I Navigli non sono solo la storia di Milano lungo i secoli, sono anche lo strumento con cui una città d’entroterra, priva di un grande fiume, con un costante ingegnoso lavoro di secoli è riuscita ad impiantare una grande agricoltura e un potente sistema di trasporto, che l’ha messa alla pari con le altre capitali.
Anche l’industria lombarda, ai suoi inizi, è cresciuta e si è sviluppata lungo il corso dei Navigli.
I Navigli sono il monumento all’operosità e industriosità lombarda e milanese.
I Navigli, tuttavia, sono anche grande ed inseparabile parte del paesaggio lombardo e milanese, hanno costituito e nutrito l’immagine della campagna e della città per secoli.
Questo paesaggio, con la brutale copertura della fossa interna milanese e l’abbandono quasi totale dei navigli lombardi, ha perso gran parte della sua storia e della sua immagine e, soprattutto, della sua identità.
Alice Ingold, che ha scritto la storia della copertura dei Navigli, ha scoperto che il regime fascista iniziò i lavori ancor prima che i progetti fossero approvati, mentre i cittadini, abbagliati da una falsa modernità, protestarono assai poco.
Tuttavia, il paesaggio dei Navigli è ancora percepibile fuori Milano, lungo il Naviglio Pavese o il Naviglio Grande, o lungo quello che resta dello straordinario Naviglio di Paderno. Chiunque l’abbia percorso a piedi, gustando i fondali dei quadri di Leonardo, non può non rimanere sorpreso e ammirato.
I Navigli, come monumento alla cultura e all’arte della Lombardia e di Milano, non sono da meno del Duomo e di altri grandi e storici monumenti. La copertura dei navigli milanesi e il loro abbandono, se non li volessimo recuperare, sarebbe un atto culturalmente e ambientalmente non meno grave della demolizione del Duomo.
Nulla però è perso per sempre: la riapertura dei Navigli è possibile ed è un’opera molto meno onerosa di quanto possa sembrare. Infatti, i Navigli esistono ancora, sono solamente stati riempiti di sabbia e coperti; l’acqua che vi scorreva, proveniente dalla Martesana, oggi viene convogliata nel Redefossi.
Naturalmente i Navigli riaperti non potranno più riprendere le funzioni precedenti, se non quella di monumento della storia milanese, ma potranno svolgere altre funzioni, ambientali, paesaggistiche, turistiche. Dal punto di vista ambientale la presenza di acque scorrenti in città consente di mitigare l’isola di calore.
Il paesaggio del centro di Milano sarà trasformato in meglio dalla presenza dei corsi d’acqua; se pensiamo a quanto è successo alla Darsena dopo la riqualificazione, capiamo quanto sarà grande e positivo l’impatto dei Navigli sulla cerchia.
Dovunque ci siano canali in città questi vengono usati per percorsi turistici, ma ben più di quanto succeda in altre città, poiché, quando sarà riaperto anche il Naviglio Pavese e quello di Paderno, i lunghi percorsi turistici potrebbero partire dal Lago di Como e dal Maggiore, passare per Milano, raggiungendo Mantova, attraverso la chiusa di Governolo, e Venezia. Si potrà attraversare un paesaggio che non ha eguali al mondo, per varietà di paesaggio e per intensità di opere d’arte.
Non a caso ormai tutte le capitali che hanno avuto fiumi o canali li riaprono (Parigi, Londra, Madrid, Seoul, Tokio) con grande successo.
Inoltre, e non per ultimo, ci sarà un beneficio per il centro di Milano, che verrà riqualificato, e per i suoi abitanti. La naturale riorganizzazione della viabilità, che sarà messa in atto, consentirà di avere un centro meno congestionato dal traffico, meno inquinato, meno rumoroso, ma pur sempre accessibile a tutti. Bisogna ricordare che la riapertura dei Navigli avverrà in prevalenza dopo l’ultimazione della M4, che circonda la cerchia dei Navigli e farà drasticamente calare il traffico, aumentando l’accessibilità col trasporto pubblico veloce.
Sarebbe anche possibile, dopo l’apertura, trovare un sistema di autoregolamentazione del traffico che renda inutile l’area “C”.
Se pensiamo a quanto l’Expo abbia aumentato l’attrattività turistica di Milano, i Navigli potranno fare molto di più. Le grandi capitali economiche del mondo sono anche capitali turistiche e Milano in questo potrà ancora crescere molto.
Inoltre, la riapertura dei Navigli porterà un’economia dei Navigli, oltre a quella turistica, basta pensare alla sostituzione dei riscaldamenti a combustibile con pompe di calore alimentate con l’acqua dei Navigli, prive di emissioni e con minor costo di gestione, (MM ha calcolato che potrà bastare per 7.000 appartamenti).
Ma oltre ai Navigli, la riapertura del reticolo idrico minore, ancora esistente, insieme all’acqua di falda, potrà estendere questo vantaggio a buona parte della città. Inoltre, il convogliamento delle acque meteoriche nei Navigli e nel reticolo consentirà risparmi milionari alla gestione dei depuratori.
La riapertura della fossa milanese è solo il primo passo per ricostruire la storica rete del Navigli. I Sindaci dell’area della Martesana hanno già chiesto la riapertura alla navigazione di quel canale.
La Regione Lombardia ha già in atto uno studio per la riapertura del Naviglio di Paderno e anche il naviglio Pavese può essere reso di nuovo navigabile.
La Lombardia potrà riappropriarsi della sua storia e insieme incrementare la non irrilevante economia della gestione delle acque.
Infine, una possibile azione immediata. Esiste un progetto già approvato per la riapertura della monumentale Conca di Viarenna, da cui si accede alla Darsena; un’opera non particolarmente onerosa che si può realizzare anche subito e che costituirebbe un importante inizio. Ed anche, sul piano politico, una prova di buona volontà.
ARTICOLO RIPRESO DA SMART CITY? RIAPRIAMO I NAVIGLI di Giorgio Goggi da MilanoAmbiente del 9 giugno 2021
FOTO Le acque nel XII secolo