi siano delle situazioni particolari e, per motivi di sicurezza, le forze dell’ordine debbano impedirlo. Ma non era il caso di mercoledì mattina, quando tutto si stava svolgendo tranquillamente. Ovviamente i mezzi delle forze dell’ordine si possono fotografare, avendo cura di oscurare il numero di targa quando le immagini verranno pubblicate. Insomma, da entrambe le parti, servirebbe collaborazione…