Oggi ho rivevuto una mail da Barbara Schiavulli, attualmente si trova in Afghanistan per un reportage, ho deciso di pubblicarla, in primis perchè sta facendo un lavora grandissimo, e poi perchè questo lavoro deve essere sostenuto da tutti voi, anche nel leggerlo. GRANDE BARBARA! continua a informarci!
** Afghanistan 2022
Ritorno a Kabul
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Barbara Schiavulli per Radio Bullets da Kabul, Afghanistan
Radio Bullets torna in Afghanistan. Grazie al sostegno della comunità che ci segue, per raccontare quello che sta succedendo ma anche per vero e proprio impegno civile, perché è necessario che le afghane e gli afghani non vengano dimenticati nel momento più buio della loro storia. Buio nel quale il mondo li ha fatti sprofondare, perseguendo i propri interessi al di sopra di quelli delle persone.
E noi quindi ripartiamo per raccontare i diritti violati, l’estrema povertà, il governo dei talebani che ha cancellato i progressi di una vivace e ormai ex società civile. Raccontiamo di nuovo le donne, perché per quanto qualcuno tenti di ridurle al ruolo di semplici macchine per far figli e “regine della casa” sono – più di chiunque altro – il futuro del paese.
Continuiamo a raccontare artisti, dissidenti, sognatori, affamati, combattenti. E da qui ripartiamo, ma prima della prossima storia, ricapitoliamo gli ultimi eventi da quando i talebani sono arrivati a Kabul il 14 agosto 2021, dopo 20 anni di presenza internazionale che li ha combattuti fino a un surreale accordo di pace siglato dall’ex presidente americano Donald Trump con loro, scavalcando il governo afghano e di fatto condannandolo a morte. Da quel momento in poi, la crisi economica si è acuita perché l’Occidente non ha dato quei miliardi di dollari che fino al giorno prima servivano a garantire l’esistenza dello Stato afghano, intrappolato nella corruzione, nella mala gestione, nei dissapori etnici. Con i talebani le tensioni etniche sono per il momento rallentante sulla carta e acuitesi sul terreno, perché nessuno ha più diritto di avanzare pretese e la vita delle donne è stata distrutta da varie misuri restrittive e antidemocratiche che “in nome di Dio” che non ha mai imposto quello che dicono loro. Loro che, Kalashnikov alla mano, fanno quello che vogliono.
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** Cosa è successo
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La conseguenza è l’isolamento interno di genere, e l’isolamento internazionale – a parte alcuni paesi come Cina, Iran, Pakistan e Qatar. La violenza è diminuita perché i talebani non devono più combattere gli stranieri, ma vige un’atmosfera di paura in un tutto il paese, mentre i militanti dell’Isis continuano ad attaccare i talebani. C’è stato un incremento della criminalità a causa della povertà e il numero dei rapimenti è drasticamente aumentato.
La presa del potere a Kabul lo scorso 14 agosto è stata il risultato di un’offensiva militare di vecchia data, ma che dopo gli accordi con Trump, ha avuto un’impennata nel giro di tre mesi, portando alla fuga all’estero del presidente Ashraf Ghani e costretto alla resa le forze armate, nel pieno del ritiro dei militari americani e dei loro alleati occidentali.
All’inizio i talebani hanno detto all’occidente che avrebbero fatto un governo inclusivo, ma è apparso abbastanza presto evidente per gli occidentali che i talebani davano un significato diverso alla parola “inclusivo”: per la politica internazionale doveva includere tutte i livelli della società afghana, dalle minoranze alla donne. Per i talebani, doveva includere tutti i vari tipi di militanti legati a loro e super ricercati. Avevano poi promesso di garantire la sicurezza di tutti, ma di fatto non è accaduto. E quelli che avrebbero dovuto essere amnistiati – come gli ex funzionari del governo e militari – secondo diversi rapporti delle organizzazioni umanitarie sono stati invece perseguitati.
Dal ritorno dei talebani al potere 100 giorni fa, 257 media afghani hanno chiuso e il 70% dei professionisti e delle professioniste del settore media ha perso il lavoro, la maggior parte dei quali donne, oltre ad almeno 6 giornalisti che sono stati uccisi.
Intanto la ‘questione’ afghana è stata al centro di diversi importanti vertici regionali e internazionali svolti in Afghanistan, Iran, Pakistan, India, Russia e Cina oltre al G20 di Roma e al Consiglio di sicurezza dell’Onu. I talebani hanno bisogno di soldi per gestire lo Stato. Di quei sette miliardi di dollari che gli Stati Uniti trattengono, non aiutati dalle sanzioni che impediscono a chiunque di fare affari con l’attuale amministrazione. Le Nazioni Unite parlano di “catastrofe umanitaria”, con il 97% della popolazione al di sotto della soglia di povertà e un milione di minori che rischia di morire di fame.
Questa la cronologia delle principali decisioni e fatti salienti da quando i talebani hanno preso il potere.
** I bambini e le bambine di Kabul
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«Il padre è un tossico. La madre è morta. La sorella più grande è stata rapita. Hanno dai 6 ai 12 anni e hanno già visto troppo nella loro vita» Leggi (https://radiobullets.us11.list-manage.com/track/click?u=dee9e78abf585c6f318071030&id=d33bb1f1b1&e=964bfd5f7b)
** Agosto
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Talebani nel Palazzo Presidenziale di Kabul
14 agosto: gli ‘studenti coranici’ entrano senza colpo ferire nei palazzi del potere a Kabul, lasciati vacanti dagli uomini del presidente Ghani in fuga e dall’esercito in rotta. Nei giorni successivi scene da panico e caos all’aeroporto internazionale della capitale per rimpatriare i cittadini stranieri (diplomatici, operatori sanitari) e far uscire dal Paese decine di migliaia di cittadini afghani la cui incolumità è a rischio (donne, interpreti, contractor, imprenditrici, giudici, giornalisti, artisti).
18 agosto: un alto funzionario talebano, Waheedullah Hashimi, dichiara che in Afghanistan il sistema democratico è stato sconfitto e vige la sharia, il diritto islamico.
20 agosto: ucciso dai talebani un parente di un giornalista dell’emittente tedesca Deutsche Welle. Le abitazioni di diversi giornalisti vengono perquisite e sono segnalati rapimenti e uccisioni di professionisti del settore media.
21 agosto: testimonianze di violenze dei talebani contro le donne, costrette a nascondersi per non correre il rischio di subire violenze fisiche o morali.
26 agosto: il primo attentato dopo il ritorno al potere dei talebani, nei pressi dell’aeroporto di Kabul, provoca 72 vittime civili e la morte di 13 Marines Usa.
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** Settembre
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Piazza Shaheedhan, Kandahar
1 settembre: a Kandahar, seconda città del Paese e roccaforte dei talebani, i nuovi padroni sfilano con armi e mezzi che gli Stati Uniti avevano dato alle forze afghane sui cui issano bandiere del movimento.
2 settembre: dopo il fallimento dei negoziati con il leader della resistenza in Panshir, Ahmad Massoud, i talebani decidono di lanciare un’operazione militare contro quella che è rimasta l’unica provincia in Afghanistan ancora non caduta sotto il loro controllo.
6 settembre: i talebani annunciano la conquista del Panshir.
7 settembre: a Kabul durante una protesta contro le nuove autorità e contro l’ingerenza del Pakistan i talebani minacciano e arrestano alcuni giornalisti e cameraman presenti. Proteste a Herat, 2 morti e 8 feriti per l’intervento armato dei talebani. Nella stessa giornata il nuovo governo formato dai talebani assegna i posti più importanti a jihadisti e terroristi ricercati dall’Fbi, escludendo del tutte donne e minoranze.
Donne afghane, Kabul
8 settembre: i talebani usano fruste e bastoni contro un gruppo di donne che protestano a Kabul per la mancanza di rappresentanza femminile nel governo ad interim talebano fatto di soli uomini. Nel mirino della violenza dei talebani ci sono anche giornalisti e fotoreporter che coprono le manifestazioni.
12 settembre: il ministro dell’Istruzione superiore del nuovo regime, Abdul Baqui Haqqani, annuncia che per ragioni di sicurezza, non ci saranno classi miste nelle scuole e università, in quanto contrarie ai principi dell’Islam e della tradizione afghana. Nell’emirato islamico le donne potranno frequentare i corsi universitari ma solo in un regime di separazione. Nonostante le rassicurazioni del governo talebano, l’istruzione femminile risulta bloccata.
13 settembre: l’intero sistema bancario afghano è bloccato e gli afghani disperati vendono i propri beni sui mercati. Il ritorno al potere dei talebani e lo stop ai finanziamenti dall’estero portano alle estreme conseguenze una crisi economica già cronica. Al collasso anche gli ospedali in cui mancano medicine e strumenti.
Radio Bullets arriva in Afghanistan grazie al sostegno della nostra community, e si fermerà a raccontare quello che accade per un mese.
18 settembre: la Commissione Indipendente per i Diritti Umani denuncia l’occupazione della propria sede da parte dei talebani che impediscono la ripresa dei lavori.
21 settembre: sono 153 i media afghani che hanno chiuso i battenti in 20 diverse province del Paese. È la conseguenza della mancanza di finanziamenti, della paura, della consapevolezza che non si può fare critica, e della fuga all’estero dei giornalisti.
21 settembre: i principali componenti del governo ad interim dei talebani incontrano gli inviati speciali di Russia, Cina e Pakistan, nuovo passo verso il riconoscimento internazionale.
24 settembre: uno dei fondatori del movimento talebano annuncia che riprenderanno le amputazioni di arti come punizione per chi ruba, “provvedimento necessario per la sicurezza”.
** Ottobre
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MSF/ Afghanistan
3 ottobre: almeno 5 persone muoiono in un attentato alla moschea di Kabul, mentre era in corso la funzione per la morte della madre di Zabihullah Mujahid, il principale portavoce dei talebani.
8 ottobre: il viceministro dell’Informazione e della Cultura, Zabiullah Mujahid, definisce l’Isis-K “un mal di testa, non una minaccia” e ribadisce l’impegno dei talebani a eliminare i terroristi dal Paese. Eppure l’Isis ogni giorno piazza un ordigno sotto la macchina di qualche funzionario talebano, soprattutto nel sud, tra Jalabad e Kandahar, roccaforte dei talebani.
10 ottobre: le autorità annunciano che le nicchie dove un tempo si potevano ammirare le statue dei Buddha di Bamyan saranno protette dal governo talebano. Gli stessi talebani abbatterono le imponenti figure, ritenute blasfeme, nel marzo 2001.
12 ottobre: il ministro degli Esteri dei talebani, Amir Khan Muttaqi, dice che “l’Afghanistan è pronto ad aprire una nuova pagina di rapporti con la comunità internazionale”, ma l’Emirato Islamico chiede agli altri Paesi di “non interferire con i propri affari interni”.
** Novembre
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2 novembre: almeno 25 persone perdono la vita nell’attentato all’ospedale militare di Kabul, rivendicato dalla Provincia del Khorasan dello Stato islamico (Iskp), la branca locale dell’Isis. Tra le vittime c’è il capo delle forze di sicurezza talebane a Kabul, Hamdullah Mokhlis.
11 novembre: una delegazione talebana guidata dal ministro degli Esteri, Amir Khan Muttaqi si reca in Pakistan per la prima visita ufficiale. Si tiene la cosiddetta “troika allargata” sull’Afghanistan, composta da Cina, Pakistan, Russia e Stati Uniti. L’incontro riunisce gli inviati speciali dei quattro Paesi con i rappresentanti del nuovo governo ad interim dell’Afghanistan.
11 novembre: il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, assicura che l’Isis-Khorasan “non è una grande minaccia”, riferendo che circa 600 affiliati o simpatizzanti sono stati arrestati da metà agosto, tra cui alcune donne.
12 novembre: un’esplosione in una moschea della provincia di Nangarhar, nell’Afghanistan orientale, causa tre morti e il ferimento di almeno 15 persone.
Bandiera-murales del nuovo Stato Islamico in Afghanistan
15 novembre: i talebani lanciano un’offensiva nei luoghi dove si sospetta si nascondano i militanti dell’Isis-Khorasan in quattro distretti della provincia di Kandahar, nel Sud del Paese.
21 novembre: i talebani chiedono alle televisioni di non trasmettere più serie in cui si vedono donne recitare e di evitare la diffusione di programmi “opposti ai valori islamici e afghani” o che mostrano il profeta Maometto e altre figure sacre. Le giornaliste che lavorano in tv devono portare il velo islamico quando vanno in onda. Sono le nuove direttive religiose del ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio che ha sostituito il ministero precedente delle pari opportunità. Intanto i centri antiviolenza per le donne sono stati chiusi e nessuna può più lavorare, certificando di fatto un’apartheid di genere.
** Cosa sta accadendo ora
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Nelle settimane successive continuano gli scontri tra Isis e talebani, scontri al confine con i pakistani dove viene contestata la linea di Duran. Ci sono sollevazioni in alcune province come quella di Faryab, che per una manciata di ore sembra cadere ma poi viene ripresa. I talebani continuano ad andare in giro nei paesi vicini mentre la crisi economica si aggrava, e solo qualche giorno fa, hanno presentato (https://radiobullets.us11.list-manage.com/track/click?u=dee9e78abf585c6f318071030&id=bed97a58df&e=964bfd5f7b) il primo bilancio finanziario per i primi quattro mesi del 2022 che ammonta a quasi 600 milioni di euro.
Intanto promettono che pagheranno gli stipendi pubblici che nessuno paga almeno da luglio, mentre l’Uzbekistan minaccia di tagliare l’elettricità visto che neanche i paesi confinanti che forniscono energia sono stati pagati. L’emergenza elettrica rientra dopo alcune raccomandazioni ma la situazione resta tesa, soprattutto perché è inverno e le temperature sono rigidissime. Più di 4 milioni di persone sono sfollati interni e vivono in tende per strade, e milioni di altre non hanno i soldi neanche per comprare alimenti di base i cui prezzi sono raddoppiati così come quello del carburante.
Una crisi umanitaria senza precedenti, ed è a questo punto che torna Radio Bullets, quando l’attenzione della stampa sembra essersi assopita, quando la gente ha veramente bisogno di essere raccontata, quando chi ha deciso di sostenere questo viaggio ha scelto di non dimenticarli e non lasciare che le sofferenze di un popolo restino inascoltate.
** Le madri di Kabul
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«Una donna in Afghanistan non è nulla, serve solo a fare figli e tenere a bada la casa. Ho studiato, pensavo che un giorno avrei lavorato, invece ora sono prigioniera nella mia casa» Leggi (https://radiobullets.us11.list-manage.com/track/click?u=dee9e78abf585c6f318071030&id=e1fd89eb9f&e=964bfd5f7b)
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** Segnalazioni
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Come è cambiata l’istruzione in Afghanistan con il ritorno dei talebani? Il 28 gennaio 2022 il webinar del gruppo di ricerca CEID con Nove Onlus Iscriviti (https://radiobullets.us11.list-manage.com/track/click?u=dee9e78abf585c6f318071030&id=548ef2df90&e=964bfd5f7b)
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