Circa mille anni fa (953) Valperto fu eletto arcivescovo di Milano. E’ probabile che la famiglia fosse originaria della zona del Seprio dove, nella chiesa di S. Bartolomeo al Bosco, in territorio di Appiano, si trovava un’urna sepolcrale di reimpiego che Valperto destinò alla conservazione delle ceneri dei genitori. Oggi si trova depositata nell’androne del Museo Archeologico di Milano dove l’abbiamo incrociata casualmente, ma subito riconosciuta abbiamo scattato le foto che pubblichiamo.
Ha scritto Carlo Ortolani: “La chiesa di S. Bartolomeo fu eretta nel 1136 da alcuni canonici della pieve di Appiano, che la lasciarono per andare a servire Dio nella solitudine dei boschi. Rappresenta perciò un momento di crisi spirituale all’interno del collegio plebano (…) Il portale medievale (XII sec.), l’eccezionale capitello coevo trasferito (1886) nei Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano insieme all’urna di Walperto” ne fanno un sito di grande importanza storica nazionale.
Attualmente immersa nel parco regionale, l’antica chiesetta in stile romanico (originariamente, come tutte le chiese umiliate pianta a tre navate spartite da pilastri) crebbe nel XIII secolo, durante il quale fiorì con generose donazioni sotto il patronato dei Boltraffio, De Villa e la protezione dei Castiglioni, “immune da doveri verso la pieve”. Oltre all’ingegnere Carlo Ortolani le origini dell’insediamento furono studiate da Ettore Tito Villa (Ottone Visconti, i Castiglioni e i patroni della chiesa di San Bartolomeo al Bosco, in ‘Archivio Storico Lombardo’, 1976) e da tanti altri studiosi. In particolare, l’unico capitello romanico rimasto (ora al Museo del Castello Sforzesco) è stato studiato da Edoardo Arslan nella Storia di Milano.
La chiesa e il convento degli Umiliati. L’Ordine degli Umiliati ebbe periodi di grande fortuna e sfortuna. Sorsero al tempo dei movimenti laici ereticali (prima dei Francescani) e in consonanza con i Valdesi. Nella prima metà del XII secolo eressero a Brera (Milano) il loro primo convento e abbracciarono al regola di S. Benedetto. Mercanti di lane il benessere acquisito incentivò le sregolatezze al punto che quando S. Carlo propose di riformarli poco mancò che lo uccidessero (1569). Toccò al Papa, due anni dopo, a sopprimere l’Ordine. Circa duecento conventi furono d’un tratto soppressi, ma alcuni sopravvissero fino alla metà del Settecento. La loro presenza è documentata a Cislago (due conventi), a Fagnano (domus femminile), a Saronno (due conventi), a Tradate (documentata nel 1394) e ad Appiano con l’antica chiesa di S. Bartolomeo.
L’autonomia del cenobio degli Umiliati fu ‘azzerata’ da un decreto ottoniano del 1277 “per la vita scandalosa ed abbietta”, con il quale l’arcivescovo annetteva d’autorità, al Capitolo del Duomo di Milano, la canonica e la chiesa di San Bartolomeo, con tutti i cospicui beni. Contemporaneamente ordinava che “venisse eletto un cappellano che risiedesse in luogo per celebrare i divini uffici”. Un documento del Capitolo milanese del 1488 sancisce l’avvenuta usucapione da parte dei Pusterla di Tradate dei beni dii S. Bartolomeo contro un compenso in denaro e l’impegno a mantenere la chiesa e farla officiare. Ciò che non avvenne. Tant’è che la Visita Pastorale di San Carlo del 1566 la descrive “rovinata e scoperchiata” e solamente alla fine dell’Ottocento, sarebbe stata restaurata su iniziativa del prefetto Grilloni, il quale si adoperò affinché fosse dichiarata monumento nazionale, ciò che avvenne nel 1925.