TURBIGO. IL 14 maggio 1590 la contessa Porzia Landi Gallarati donò al nipote, don Federico Landi, il feudo turbighese, luogo nel quale possedeva molte proprietà tra cui il ‘Castello’. Prima di allora la contessa risiedeva nella ‘Casa da Nobile’ insieme al marito, il conte Ludovico Gallarati che aveva acquistato, nel 1569, dai nobili d’Adda insieme alle proprietà annesse tra cui l’Osteria al Segno dell’Annunciata. L’infeudazione comprendeva anche la giurisdizione con i dazi (sulle merci transitanti sul Naviglio) e il censo del sale.
La famiglia Gallarati (in seguito, di matrice ghibellina, parteggiò sempre per i Visconti-Sforza e la loro antica nobiltà è suggellata da un’iscrizione sepolcrale murata nella basilica dei SS. Felice e Naborre (succesivamente detta chiesa di San Francesco) di Milano. Nel Cinquecento cominciarono a ramificarsi nel contado: Bartolomeo originò di Gallarati di Ossona; Bartolomeo II quelli di Novara; Filippo quelli di Cerano e tanti altri ebbero la giurisdizione di Torino, Desio (come il Nostro), Alessandria, Cozzo, Cremona. San Carlo Borromeo intavolò una corposa corrispondenza con il conte Lodovico Gallarati al quale era legato da profonda stima e amicizia in quanto, nel 1576, mentre Milano era afflitta dalla terribile peste e gran parte dei nobili scappavano atterriti nei castelli della campagna, il conte Ludovico Gallarati fu uno dei pochi che coraggiosamente si prestò per mantenere l’ordine in città.
Il nostro conte Ludovico Gallarati morì nel 1578 a soli 49 anni lasciando un figlio, Guido, che morì anch’egli prematuramente. I beni della famigliapassarono