Una ragazzina di 15, 16 anni al massimo. Ben vestita, studentessa. Entra in un negozio, si guarda attorno e infila alcune cover nella borsetta. Poi fa scivolare anche delle unghie finte convinta di non essere vista. È successo ieri nel negozio Tengda, gestito da Giuseppe Wang. Origini cinesi. Lui e la moglie lavorano sodo nel negozio di via Mazzini e da parecchio tempo a questa parte si trovano di fronte ad un fenomeno inquietante. Quello dei minorenni che entrano e rubano. Come se niente fosse.
A sorprenderla è stato lui stesso perché, per difendersi ha piazzato telecamere dappertutto. “Le ho chiesto gentilmente di rimettere a posto quello che aveva preso – commenta – e lei ha riposto le cover e le unghie finte. Forse c’era dell’altro, ma non ho insistito. Non l’ho obbligata a fare niente, altrimenti sarei passato io dalla parte del torto. La sua reazione? Niente, tranquillissima. Ha lanciato una parolaccia verso di me e basta”. Insomma, ha tutta l’aria di essere un gioco per i minorenni che si sentono padroni del mondo. Intoccabili perché tanto a loro non potrà mai succedere niente. Wang non ha chiamato i Carabinieri. Ma quando entrano dei ragazzini nel suo negozio si allarma. Ad occhio secondo lui sono più le ragazze dei ragazzi a commettere questi furtarelli. Il bottino? Non più di una decina di euro. “In Cina non l’avrebbe passata per niente bene per le prossime settimane”, continua ridendo.