TURBIGO – Più o meno della stessa età erano in Africa insieme alla fine dell’Ottocento e morirono entrambi sui cinquant’anni. Parliamo del tenente-colonnello Tomaso De Cristoforis e del generale Carlo Gené che ricordiamo nelle note che seguono.
TOMASO DE CRISTOFORIS (1841-1887) fu un coraggioso soldato, nato a Casale Monferrato da genitori che si chiamavano Paolo, avvocato, e Marietta Manara (sorella del deputato Gaspare). Partecipò alla III Guerra d’indipendenza, ma è entrato nella storia per aver comandato una colonna che fu annientata a Dogali, in Africa, dal ras del Tigré, Alula, il 26 gennaio 1887. Settemila etiopi comandati da Alula colsero di sorpresa la colonna composta da 500 italiani nei pressi di Dogali. La differenza di armamenti era notevole e gli uomini comandati dal tenente colonnello De Cristoforis si batterono bene, ma furono travolti dalla forza del numero. Ras Alula lasciò sul terreno più di mille morti, ma gli italiani vennero annientati e il comandante ucciso. Medaglia d’oro al Valor Militare per Tomaso De Cristoforis che è ricordato insieme ai suoi soldati da una stele a Dogali. In Italia, a Casale Monferrato l’attuale caserma del Commissariato di Polizia è dedicata alla memoria di Tomaso De Cristoforis, così come una piazza di Roma.
CARLO GENE’ (1836-1890) – Le responsabilità della sconfitta di Dogalì nella quale perirono cinquecento giovani italiani furono attribuite al generale Carlo Gené (di origini turbighesi) allora comandante delle truppe italiane in Africa.Nato a Torino il 16 aprile 1836 e morto a Stresa nel 1890 era figlio del turbighese Giuseppe (il cui vero cognome era Cedrati), professore di Zoologia all’Università di Torino e di Teresa Melchioni. La carriera militare portò Carlo ad assumere il comando delle truppe italiane in Africa nell’ottobre 1885 e fu proprio una sua scelta strategica a creare le condizioni per la sconfitta di Dogalì.
Francesco, padre del professore Giuseppe, era il fattore dei beni della Casa Erba-Odescalchi (praticamente buona parte del territorio turbighese e paesi limitrofi) e lasciò Turbigo – dove erano nati i suoi cinque figli – al tempo della vendita dei suddetti beni ai De Cristoforis. Giuseppe si stabilì a Torino dove insegnò all’università, città dove nacque Carlo che seguì la carriera militare fino a raggiungere il grado di generale.
Una sorella di Giuseppe, Clelia, aveva sposato ad Omegna Giuseppe Boggiani ed aveva dato alla luce un figlio, Guido (Omegna 1861-Paraguay 1902), morto giovane come il nonno. Pittore affermato, ben presto si lasciò prendere dalla passione dell’avventura. Si imbarcò per il Sud America per poi spostarsi nel selvaggio Paraguay, dove imparò gli idiomi locali arrivando a scrivere un vocabolario. Ritornò in patria e dopo un viaggio in Grecia con D’Annunzio (suo grande amico) ripartì per il Paraguay dove riprese gli studi linguistici, antropologici ed artistici. La sua voglia di conoscere lo spinse troppo avanti, fino a incontrare la tribù dei pericolosi Ayoréos dalla quale venne imprigionato e ucciso. Recentemente, Isabella Bonati, ha tratteggiato la figura del grande esploratore nel volume Guido Boggiani – orme nell’ignoto, Torino, 2006.
RITRATTI Giuseppe Gené in alto, segue il generale Carlo e quello del colonnello Tomaso De Cristoforis