LURAGO – Martedì 5 ottobre 2021 è stata presentata nella sede municipale di Villa Adele il lavoro di ricerca di Giuseppe Leoni centrata sulla storia di questo paese della bassa comasca. Di seguito riportiamo alcune parti dell’intervento dell’autore:
Nel luogo in cui ci troviamo insisteva un antico fortilizio distrutto dai Milanesi nel 1284 negli scontri tra Torriani e Visconti avvenuti nella seconda metà del XIII secolo per la conquista di Milano. Sulle rovine, nel Cinquecento, i Carcano ricostruirono il loro ‘castello’ con il quale si sposa il grande portale con arco a tutto sesto che nobilita l’entrata nell’attuale area comunale. Poi la costruzione passò ai Resta, ai Litta-Biumi e nell’Ottocento ai marchesi Velzi di Vigevano che vi edificarono la Villa Adele, oggi sede comunale.
L’altro punto nevralgico, monumento nazionale del paese, è la chiesetta longobarda di S. Giorgio riscoperta grazie all’impegno delle Amministrazioni Comunali che si sono succedute nel tempo. Il rinvenimento, durante il restauro del 1984, di due massi recanti motivi geometrici – incisioni rupestri collocabili nell’Età del Bronzo – hanno fatto ipotizzare un’antica sacralità del sito: un tempio pagano cristianizzato durante la romanità! I Longobardi la fecero propria e la chiesa attraversò i periodi della storia. Divenne parrocchiale ma proprio questa collocazione decentrata fece sì che nel XVII fu innalzata una nuova chiesa, sempre dedicata a S. Giorgio, che sottrasse il titolo di ‘parrocchiale’ all’antico oratorio.
Capitanei de Castiglione. Nell’ultimo quarto del X secolo, l’arcivescovo Landolfo da Carcano, cacciato a furor di popolo dalla città per via della sua elezione irregolare, ma favorita dall’Imperatore, riuscì a rientrarvi dopo aver legato a sé, con prebende, certi milites residenti a Milano e altri nel contado. L’honor, il districtus, la jurisdictio sulle relative popolazioni furono affidati ai Capitanei S. Ambrosii, poteri che accompagnavano la raccolta delle decime. Ai discendenti degli originari Capitanei venne poi riconosciuta l’ereditarietà della carica (1037) diventando vassalli degli uomini di potere del tempo. Nella pieve di Appiano e in quella di Castelseprio si insediarono, in località di antica fortificazione, i Capitanei de Castiglione
Era il tempo del conflitto tra chiesa imperiale e chiesa papale Sarebbe dovuta arrivare la Dictatus papae del 1075 di Gregorio VII, una riforma con la quale il Papa impose il celibato e ordinò che i Vescovi venissero nominati dal Papa. Questioni di principio quelle indicata dal papa, in quanto le cose andarono sempre avanti nello stesso modo e i preti continuarono ad avere donne in canonica con figli e gli arcivescovi erano sempre nominati dall’imperatore.
A Lurago comandarono per secoli alcune famiglie nobili: i Resta e i Litta che lasciarono tracce importanti, al punto che alcune ville portano ancora il loro nome. Dal Catasto teresiano del 1722, risultò che il maggiore possidente era Giulio Resta che possedeva un terzo delle 5mila pertiche coltivabili in paese. Alla fine del Settecento, il vescovo di Tortona, Giulio Resta, oltre alla costruzione della chiesuola della Beata Vergine Maria, rinnovò un edificio preesistente – lungo la strada che porta a Limido – rendendolo un sontuoso palazzo con giardino all’italiana. E’ quella che oggi si chiama semplicemente Villa Litta Resta Biumi. Figura eminente di questa nobile famiglia, patriota e genealogista, fu Pompeo Litta Biumi (1781-1852, 4° conte di Appiano) che In seguito alla divisione dei beni paterni ebbe la proprietà di Lurago Marinone.
I riflessi della seconda guerra d’indipendenza a Lurago Marinone. La seconda guerra d’indipendenza – che segnò a Magenta, il 4 giugno 1859, la vittoria di Napoleone III – registrò a Lurago Marinone un fatto che permise alle truppe franco-piemontesi di varcare il fiume Ticino al passo di Turbigo, entrando così in Lombardia senza una particolare resistenza da parte degli Austriaci. Ciò avvenne perchè le truppe del generale Urban furono rallentate nel Comasco dai ‘Cacciatori delle Alpi’ guidati da Giuseppe Garibaldi. Una questione di tempo che vide protagonista il tenente Giovanni Battista Zafferoni che aveva ricevuto l’ordine di “incomodare il nemico” con tutti i mezzi possibili. Scrisse testualmente lo Zafferoni nella sua autobiografia rintracciata a Londra:
VENERDÌ 3 GIUGNO 1859. “Spedito da Garibaldi con un distaccamento di soli 35 uomini sulla strada che da Varese va a Milano, coll’ordine di molestare il nemico, mi portai a Lurago Marinone e seppi da quel Sindaco (ing. Velzi, ndr) che una colonna del generale austriaco Urban, forte di 2000 uomini, si trovava a poca distanza”… per cui “osservai la carta topografica e dedussi che il nemico avrebbe facilmente fatto un grand-alt a Mozzate (e non m’ingannai!), quivi dunque portai il mio piccolo distaccamento e lo imboscai in un campo di grano sull’orlo della strada maestra (…)”.L’indicazione che Velzi diede a Zafferoni non fu cosa di poco conto perché permise di effettuare a Mozzate un’imboscata all’esercito austriaco (“i soldati colti di sorpresa si lanciarono in una precipitosa fuga abbandonando i fucili”), ma quello che più contò nello scacchiere della guerra fu il ritardo che il generale austriaco Urban accumulò e che non gli permise di arrivare in tempo a tamponare la penetrazione delle truppe franco-piemontesi in Lombardia.
Un ritardo fatale che è stato documentato recentemente da una pubblicazione di Giuseppe Berlusconi della quale pubblichiamo la copertina in evidenza.
FOTO in evidenza la copertina del libro di Giuseppe Berlusconi; il frontespizio della pubblicazione del volontario italiano, l’ufficiale Zafferoni Giovan Battista il quale pubblicò l’autobiografia a sue spese ricordando l’evento di Lurago Marinone con il primo deputato Velzi