C’è un problema che a Magenta sta emergendo con forza e sul quale non si può far finta di niente.
È quello dei defunti di fede musulmana. Perché, piaccia oppure no, ad un certo punto tutti dovremo morire.
A Magenta non esiste ancora uno spazio cimiteriale dedicato alla sepoltura secondo il rito islamico. Che deve avvenire a terra con la testa rivolta verso la Mecca. L’ultimo caso, quello della morte di Aslam Mohammad Khan, origini pakistane, avvenuto sabato scorso a soli 50 anni nell’abitazione di via Bellini presso la quale era ospite di amici, ha lasciato grande dolore nella comunità islamica.
Aveva solo 50 anni Aslam e in Italia non aveva nessuno. L’unica sorella vive ancora in Pakistan. “Era una persona buona, uno che ha sempre lavorato”, dice di lui l’amico Riaz Haroon. Non solo. Ad Aslam, poco prima del decesso gli era stato diagnosticato il covid.
Verrà eseguita l’autopsia perché ci sarà da capire se la sua morte sia stata provocata dal virus o se invece l’arresto cardiaco che lo ha sorpreso nel sonno sia stato indipendente dal covid.
“Ma il problema più grosso comincerà oggi – continua Munib Ashfaq – quando la salma lascerà l’obitorio dell’ospedale di Legnano per ritornare a Magenta. Nel cimitero magentino non c’è uno spazio per la sepoltura secondo il rito islamico, quindi dovrà essere rimpatriato”. Il rimpatrio di una salma comporta due grossi problemi. Un problema umano, anzitutto. E un altro economico. Problemi sollevati con forza dall’associazione Abu Bakar l’altra sera in conferenza stampa.
Mohammed Khairi, cittadino italiano di origine egiziana presenta un altro caso recentemente avvenuto a Magenta: “Lo scorso anno morì una donna musulmana, moglie di un amico. Abbiamo dovuto rimpatriare la salma in aereo ed è stato un grande problema. Quella donna ha lasciato tre figli che non possono nemmeno andare a trovare la mamma al cimitero. Se avessero avuto la possibilità avrebbero sepolto la mamma in Italia, questo è ovvio”.
L’associazione Abu Bakar, presieduta da Ayub Akhter, nel mese di febbraio 2020, quindi prima che scoppiasse la pandemia, presentò una richiesta al comune di Magenta per ottenere un’area all’interno del cimitero per la sepoltura delle persone di religione musulmana. Cosa prevista dall’articolo 100 del regolamento di polizia mortuaria. “La richiesta venne rigettata per mancanza di un piano cimiteriale e di uno spazio – dicono dall’associazione – Presentammo, come associazione, ricorso. Perché riteniamo che lo spazio vi sia, ma non vi sia la volontà politica di affrontare il problema. Dopo aver vinto quel ricorso ripresentiamo, nel mese di ottobre 2020, una nuova richiesta spiegando che la sepoltura secondo il rito islamico deve avvenire a terra, con la testa rivolta verso La Mecca.
Richiesta che viene nuovamente rigettata.
Attualmente pende un ulteriore ricorso contro questo rigetto”. Lo spazio cimiteriale riservato alla sepoltura secondo il rito islamico più vicino a Magenta si trova a Rho. Vi sono altri spazi a Bruzzano, Segrate e Desio. Ma spesso la sepoltura è consentita solo a coloro che erano residenti in quei comuni. “Pensiamo sia un diritto essere sepolti seguendo le regole della propria religione – concludono – parliamo di diritti. Di persone che vivevano in Italia da anni e hanno sempre lavorato. Lasciamo perdere la politica in questi casi”.