Sono una cinquantina gli storici locali che hanno scritto sui nostri paesi e qui sotto li elenchiamo, a futura memoria:
1 – Acerbi Antonio da Castano dove nacque il 25 luglio 1750. Scrisse, in due quadernetti in 16 di mano leggibile, le sue Memorie del Borgo di Castano, entrambi corredati da indici di nomi (1806) che furono utilizzate da Carlo Casati per la compilazione dei suoi Ricordi di Castano Primo. Portava il suo nome un lascito alla Congregazione di Carità castanese disposto con testamento 9 settembre 1837 a scopo benefico.
2 – Agrati Giacomo da San Vittore Olona pubblicò il suo primo libro San Vittore Olona e la corsa dei 5 mulini nel 1982. In seguito ha pubblicato S. Vittore Olona. Storia di una comunità (1940-45), In seguito ha collaborato con i tipi dell’Issram (Istituto per gli Studi Storici e Religiosi dell’Altomilanese) al volume Quelli della neve… che raccoglie le storie dei reduci dell’Altomilanese dalla Campagna di Russia. Ha lavorato ad una ricerca su San Vittore, martire cristiano del IV secolo d. C. che era originario della nostra zona ed anche su uno studio sulla peste del 1628 che risparmiò il borgo di San Vittore Olona.
3 – Airaghi Piero è lo storico di Rho. Ha raccolto in venti armadi gli originali e le copie di tutto quanto si può trovare a Milano sulla storia di Rho dal 496 al 1500. La storia dello stemma di Rho la insegnano alle elementari. Quella di Giovanni da Raude e della prima crociata la ricorda ogni anno la Famiglia Rhodense in occasione del Palio. “Fino al 1600-1700 possediamo soltanto riproduzioni in copie o microfilm di atti sparsi in Italia e Europa – ha dichiarato – In seguito abbiamo anche documenti originali. Dal 1900 la parte da leone la fa l’archivio di don Giulio Rusconi, cappellano dell’oratorio, ma anche Sindaco durante gli anni della prima guerra mondiale”. Il materiale è stato raccolto in locali di proprietà dello storico locale.
4 – Andenna Giancarlo (Novara, 1942) laureato in Pedagogia, specializzato in storia medievale presso l’Istituto Italiano per il Medioevo di Roma ha insegnato presso il liceo classico ‘Carlo Alberto’ di Novara. Dal 1993 professore presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica di Milano presso la sede di Brescia. Ha pubblicato numerosi saggi anche riguardanti il nostro territorio (Il Ponte torriano sul Ticino).
5 – Armocida Giuseppe (Ispra 1946) ha ricevuto il riconoscimento dal Rotary Club Sesto Calende-Angera ‘Lago Maggiore’ nel 2016. E’ stato presidente della prestigiosa Società Italiana di Storia della Medicina e presidente della Società Storica Varesina. Psichiatra ha esercitato la professione a Varese per ben 23 anni prima di diventare accademico e dedicarsi all’insegnamento di Psico-patologia forense, Filosofia della Medicina e Medicina di comunità. E’ autore di oltre trecento pubblicazioni. A 70 anni è andato in pensione dall’Università dell’Insubria.
6 – Belletti Angelo (Galliate 1920-2016). Animatore da sempre del Gruppo storico e Dialettale galliatese ha coordinato la realizzazione di numerosi tomi ridisegnando la storia di Galliate, dove era nato e aveva insegnato lettere per molti decenni (fino a diventare preside della Scuola Media). Noi lo conoscemmo nel 1987, in occasione della celebrazione del centenario del Ponte sul Ticino (1887-1987), una collaborazione che si intensificò l’anno successivo con la pubblicazione del Bestiario ed Erbario Popolare – Il medio Ticino, un’opera ineguagliata per lo spessore culturale che ha esplorato a fondo quella che fu la cultura del Ticino. Il suo merito principale è stato quello di aver avvicinato le due sponde del fiume, nella storia e nelle tradizioni, creando una sorta di ‘spina dorsale culturale’, simile ad una valle, all’interno della quale scorre l’acqua del Ticino.
7 – Bertolli Franco da Lonate, esperto di paleografia, già direttore della Biblioteca Civica di Busto Arsizio e insegnante di scuola media superiore, è attualmente conservatore della Biblioteca Capitolare di Busto e dell’annesso Archivio Storico plebano. E’ autore di centinaia di articoli di storia locale in varie riviste del Varesotto e del Milanese e, da solo o con altri, di una ventina di volumi, in materia soprattutto di architettura, storia e cultura religiosa, alcuni scritti in collaborazione con altri studiosi, e di qualche centinaio di articoli. Gli studi riguardano non esclusivamente, ma soprattutto Busto Arsizio e Lonate Pozzolo. E’ socio onorario della Famiglia Bustocca. Ha tenuto e tiene conferenze e visite guidate, collabora a mostre.
8 – Bertolone Mario (1911-1965). Nacque a Busto Arsizio e la sua vita di studioso e appassionato è stata documentata nel libro Studi in onore di Mario Bertolone (Ask edizioni, 1982). Compiuta la Scuola professionale di Biella si impiegò quale disegnatore specializzato presso le Officine Franco Tosi di Legnano e divenne intimo dell’ing. Guido Sutermeister, anima locale di ogni impresa storica e archeologica. Iniziò ad interessarsi di archeologia gallaratese, in particolare di epigrafia, di cui allora tutto quanto si sapeva risaliva al tempo del Mommsen. A lui si deve quella poderosa ricerca Lombardia Romana, pubblicata nel 1939, un organico repertorio di tutti i ritrovamenti effettuati, anche quelli nei paesi del Castanese. E’ grazie al Bertolone che Castelseprio venne prepotentemente alla ribalta internazionale: fu Lui a liberare il complesso monumentale dalla vegetazione e dai detriti, scoprendo il battistero di San Giovanni
9 – Bognetti Giampiero (1902-1963). Nato a Milano il 15 giugno 1902, intraprese gli studi classici per poi passare nel ’21 a studiare giurisprudenza all’Università di Pavia ove, quattro anni più tardi, si laureò, diplomandosi nel contempo in paleografia. Non ancora ventiseienne, ottenuta la libera docenza in Storia del Diritto Italiano, fu incaricato dell’insegnamento di questa materia e della Storia del Diritto Romano presso l’Università di Urbino. Da qui passò a Pisa, poi a Genova, e infine nel 1939, a Milano, presso l’Università Statale ove succeduto a Enrico Besta sulla cattedra di storia del Diritto Italiano, rimase fino alla precoce scomparsa. Volle essere sepolto a Castelseprio in Santa Maria foris Portas accanto ad Alberto De Capitani d’Arzago che con lui fu lo scopritore del vasto complesso altomedievale e longobardo, convinto come sempre che la caduta dell’Impero Romano aveva comunque esercitato una notevole influenza sull’evoluzione della mentalità delle popolazioni barbare.
Le sue opere fondamentali sono: Sull’origine dei Comuni rurali, 1927; Le miniere della Valtorta e i diritti degli Arcivescovi di Milano, 1926; Per la storia dello Stato Visconteo, 1927; La cognizione giuridica dei cittadini milanesi dopo la distruzione di Milano, 1928; Note sulla storia del passaporto e del salvacondotto, 1933; Arimannie nella città di Milano, 1939; Un contributo alla storia del diritto penale longobardo, 1939; Le origini della consacrazione romana del Vescovo di Pavia, 1940; Il problema monetario nell’economia longobarda; Il “Panis” e la “Scutella de cambio”; I loca sanctorum e la storia della Chiesa nel regno dei Longobardi; Tradizioni longobarde e politica bizantina nelle origini del Ducato di Spoleto; I rapporti etico-politici fra Oriente e Occidente dal V all’VIII secolo; L’editto di Rotari come espediente politico di una monarchi barbarica e i capitoli della “Storia di Milano”, di Venezia di Brescia; S. Maria di Castelseprio, 1948
10 – Bondioli Pio nacque a Malesco (Val Vigezzo) il 4 dicembre 1890 e si spense a Milano nel 1958. Partecipò alla Grande Guerra dove fu gravemente ferito. La sua bibliografia fu raccolta, dopo la sua morte, da Este Milani che la pubblicò sull’Almanacco della Famiglia Bustocca. Qui ricordiamo solamente i suoi studi sui Cotton Manuscripts del British Museum di Londra, il suo scritto sulla battaglia di Marignano in una relazione a Enrico VIII d’Inghilterra (1955) nel quale, tra l’altro, si venne a conoscenza dell’operato di Galeazzo Visconti, Conte di Busto, prima, durante e dopo il celebre fatto d’armi. Fondamentale la sua monumentale “Storia di Busto Arsizio”. Il secondo volume seguì il primo alla distanza di diciassette anni (1954), ma altri erano in attesa di essere pubblicati.
11 – Bonvesin de la Riva (1250-1313). Nacque probabilmente a Legnano, vissuto però a Milano, religiosissimo, terziario degli Umiliati, oblato dei Gerosolimitani è famoso per il De Magnalibus Mediolani (Le grandezze di Milano), 1288. L’opera di questo cittadino milanese in latino con versione a cura di Angelo Parodi è stata ripubblicata a Milano nel 1967 da A. Pizzi editore. Il testo originario era conservato presso il convento dei Domenicani di S. Eustorgio, dal quale Galvano Fiamma trasse i suoi Excerpa. Francesco Novati ne trovò una copia in un codice miscellaneo (ora n. 8828) della Biblioteca Nazionale di Madrid, scritta certo in Italia che egli trascrisse e pubblicò a Roma nel 1898. Ettore Verga ne pubblicò una versione nel 1921 a Milano. Come fonte storicaa il De Magnalibus deve la sua fortuna all’abbondanza di dati qualitativi della Milano del tempo contenuti nel volume. Non bisogna dimenticare che Bonvesin visse e insegnò a Legnano quando, coi Torriani, Milano guelfa pareva fosse orientata, come Firenze, verso una struttura politica popolare, che non arrivò mai a maturazione.
12 – Binaghi Maria Adelaide in Leva. Morta in un incidente nell’agosto 2004 l’archeologa, originaria di Gallarate, era entrata in Soprintendenza nel 1981. Nel novembre 2000 aveva curato la pubblicazione di un importante ritrovamento archeologico del nostro territorio: Duemila anni fa a Inveruno – La necropoli romana ritrovata. La sua zona di competenza era la provincia di Varese e una parte della provincia di Milano, la vasta area segnata dalla cultura di Golasecca, della quale – partendo dal punto in cui erano giunti i suoi predecessori – aveva svolto una serie di approfondimenti in centinaia di pubblicazioni.
13 – Lino Braga (1937) Il dialetto era una lingua essenziale che rifletteva esigenze quotidiane e sapeva trasmettere valori e nozioni con parole ed immagini evocative, adottate da tutti senza problemi di comprensione. E’ una lingua colorita, non “volgare” (…) capace di far sentire la fatica, il colore, l’odore”.Grande passione quella del dialetto del Lino che ha animato tutta la sua vita. E si è concretizzata nel ‘Vocabolario’, turbighese-italiano al quale sono seguite aaltre pubblicazioni: Il Sillabario (turbighese-italiano) del 2001; I rimédi della nonna e i proverbi della salute (2010), il Prontuario italiano-turbighese (2018)
14 – Calloni Giacomo da Buscate. Avvocato, autore di diverse monografie basate su accurate e approfondite ricerche d’archivio. Cominciò ad occuparsi di storia locale negli anni Cinquanta quando era studente alla Facoltà di Giurisprudenza. Ha pubblicato studi sul vecchio cimitero, sulla storia del Giardino d’infanzia (2004) tratteggiando la figura del parroco don Giovanni Battista Ferrari e dell’industriale Edoardo Imhoff, il ‘padrone’ della grande filanda del paese. Poi Christipara, i Rosales
15 – Castiglioni Valeriano da Mesero. Ha diretto l’Ufficio Stampa del Parco del Ticino dal 1980 al 1997. Ha pubblicato lo studio storico sul gemellaggio tra Magenta e Stazzema e Cenni storici sull’eccidio e sulla Battaglia (Magenta, 1976). A seguire, Mesero-appunti storici, 1995; Canti popolari del milanese e della su a Provincia (in collaborazione con Piero Hertel ed Ermanno Tunesi, BMG Ricordi, 2001; Feste e allegrezze nella terra di Mesero, riscoperta di un testo del 1718 (2001) e, infine, Padre Gerolamo da Mesero – un cappuccino nella Francia delle guerre di religione (Mesero, 2004).
16 – Castoldi Pinuccio. Giornalista è scrittore castanese ha pubblicato libri e articoli di storia locale. Locale tra cui Pedala, pedala…45 anni di storia del Pedale Castanese, Castano Primo, 2000.
17 – Ceriani Marco (1906-1995) da Parabiago. Nato a Vanzago nel 1906, ultimò gli studi conseguendo la licenza presso la pontificia Facoltà Teologica e Giuridica nei Seminari milanesi. Consacrato il 14 giugno 1930 venne destinato a Parabiago dove si distinse subito per l’attenzione ai problemi del paese. Fu lui a fondare nel 1939 la ‘Scuola di Avviamento Professionale a tipo industriale’. Poi, negli anni di guerra, partecipò alla lotta partigiana tra le fila dei ‘fazzoletti azzurri’, di orientamento democristiano, e preparò le giornate insurrezionali risparmiando al paese dolori e sciagure. Fu un sacerdote che diede tanto alla città, non solo in termini religiosi, ma anche culturali al punto da fondare un museo.
La sua passione per la storia era ancorata a profonde conoscenze: aveva ottenuto, a pieni voti e ‘cum laude’, il diploma di Paleografia Archivistica e Diplomatica a Milano. Così nel 1948 pubblicò ‘La storia di Parabiago’; nel 1965, dopo averne pubblicato una monografia, organizzò una mostra in memoria del principe dell’intarsio, Giuseppe Maggiolini e curò la pubblicazione di un catalogo delle sue opere. Scrisse anche di un altro parabiaghese illustre nel bicentenario della nascita: Giuseppe Giannini (1774-1818), insigne clinico. Fu Enrico Acerbi, castanese, il medico di Alessandro Manzoni a commemorare la figura di Giannini al R. Istituto di Scienze, Lettere e Arti di Milano il 18 febbraio 1819, con un discorso che fu poi pubblicato a imperitura memoria.
La città di Parabiago non si è scordata del suo sacerdote-storico, che anche noi abbiamo avuto l’onore di conoscere e di apprezzare anche per la sua disponibilità ad aiutare chi si stava avvicinando – al tempo – al mondo della storia locale.
18 – Cisotto Gianpaolo da Tradate. Architetto, autore con altri, di Induno-Malvaglio Padregnano-Robecchetto, storia di una comunità, Turbigo, 1997
19 – Colombo Alessandro da Magenta (1964). Nel 1990 esce la sua prima pubblicazione Il tempo dell’uomo e della terra: cronache di vita magentina nei secoli XVII-XVIII. Altre suo opere riguardano Ossona (1997) e Robecco sul Naviglio.
20 – Comincini Mario da Abbiategrasso raccolse la passione per la storia locale dallo zio, Ambrogio Palestra, che fu direttore dell’Archivio della Curia Arcivescovile. Direttore della rivista di storia locale Habiate (1975-1986) e fondatore, insieme a Francesco Bartolucci, dell’Associazione storica abbiatense è autore di una vasta pubblicistica di carattere storico che è andata ad interessare anche il livello nazionale. Oltre alla pubblicazioni edite alla Società Storica Abbiatense (che citiamo nel testo), ricordiamo qui quelle a cura di altri editori: Dulcamara. Albairate agli inizi del Novecento, editore Comune di Albairate, 1997; Caronte e la Santa Bottega. Rosate agli inizi del Novecento, editore Il Roseto, 1997; Vittuone. La parrocchia nella storia della comunità, editore Parrocchia di Vittuone, 1998; Besate. Dal Medioevo all’età contemporanea, editore comune di Besate, 1998; Morimondo. Storia della comunità dal 1798 al 1945,editore Comune di Morimondo, 2002; Il villaggio Ceciliano. Storia, arte, archeologia a Cisliano, editore Comune di Cisliano, 1992; Sedriano: una parrocchia, una comunità, editore Parrocchia di Sedriano, 2000; Rosate tra le due guerre, editore Il Roseto, 2001; Una chiesa, una comunità. La parrocchia di San Giovanni Battista nella storia di Robecco sul Naviglio, editore Parrocchia di Robecco, 2000; Corbetta. Storia della comunità dal 1861 al 1945, editore comune di Corbetta, 2003; Mezzo secolo di storia. Vermezzo dal 1907 al 1954, editore comune di Vermezzo, 1999.
21 – D’Ilario Giorgio da Legnano (1932-2017). Abruzzese di nascita iniziò la sua carriera giornalistica negli Anni Cinquanta nella redazione de ‘La Stampa’, occupandosi di articoli riguardanti la storia e le tradizioni locali. All’inizio degli Anni Sessanta venne chiamato a dirigere la neonata redazione legnanese de ‘La Prealpina’. Con un grande impegno e l’aiuto di Augusto Marinoni pubblicò il ‘Vocabolario del dialetto legnanese’, volume edito in occasione del 40° anno di fondazione della Famiglia Legnanese (1991). Una trentina le sue opere di storia locale tutte centrate su Legnano, tra cui: ‘Immagini della vecchia Legnano’ (1974); ‘Legnano e la Battaglia’ (1976) con prefazione di Giovanni Spadolini; L’ospedale di Legnano 1903-2003 e tante altre ancora.
22 – Donna D’Oldenico Giovanni, storico piemontese, barone discendente dai Conti di Biandrate, studioso di Pombia. Nel 1967 ha pubblicato per l’Industria Grafica Falciola di Torino, Oldenico e altre terre vercellesi tra il Cervo e il Sesia, nel quale appaiono le figure dei conti di Biandrate, degli Arborio, degli Avogadro, dei Donna e di altre famiglie nobili che ebbero riflessi anche al di qua del Ticino. Vengono rievocati fatti d’arme come la battaglia navale sul Lago Maggiore, invasioni di lupi e un incendio domato col vino.
23 – Ferrario Ercole (1816 Samarate-1897) medico scienziato, agronomo, sociologo, patriota anche sindaco di Samarate (1860) dove nacque il 23 marzo 1816. Nella collana “I Libri di Samarate” compare la sua biografia. Fu il primo presidente onorario della Società Gallaratese di Studi Patri e, nella città dei due galli, per ben trentadue anni occupò la carica di condirettore dell’Asilo Infantile ‘Ponti’. Riconoscendone i grandi meriti, il Governo lo insignì del titolo di Ufficiale della Corona d’Italia.
24 – Gaggiotti Carlo, pur non essendo uno storico di professione, ebbe l’onore delle recensioni da parte di eminenti studiosi, quali Alessandro Visconti e Dante Olivieri. Il suo primo lavoro storico (I Gaggiotti come cognome e come casata, nelle terre del Verbano, ecc., pp. 145, Milano, Società Ars Italiae, s.d., ma 1939) raccolse l’attenzione di Alessandro Visconti che assegnò all’Autore un posto autorevole fra i genealogisti italiani. Noi lo ricordiamo per Notizie e appunti storici riguardanti Busto Garolfo, il suo territorio e le sue famiglie feudali (1952), dove il Gaggiotti ricompone, per la prima volta la storia del paese.
25 – Garatti Rino (+2018), lonatese, laureato in Economia e Commercio, per decenni funzionario di banca, ha sempre coltivato attenzione agli aspetti economici della storia locale e alle molte facce della civiltà contadina, travasando gli esiti delle sue indagini in molti articoli. Il suo impegno divulgativo è stato favorito dalle mansioni contemporaneamente espletate di segretario della Gora Molinara di Lonate, responsabile culturale della Pro-Loco, redattore di rubriche storiche retrospettive nei notiziari locali. Soprattutto a lui si deve la serie, ormai quasi ventennale, del Tacuin da Lunà.
26 – Gaviani Guglielmo buscatese ha pubblicato Sa póo? – Avònti, l’è vartu! (trentacinque canzoni popolari raccolte a Buscate), Turbigo, 1988 e una serie di pubblicazioni sull’emigrazione buscatese.
27 – Gianazza Egidio (1923-2018) da Parabiago. Ex insegnante al Liceo ‘Cavalleri’ di Parabiago è autore di una dozzina di libri sulla storia locale da Legnano a Nerviano, passando ovviamente da Parabiago. Ha riprodotto in una pubblicazione del 2004 un’opera del padre Claudio Cavalero (Cavalleri), storico locale, nipote del fondatore dell’omonimo collegio, che tratta della battaglia di Parabiago, studio pubblicato nel 1745 a Milano da Richino Malatesta. Ha pubblicato: Storia di Villastanza, 2001; Storia di S. Lorenzo, 2002; 100 anni Libero Ferrario, 2001
28 – Giani Gio. Battista, abate fu il primo archeologo del territorio. Famoso il suo libro Battaglia del Ticino tra Annibale e Scipione, Milano, 1824, in cui illustra il primo grande ritrovamento archeologico che in seguito sarebbe stato attribuito a uan delle prime culture del territorio della riva sinistra del Ticino (Golasecca).
29 – Giavini Luigi da Busto Arsizio. E’ uno dei più apprezzati studiosi della storia e del dialetto bustese. Ha pubblicato il suo rimo libro nel 1981 (Parlà a l’è fià con Bruno Grampa) al quale hanno fatto seguito una raccolta di giochi e filastrocche di una volta (Ul Calimòn, 1982), il Dizionario della lingua bustocca (in tre volumi 1983/86); una ricerca sul toponimo Busto Arsizio e sull’origine dei soprannomi bustocchi di famiglia (Ul Pà Pèn, 1993); la grammatica della lingua bustocca (Al lissi al fussi al sissi, 1966) con dizionario italiano e bustocco. Con Angelo Grama ha pubblicato Ul ven da Busti, 1987) e uno studio sui medicamenti dei nostri vecchi, Madegozzi e medisin, 1992. Giavini è inoltre autori di molti saggi di storia locale pubblicati su prestigiose riviste, ha realizzato, oltre ad una videocassetta sull’antica arte tessile di Busto Arsizio, anche l’audiocassetta Omaggio bustocco all’Europa, un excursus su dialetto, tradizioni ed aneddoti bustocchi, con filo conduttore il battito dei telai. Per il Rotary Busto-Gallarate-Legnano “Ticino” è stato autore nel 1997 del volume Sui sentieri dell’emigrazione da Busto Arsizio al Sud America, una storia di un passato non lontano, da ricordare come vicenda umana e di coraggio dei bustesi e di dramma per la sopravvivenza. Ha collaborato al volume Il Museo del tessile e della tradizione industriale di Busto Arsizio, pubblicato dall’Amministrazione in occasione dell’apertura del museo. E’ del 1999 l’ultimo libro “Raso da 8 – una storia cotoniera infinita dove Giavini ripercorre la storia di cinquecento anni di questa attività manifatturiera (XIV-XIX). Il raso da 8’, è una particolare tipologia di lavorazione del fustagno effettuata soprattutto a Busto.
30 – Gruppo di Ricerca Storica di Dairago (GRSD) ha collaborato a molti numeri di Contrade Nostre rappresentando per il suo lavoro di ricerca la spina dorsale della rivista. Il GRSD, composto da Marina Calloni, Lino Colombo, Milena Colombo, Patrizia Ferrario, Graziella Mocchetti si è formato spontaneamente nel 1978 con l’intento di studiare e approfondire la storia locale. Dopo un inizio piuttosto informale, è seguito un lavoro di ricerca rigoroso e sistematico che nel corso del tempo lo ha fatto diventare un ‘Centro di Documentazione’ sia per i ragazzi in procinto di preparare tesi di laurea, sia per le Amministrazioni locali. Fondamentali alcuni studi su quella che fu l’antica pieve di Dairago (XIII secolo) che comprendeva una fetta importante del Castanese d’oggidì. Importante fu anche la pubblicizzazione seguita alla riscoperta dell’archivio della famiglia Arconati a Gaasbeek che portò il comune del Castanese a gemellarsi con Lennik (Belgio). In un poderoso articolo pubblicato sull’Archivio Storico Lombardo Gli Arconati negli archivi di Gaasbeek e di Milano: contributi per la storia di una famiglia lombarda (1987). Infine, l’archeologia di San Genesio con la scoperta dell’antico sacello longobardo (forse il primo battistero della pieve), un piccolo spazio a pianta circolare, successivamente inglobato nella chiesa plebana di Dairago. Una delle ultime pubblicazioni, L’antica madre – studi sulla chiesa pievana di San Genesio e la comunità di Dairago, edito dal Comune di Dairago, 2009, 304 pp, ill. raccoglie una miscellanea di studi del GRSD che si sono succeduti negli ultimi decenni su diverse testate, aprendo finestre sul mondo sconosciuto che sta alla base della cultura locale.
31 – Gruppo di Storia Locale di Arconate. Il Gruppo nasce nel 1993 per iniziativa di alcuni cittadini (Piera Colombo, Giovanna Maggiolini, Elena Monticelli, Alessandro Ruggeri e altri) con lo scopo di valorizzare il patrimonio storico, culturale, artistico e linguistico del paese. Ha curato diverse pubblicazioni tra cui un grande tomo dal titolo La nostra Merica.
32 – Leoni Giuseppe da Turbigo (1947) autore di questo ‘censimento’ degli storici locali. Laureato in sociologia ha diretto la rivista di storia locale Contrade Nostre e, successivamente, Ticino mese e Città Oggi. Ha pubblicato una ventina di libri di storia locale (Turbigo, Buscate, Castano, Nosate, Ossona, ecc.).
33 – Manaresi Carlo, storico. Insieme a Caterina Santoro ha pubblicato, in quattro volumi, gli Atti Milanesi e Comaschi del secolo XI, fondamentali per la storia lombarda. 995 documenti che sono testimoni di problemi medievali in campo sociale, ecclesiastico, culturale. Atti che documentano come la maggior parte dei contraenti, ancora dopo il Mille, professava la legge longobarda e solamente una parte minoritaria la legge romana.
34 – Marinoni Augusto (Legnano1911-1997) fu il massimo esperto di Leonardo da Vinci. Per la città di Legnano la figura di Marinoni è stata di rilievo fondamentale. Non a caso gli sono stati attribuiti numerosi riconoscimenti: dal premio civico Città di Legnano (1958), alla Medaglia d’Oro della Provincia (1974), dall’Ambrogino d’Oro (1981) al premio Rotary Malpensa (1997). Laureato all’Università Cattolica nel 1933, vincitore di concorso, venne nominato titolare della cattedra di Italiano e Latino al liceo Vittorio Veneto di Milano. Nel ’43 viene inviato al fronte in Africa Settentrionale e nello stesso anno venne fatto prigioniero. Trascorse tre anni come prigioniero di guerra nel Texas (Usa), poi ritornò in Italia a insegnare. Nel ’59 venne nominato preside del liceo scientifico-classico di legnano. Ottenuta la libera docenza in ‘Storia della Lingua Italiana’ venne incaricato dell’insegnamento della Filologia romanza all’Università Cattolica dove insegnò fino al 1981. Nel ’68, il presidente della repubblica, Giuseppe Saragat, lo nominò membro della Commissione Ministeriale per l’edizione dei manoscritti di Leonardo da Vinci. Per conto del Ministero della Pubblica Istruzione trascrisse e pubblicò tutti i manoscritti vinciani conservati in Italia. Nel 1982 venne nominato presidente dell’Ente ‘Raccolta Vinciana’ (carica che ricoprì fino al ’97) e nel 1987 ricevette, dall’Università di Losa Angeles, il premio Hammer for excellence. Profondo conoscitore del dialetto è stato presidente della delegazione ministeriale di storia patria di Legnano e si è occupato di ricerche su monumenti del territorio. La passione per il genio leonardesco gli era nata fin dai tempi dell’università: una passione che lo divorò per tutta la vita.
35 – Martinoni Virginio (Castano 1923-1998). Padre Barnabita era nato a Castano dove aveva vissuto negli anni Ottanta per poi ritirarsi in un convento a Genova. Ricostruì la genealogia della sua famiglia, così scrivendo nell’introduzione: “Ho voluto cercare anch’io le mie radici e le ho trovate profonde quattro secoli e mezzo. Anno 1525 a Turbigo! Dai Martinoni di Turbigo (1525-1729), si passa ai Martinoni di Castano (1729-1941) ed è indubbia la discendenza da quelli di Turbigo”. Con un lavoro minuzioso, ricercando in tutti gli archivi milanesi, raccolse tutte le notizie riguardanti Castano che furono alla base di numerose pubblicazioni sue e di altri studiosi.
36 – Milani Ambrogio, lonatese, è visceralmente legato al mondo contadino che ha celebrato con mostre e pubblicazioni. Ha pubblicato Lonate Pozzolo…un tempo perduto (1997) dove racconta la vita ottocentesca nelle nostre contrade. Da anni svolge partecipazione attiva e coraggiosa nell’ambito della comunità locale in tema di conservazione del patrimonio storico-monumentale locale e, in generale, sulle tematiche dei valori territoriali.
37 – Mira Bonomi Angelo Vittorio (1930-2017). Architetto-Archeologo, nacque a Turbigo il 24 giugno 1930 e visse alla ‘Selvaggia’, già studio e dimora dell’artista Carlo Bonomi (1880-1961), padre adottivo del Nostro. Angelo Vittorio si laureò in architettura al Politecnico di Milano nel 1966 con una tesi urbanistica ‘Il piano intercomunale del Castanese’, libero professionista di opere pubbliche e private. Ispettore Onorario alle Antichità e Monumenti per la Provincia di Milano e Varese dal 1965 al 1980 e per la provincia di Varese dal 1980 al 1990, ha ricoperto la carica di Ispettore Onorario per i Beni Ambientali ed Architettonici per la Provincia di Milano dal 1988 al 1992. Personaggio eclettico ha scritto e pubblicato tantissimo come ‘archeologo di campo’. Le più importanti scoperte sono:
– lo scavo e le scoperte dell’habitat protourbano della Cultura di Golasecca, la mitica Melpum (prima età del Ferro, IX-IV sec. a.C.);
– la scoperta e lo scavo dell’insediamento proto-golasecchiano della Malpensa (Età del Bronzo Finale, XII-X sec. a.C. che è l’antecedente della cultura Insubrica, presentata al IX Congresso internazionale di Nizza del 1976);
– il giacimento del tardo neolitico (Bronzo Finale) rinvenuto nella proprietà Cefis di Arolo;
– scavo della pieve di Corbetta con avanzi di edifici sacri paleocristiani, longobardi, romanici, rinascimentali e neoclassici;
– la scoperta del mausoleo di Porsenna, nel pianoro di Arteano, di fronte a Chiusi, del V sec. a,C, ricercato da oltre duemila anni.
38 – Paolo Mira (1971). Architetto, giornalista e storico turbighese. Ha approfondito la storia delle parrocchie di Turbigo e Nosate. Dal 1993 è stato Direttore dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici, la loro Promozione e Valorizzazione pastorale della Diocesi di Novara. Conservatore del Museo dell’Abbazia di Morimondo; realtà con la quale collabora anche ai ‘Quaderni dell’Abbazia’. Ha scritto la storia della ‘Scuola Materna-Ente Morale’ di Turbigo (2005).
39 – Giuseppe Moretti (1931-2012), storico saronnese, che ho avuto la fortuna di conoscere trent’anni fa e, recentemente, mi è ritornato in mente. Non l’avevo più sentito né visto dal 1986, ma il segno positivo che mi aveva lasciato nell’archivio mentale chiedeva una risposta. Adesso c’è internet e cliccando su ‘ google’ ho scoperto che è morto l’11 ottobre 2012! Ha lasciato in eredità ai poveri di Saronno (dov’era nato il 21 agosto 1931) circa 86mila euro. Prima del suo ultimo incarico sacerdotale – appunto quello di cappellano ospedaliero, nel nosocomio saronnese di piazza Borella (1962-1985) era stato parroco di Olcella, frazione di Busto Garolfo e fu in quel periodo che lo abbiamo conosciuto come cultore di storia locale. Due le pubblicazioni di quel fruttuoso periodo: la Storia di Olcella – “Busto piccolo non ha sotto di sé altri comuni fuori del piccolo caseggiato appellato la Cassina Olciella”- e L’Archivio Plebano di Dairago. Quest’ultima opera – che può vantare anche un articolo di presentazione del ‘Corriere’ del 23 dicembre 1986 – fu il frutto di un paziente lavoro di alcuni anni passati a ripulire dalla muffa e dalla polvere i documenti, asciugandoli perché giacevano in disordine in un’umida cantina della canonica preda dei ratti. Di fronte a tale desolante spettacolo di incuria – memore degli insegnamenti che San Carlo Borromeo dettati in fatto di conservazione degli archivi – si è rimboccato le maniche. Li ha letti, catalogati e ordinati in senso cronologico per ogni paese, suddividendoli in tre sezioni: storica, amministrativa, anagrafica. I risultati sono stati raccolti e pubblicati in un volume di 250 pagine e presentati il 10 maggio 1986 da Augusto Marinoni, il grande studioso legnanese di Leonardo da Vinci.
40 – Oltrona Visconti Gian Domenico (Genova 1919-Somma Lombardo 2000). Chi si è occupato di storia locale nel territorio della riva sinistra del Ticino negli ultimi cinquant’anni ha sicuramente incontrato il nome del conte Gian Domenico Oltrona Visconti di Sant’Antonino che il Comune di Lonate Pozzolo ha voluto ricordare dedicandogli la Biblioteca comunale (2018).
Nell’immediato dopoguerra iniziò a pubblicare i suoi primi studi nella rinata ‘Rassegna Gallaratese di Studi Patri’ (ma anche su ‘La Prealpina’) con il primo articolo nel 1950, La Battaglia di Tornavento (1950, n. 3). Nello stesso 1951 pubblicò ben quattro articoli, uno in ogni numero trimestrale della ‘Rassegna’, iniziando quella incessante produzione che manterrà ininterrottamente per oltre un trentennio (divenendone condirettore e poi presidente) e ponendo le basi per quelle tematiche di ricerche che seguirà per tutta la vita: I Visconti; Sant’Antonino Ticino e di Lonate Pozzolo; il territorio tra Gallarate e Ticino. Dal settembre 1953 entra a far parte come socio della Società Storica Lombarda e subito dopo inizia a collaborare anche con la rivista della società (Archivio Storico Lombardo) assumendo prima l’incarico di Vice segretario (1964), poi Segretario (1980) e, infine, di Consigliere (1992). Altri studi furono rivolti verso le limitrofe località di Turbigo e Castano Primo, pubblicate sulla rivista turbighese ‘Contrade Nostre’ (Premesse alla storia altomedievale di Turbigo, 1982, e Storia di Castano Primo, 1980).
41 – Parodi Pietro (1890-1937). Storico abbiatense morì nel 1937 all’età di 47 anni, annegato nel Naviglio Grande in circostanze mai chiarite, lasciando venticinque monografie di storia del territorio abbiatense e magentino e parecchi saggi su riviste specializzate. Spirito irrequieto e indipendente, visse da esteta e libertino: destò grande scandalo in Abbiategrasso un suo opuscolo, intitolato Le veneri Abbiatensi, in cui raccontò una serie di avventure erotiche con alcune concittadine, lasciate nell’anonimato, ma comunque riconoscibili per qualche elemento fornito appunto per renderne facile l’identificazione. Don Ambrogio Palestra, che lo conobbe bene avendolo frequentato per il comune interesse per la storia locale, raccolse – in seguito alla morte del Parodi – i suoi scritti che attualmente sono conservati da Mario Comincini (da M.Comincini, Prodigi, Società Storica Abbiatense, 2003).
Ecco l’elenco delle opere di Piero Parodi: Per le onoranze a Carlo Maria Maggi in Abbiategrasso, 1914; Carlo Maria Maggi ad Abbiategrasso, 1915; La chiesa di S. Maria Nuova di Abbiategrasso,, 1915; La chiesa di S. Bernardino da Siena ed il convento dell’Annunciata ad Abbiategrasso,1917; Decimo (presso Lacchiarella), nel giornale di Milano “Risorgiamo”, 14 marzo 1919; Una genealogia sforzesca del sec. XV in un codice della Laudense, in ‘Archivio Storico di Lodi’, 1919; La cronaca di Lodi Vecchio e Lodi Nuova, in ‘Archivio Storico di Lodi’, 1920; Una genealogia sforzesca del sec, XV, in ‘Archivio Storico di Lodi’, 1920; Le feste in Vigevano per la nascita di Elisabetta Sforza, in ‘Bollettino storico Subalpino, Torino, 1920; Nicodemo Tranchedini da Pontremoli, genealogista degli Sforza, in ‘Archivio Storico Lombardo’, Milano, 1920; La cronaca sforzesca della Biblioteca Concina di S. Daniele del Friuli, in ‘Archivio Storico Lombardo’, 1920; Un memoriale ignorato di Nicodemo Tranchedini da Pontremoli, 1921;L’incunabolo Parm. 498 della Biblioteca Palatina di Parma, in ‘Archivio Storico delle Province parmensi’, vol. XX;Due errori di cronologia sforzesca (a proposito della nascita di Sforza Maria e di Lodovico il Moro), documenti raccolti da P. Parodi ed illustrati da A. Colombo sul Bollettino Storico Subalpino, 1922; Il comune di Mandosio ed il villaggio di Brisconno, 1923; Notizie storiche di Albairate, Abbiategrasso,1923; Rose e crisantemi – Libro di ricordi, 1923; Le nozze di Guglielmo VI con Elisabetta Sforza, in ‘Bollettino Storico Subalpino’, Torino, 1923; Scoperte archeologiche a S. Nusenzio di Mesero, nel giornale ‘Libertà’ di Abbiategrasso, 30 novembre 1923; Notizie storiche del borgo di Abbiategrasso, 1924; Notizie storiche di Ozzero,1924; Notizie storiche di Magenta, 1924; Il Monastero di Morimondo,1925.
42 – Luciano Prada di Corbetta. (1926-1994). Chi scrive conobbe Luciano negli anni Ottanta quando venne a proporci una pubblicazione in ‘povere parole’, quella che sarebbe diventata Caldarina e Pan Giàld, in seguito diventato il famoso numero 13/1983 della prima serie dei ‘Quaderni del Ticino’. In seguito pubblicò Gaetano Previati a Castano Primo – Il carteggio completo (1883-1889) tra il pittore e gli Amministratori del borgo lombardo, pubblicato in occasione della mostra ‘Andar sul Sacro’, Corbetta, Cà Verza, dicembre 1985. La figura di scrittore e artista è stata delineata in un libretto pubblicato nel decennale della morte (avvenuta a seguito di un incidente stradale mentre era intento ad andare alla sede del ‘Corriere’ a Milano) Lucciola, addio – Luciano Prada dieci anni dopo, a cura dell’Amministrazione Comunale di Corbetta, 2004.
43 – Dario Rondanini. All’inizio degli anni Novanta fu nominato dal Ministro per i Beni Culturali, Ispettore Onorario per i beni ambientali e architettonici dei comuni di Legnano, Busto Garolfo, Villa Cortese, S. Giorgio su Legnano, Dairago, Canegrate, Parabiago. Cultore di storia locale è autore di diverse pubblicazioni locali, particolarmente su Busto Garolfo e Legnano. Per Contrade Nostre ha pubblicato La chiesa e l’antico oratorio di S. Remigio a Busto Garolfo, mentre una delle più recenti pubblicazioni con Paola Barbara Piccone Conti Arte lignea a Legnano-scultori ebanisti indoratori tra Cinquecento e Settecento è stata stampata per conto della Società Arte e Storia di Legnano (2008).
44 – Rimoldi Giovanni da Borsano. Quando lessi su ‘La Prealpina’ del 12 aprile 2016 che ‘Busto piangeva Giovanni Rimoldi’ mi venne in mente il suo libro su ‘Borsano – storia di un quartiere già Comune autonomo’, pubblicato una ventina di anni fa con il patrocinio del Comune di Busto Arsizio. Il professor Giovanni Rimoldi aveva 68 anni ed è morto solo: la sua Anna l’aveva lasciato un anno prima e la loro bambina era rimasta troppo poco in questo mondo. Insegnava storia e filosofia al liceo scientifico ‘Arturo Tosi’ di Busto Arsizio, ma chi scrive l’aveva conosciuto per le sue ricerche storiche sui conti Rasini di Borsano (un Comune antico che fece parte della pieve di Dairago) dal quale trasse quel ‘fascino dell’onore’ di cui il mondo medievale era animato, che condensò in un romanzo pubblicato poco tempo prima di andare a raggiungere i suoi.
45 – Schenal Lina. Nata a Vanzaghello ha insegnato per 35 anni nelle scuole elementari e poi è stata conquistata dalla passione per la storia locale: “Più che il rigore della storia ho cercato di parlare con la gente per raccogliere testimonianze della vita che fu nelle nostre contrade. Con mille domande ho cercato di far affiorare la memoria storica dei miei concittadini, far scaturire quello che avevano vissuto nella prima metà del Novecento. E poi ho cominciato a scrivere, tratteggiando un aspetto alla volta, sempre però tenendo in dovuto conto i dati provenienti dagli archivi che ho pazientemente consultato. Mi piace sentir parlare la gente perché nel dialogare vengono fuori quelle forme dialettali piene di vita, così dense di significati che portano indietro nel tempo, in un mondo scomparso ma ancora presente nella memoria degli anziani. Inoltre, a me piace raccontare aspetti della vita quotidiana, di costume, anche se sono incuriosita dalle vicende storiche del mio paese”. Lina Schenal è convinta che il paese sia nato sulle rive dell’Arno dove sono state scoperte alcune fornaci settecentesche (via del Fiore). Difatti, lo stesso toponimo ‘Vanzaghello’ potrebbe voler dire ‘zona alta’, coì come il cognome diffuso in paese ‘Rivolta’, potrebbe indicare gli abitanti della ‘Riva Alta’. Molte e interessanti le pubblicazioni di Lina Schenal che sono state anticipate da articoli su ‘Il Punto’ e dall’Informatore, periodico della parrocchia. Ecco i titoli: L’é ura da marass: nascita a Vanzaghello nei primi decenni del ‘900, Natale 1994; L’é ura da tö mié: sposarsi a Vanzaghello nei primi del ‘900, Natale 1996; L’è ura da vèrvi ul purton: il cortile e le storie che raccoglieva nei primi del ‘900, Natale 2000; La cooperativa S. Ambrogio 1919-2001, 2001; L’è ura d’andà al Mécani, Natale 2002; Dutur e maràa – Solidarietà e assistenza sanitaria a Vanzaghello: dalla prima guerra mondiale agli anni ’80, 2005.
46 – Scotti Gianfranco (Cuggiono,1941). Abita a Lecco ma ha sempre mantenuto un forte legame con il paese natìo al quale ha dedicato alcune pubblicazioni: Cuggiono e Castelletto nelle cartoline d’epoca (1982); Flavia Scotti nata Castiglioni (1821-1905) – La sua famiglia, la sua vita, i suoi tempi, Lecco, 1980; Villa Belloli – una romantica architettura fin de siécle e altre dimore cuggionesi: reminiscenze, 2015
47 – Sutermeister Guido (1883-1966). Nato a Intra nel 1883, dopo aver studiato in Svizzera trovò lavoro presso la Franco Tosi di Legnano come ingegnere. Per conto della ditta si recò più volte in Egitto e Medio Oriente, dov’ebbe modo di conoscere gli scavi archeologici che stavano riportando alla luce le tracce di antiche civiltà. Ritornato a Legnano si diede alla ricerca archeologica sorvegliando scrupolosamente tutte le operazioni di scavo promosse dallo sviluppo edilizio del territorio. Importanti i suoi ritrovamenti archeologici a Legnano in via Novara (dove partiva la famosa Traversagnetta – ancora indicata nelle carte IGM – che, passando ai margini di Dairago, attraversava il territorio di Robecchetto per arrivare al Ticino),a San Lorenzo di Parabiago, a San Giorgio su Legnano e a San Vittore Olona oltre a recuperi d’urgenza effettuati a Ponte Vecchio di Magenta, Inveruno, Bienate, Ossona e Corbetta. La sua scoperta più prestigiosa è legata alla necropoli di Canegrate sulla costa di san Giorgio, anteriore alla cultura di Golasecca. A lui si deve la fondazione del Museo Civico di via Mazzini che porta il suo nome ma anche gli innumerevoli studi pubblicati nei fascicoli delle memorie della Società Arte e Storia di Legnano da lui fondata e diretta fino alla sua morte.
48 – Sgarella Felice (1945, Magenta). Laureato in Architettura e Scienze Politiche, alla sua prima opera, Pontevecchio e l’impronta dei monaci celestini nel Magentino (2006), è seguita quella dedicata a Bernate dalle origini a fine Ottocento dal titolo, Un paese tra le acque (2009).
49 – Ermanno Tunesi ha fondato La Piarda, associazione storica di Boffalora Ticino e alla sua sensibilità e a quella del suo gruppo è dovuta la riscoperta della Festa della Sücia (1978). E con essa il primo libro scritto in collaborazione con Lorenzo Imeri, Un paese in immagini, frutto della sua attività di fotoamatore. Tanti i libri pubblicati: Acquanera – uno scrigno nella valle del Ticino: Boffalora – un borgo sul Naviglio, 1982; Le cartiere di Boffalora, 1992; Un ponte per la storia (2003); Simplex Ecclesiae – tre secoli di devozione a Boffalora, 2005.
50 – Vignati Luisa (1957) di Robecchetto con Induno. Avvocato è tra gli autori di Induno-Malvaglio Padregnano-Robecchetto, storia di una comunità (1997) e de Il ponte Torriano sul Ticino (2005). Inoltre ha scritto Cara mamma non state a penare…(2008) per l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci del suo paese.
51- Visconti Giovanni di Cuggiono.
52 -Viviani Ambrogio (Cremona 1929-Fara Novarese 2013)
Lo ricordiamo insieme agli storici locali del nostro territorio in quanto il generale della riserva Ambrogio Viviani a 80 anni (2009) ha presentato la sua seconda edizione della Battaglia di Magenta oltre ad una serie di altri libri tra cui La Battaglia di Novara del 1849.
53 – Zaro Luigi (+2007). Laureato in lettere e storia, ha svolto attività di archivista che gli ha permesso di coltivare la sua passione per la gente e la storia recente (La Resistenza antifascista) del Medio Ticino. Ha pubblicato numerosi articoli e collaborato alle pubblicazioni di libri sulla storia di Lonate Pozzolo e del Ticino, grazie anche alla conoscenza diretta del territorio.
Giuseppe Leoni
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FOTO In piedi, Gian Domenico Oltrona Visconti il quale dedicò tutta la vita alla ricerca storica sui nostri paesi (Lonate, S. Antonino, Castano…) qui è con Angelo Vittorio Mira Bonomi architetto-archeologo di chiara fama (ultimo a destra)