Giovedì 14 ottobre 2021 è stato presentato – nell’aula consiliare del Comune di Luisago – il libretto curato da Giuseppe Leoni per conto della Fondazione Bellaria onlus che ripercorre le vicende storiche che hanno contrassegnato la vita di questa comunità della Bassa Comasca. Presenta la presidente della Fondazione Bellaria, Paola Bottacin, la sindaca Susanna dalla Fontana e un folto gruppo di cittadini interessato a conoscere il passato. Qui sotto riportiamo ampi stralci di quanto è stato detto dall’autore che ha aperto la serata tratteggiando il paesaggio storico e dicendo che milioni di anni fa, le acque dell’Adriatico invadevano la Pianura Padana, lasciando in emersione la bianca catena della Alpi e le creste degli Appennini. Poi, il territorio fu compreso in quel mare chiuso che si formò a seguito di massicci movimenti tettonici e dai sedimenti trascinati dalle fiumane che si depositarono in un ambiente marino. E’ quanto rinvenuto in passato (conchiglie fossili sminuzzate) nelle cave di Portichetto o scavando pozzi a circa 300 metri di profondità, più o meno corrispondenti al livello del mare.
I primi insediamenti umani, come per buona parte del territorio comasco, risalgono al tempo ‘golasecchiano’ (X sec. a. C.) – come documentano gli studi pubblicati dalla Società Archeologica Comense – ai quali seguirono popolazioni celtiche fino all’arrivo dei Romani (196 a.C.) che sconfissero i Comaschi alleati ai Galli Insubri. Il suffisso ‘-ago’ presente nel toponimo Luisago documenta l’antica presenza celtica, seguita dalla romanizzazione documentata dal ritrovamento di oggetti fittili in una necropoli rivenuta a Luisago a metà Ottocento. Nessun indizio, invece, dell’esistenza di cristiani nei primi secoli d. C., mentre molte iscrizioni, dimostrano la devozione agli antichi dei (Ercole, Giove, ‘Dea Fortuna’). Sant’Ambrogio mandò in missione nel Comasco, Felice, che divenne il primo vescovo di Como. Fu lui a erigere la prima basilica e provvide anche a evangelizzare le campagne circostanti. Morì nel 391.
DUE STRADE CONSOLARI. Zona strategica attraversata da ben due strade consolari ai margini del territorio di Portichetto-Luisago: la Comum-Novaria proveniente da Appiano, passava per Castelseprio, Gallarate, Turbigo; laMediolanum-Comum è documentata dagli scavi nella ‘Madonna del Noce’ di Grandate, le cui indagini archeologiche (2011), hanno permesso di individuare (sotto l’attuale sagrestia, alla profondità di circa 2 metri) addirittura un selciato – segnato da solcature parallele lasciate dalle ruote dei carri – appartenuto a tale strada consolare che transitava al confine del territorio in questione.
Attorno al Mille, diversamente da Milano, Como era governata da un vescovo-conte (967) nel senso che il prelato svolgeva anche compiti di autorità civile. Era il tempo della ‘chiesa imperiale’, durante il quale i Vescovi erano soggetti all’autorità imperiale. Sarebbe dovuta arrivare la Dictatus papae del 1075 di Gregorio VII, con la quale il Papa impose il celibato e ordinò che i Vescovi venissero nominati dal Papa, per migliorare una situazione degradata. Affermazioni di principio quelle della chiesa papale che non ebbero una grande riscontro da parte dei preti, visto che ancora dopo mille anni il ‘problema sessuale’ dei preti non è stato ancora risolto. Anzi.
Luisago faceva parte della pieve di Fino. Fu nell’età carolingia che vennero definiti i confini delle varie giurisdizioni del territorio governato dai vescovi-conti, i quali dovevano farsi carico della riscossione delle decime dai contadini. Dopo il Mille la raccolta delle decime entrò in crisi e i Vescovi-Conti decisero di affittarne la riscossione alle famiglie nobili locali (i Capitanei). La decima divenne, quindi, un tributo in mano ai notabili vicini al Vescovo i quali si arricchirono, pietrificando la loro ricchezza in palazzi e nell’acquisto di terre, divenendo dei dominatus loci.
LE PARROCCHIE RURALI nacquero ufficialmente dopo il Concilio di Trento (XVI sec.), ma erano già in essere secoli prima. Nel 1565, quando S. Carlo Borromeo assunse il governo della Diocesi, era oltre mezzo secolo il popolo non vedeva i suoi arcivescovi, i quali si accontentavano di riscuoterne le rendite delegando ad altri il governo: lo sfacelo delle chiese era totale (le canoniche adibite ad altri usi e non più residenza del prete) e lo si evince anche dalle note dei Visitatori – che anticipavano l’arrivo del vescovo – che raccontano figure di preti più delinquenti che uomini di Dio.
DUE CHIESE PARROCCHIALI. Aperta al culto nel 1959, si trova nella parte bassa del paese (Portichetto) ed è intitolata alla Madonna Della Neve; la seconda, nella parte alta del territorio, è quella della Beata Vergine Addolorata, innalzata nell’area di una precedente chiesa settecentesca, aperta ai fedeli nel 1970. In particolare, quella di Portichetto ebbe diverse vicissitudini tali da creare il detto, “Laurà minga par la giesa de Porteghett”, sprecare tempo e soldi.
Al tempo delle visite di S. Carlo Borromeo (1565) alla parrocchia di Fino facevano riferimento diverse chiese tra cui S. Maria della Neve a Portichetto e la chiesa campestre di San Martino a Luisago (50 anime). Fu nel 1649 che la parrocchia di Civello, costituita nel 1493, si accrebbe di quella di Luisago (la quale dapprima era annessa alla parrocchia di Fino) per esplicita richiesta dei pochi abitanti di Luisago. Il vescovo acconsentì a condizione che fossero conservati al prevosto di Fino i diritti di decima e gli altri diritti. Ciò significava che i poveri contadini avrebbero pagato due volte il servizio spirituale: quello ‘storico’e quello che avevano scelto per comodità. Fu solamente alla fine del Settecento che ebbe la forza economica per innalzare la nuova chiesa dell’Addolorata che avrebbe preso il posto dell’antica chiesuola di San Martino: In quella chiesuola è in venerazione l’effigie della B.V. Addolorata, scultura in legno mirabile. E’ lavoro del Cinquecento…
LUIXAGO E BRICOLA (antica denominazione di Portichetto), Frazioni di Fino e di Civello, per alcuni secoli la storia di Luisago seguì le tracce di quella di Como e fu proprio una famiglia di questa città, quella dei Rusca (o Rusconi), dichiarati cittadini onorari di Milano da Ottone Visconti per i soccorsi ricevuti nella battaglia di Desio (1277) che vide la sconfitta dei Torriani, a entrare in possesso di Luisago (lo stemma dei Rusca è presente nell’attuale villa Somaini-Rivaì).
IL tempo del cosiddetto declino spagnolo (1535) vede gli Spagnoli avviare una serie di iniziative per ‘far danari’ al fine di mantenere l’esercito di stanza in Italia e, a tal scopo, si pensò di mettere in vendita il feudo dei paesi ‘appoggiandovi’ sopra i titoli di conte o marchese. Nel 1647 il feudo di Luisago era in vendita e fu solamente grazie al ricorso della città di Como che il paese poté liberarsi dalle soggezioni feudali.
- 1649. COMUNE AUTONOMO. In relazione al trapasso ‘spirituale’, Luisago, che era sempre stato frazione di Fino Mornasco, nel 1649 assunse lo status di Comune autonomo.
1722 – IL CATASTO TERESIANO – Dalla rilevazione effettuata risultò che il territorio comunale era diviso in due parti distinte: Luisago e la ‘Briccola’(Portichetto).’ Buona parte delle terre e dei fabbricati appartenevano alle solite famiglie nobili (Lambertenghi, Odescalchi, Raimondi) e agli enti ecclesiastici. Sempre dal Catasto si rileva l’esistenza di un fabbricato al ‘Ronco’, una posizione che farebbe pensare ad un’antica torre di avvistamento che, nel dialetto locale, era indicata come Castelet.
I beni ecclesiastici, detti della ‘manomorta’, erano esenti da tasse e fu sostanzialmente per questa ragione che, alla fine del Settecento, i monasteri furono soppressi dall’autorità imperiale austriaca e i loro beni incamerati e messi all’asta dallo Stato.
1755 – La Riforma delle amministrazioni locali. Dalle risposte ai 45 quesiti della Giunta del Censimento del 1751 emerge che il comune di Luisago, che contava 124 abitanti. I Capifamiglia si chiamavano Guarisco, Ballarino, Botta, Arrigo (più diffuso), Bianchi.
Nella seconda metà del Settecento diligenze, carri, cavalli cominciarono a solcare le vecchie strade di impronta romana che collegavano Milano a Como, proseguendo per la Svizzera. Lungo queste vie di comunicazione sorsero Stazioni di Posta, osterie, locande dove i viaggiatori potevano riposarsi e cambiare i cavalli. E’ il caso di Porteghettoche compare in un documento d’archivio datato 1818, nel quale si dice che il cursore comunale (tal Giuseppe Arrighi) doveva preoccuparsi di fare avere in Comune tutti gli avvisi che arrivavano all’oste di Porteghetto.
Il Lombardo-Veneto – All’inizio dell’Ottocento la popolazione di Luisago e Portichetto non arrivava a trecento abitanti (in due secoli si era comunque decuplicata).
LA FERROVIA MILANO-COMO. Nel 1880, la costruzione della linea ferroviaria Milano-Como promosse un territorio, Portichetto divenne un centro industriale di notevole importanza.
VILLA RUSCA- RIVA-SOMAINI-CIPRIANI. Una vecchia villa in decadenza contornata da 15 mila mq che potrebbero diventare un parco il cui ultimo proprietario fu un tale Luigi Riva (diventati famosi con la dicitura Riva-Calzoni) che lasciò questo mondo nel 1847 lasciando tutto ai figli. Certamente massoni (il monumento funebre dei Riva al Monumentale è privo di simboli religiosi), è documentato che, nel 1868, Luigi Riva non intese più adempiere ai legati di culto, gravanti sui fondi acquistati a Civello. Luigi Riva morì a Luisago alla fine dell’Ottocento e da allora la villa non fu più abitata.
Il Novecento – Nel 1874, nella provincia di Como, erano in esercizio 230 filande. Vi lavoravano 2862 fanciulli dai 6 ai 12 anni che, senza che andassero a scuola, vivevano “intristiti da un lavoro troppo grave per i loro corpiccioli mal riposati e mal nutriti” e dove le ragazzine lanciavano invocazioni alle madri perché le venisse risparmiato un lavoro che le costringeva a rimanere molte ore al giorno in ambienti malsani, con le mani immerse nell’acqua bollente per la trattura dei bozzoli.
FISAC di Portichetto. Tra le prime fabbriche che realizzarono tessuti di pregio ci fu la FISAC, la cui storia quasi secolare (1906-1990) ha profondamente segnato il comparto tessile comasco. Una lapide murata all’entrata del Municipio indica il contributo – pari a 240mila vecchie lire – per la realizzazione dell’edificio, avvenuta nel 1932 da parte della ‘S.A. Fabbriche Italiane Seterie Alberto Clerici’.