Un mese in Pakistan, davvero duro ma un piacevole viaggio in una cultura totalmente differente dalla nostra. Un mese caldissimo con temperature che non hanno permesso al nostro fisico di dare tutto quello che voleva, ma ce l’abbiamo fatta. Vivere da pakistano in questa terra ci ha permesso di carpirne tutte le difficoltà che questa popolazione ha! Islamabad, Lahore, Rawalpindi, Peshawar, il vicino confine di Torkham e tutto il tempo passato a capire ciò che vedevo. Le cose qui sono semplici, mangiare stare al fresco. Si perchè la parola italiana che senti di più è appunto MANGIARE, tutti ti quardano e ti chiedono MANGIARE, ti accorgi quanto è importante per loro lo stare bene e tutto al fresco di enormi ventilatori, logico dove non c’è l’aria condizionata.
Covid c’è ne, è indiscusso, ma per la popolazione sembra che non esista. Ovunque te ne accorgi… c’è gente dappertutto! Lo street food porta gente ovunque, i pakistani non hanno orari, mangiano a qualsiasi ora e cosi a qualsiasi ora c’è gente in giro, moto, tuk tuk, auto e persone a piedi, mobilitano tutte le città e tutti i paesini. Pensavo, i no vax potrebbero trasferirsi qui.
Tutto questo è stata concesso a me da Munib Ashfaq e dalla sua stupenda famiglia, ospite per un mese da loro, ho vissuto con loro come loro, da vero pakistano, con i sacrifici che devono affrontare, tutti i giorni.
Un esperienza umana e personale forte che porterò con me tutta la vita, penso che quando guarderò un ventilatore non potro non pensare al Pakistan, quando vedrò buttare del cibo buono, mi toccherà fare lo stesso…