TURBIGO – E’ una delle presenze più antiche del paese che si trova in stato di completo abbandono. L’antica Osteria, punto di riferimento sulla strada che conduceva al porto sul Ticino, dava vitto e alloggio ai viandanti sin dal Cinquecento e fu proprietà dei Piatti, Landi, Doria, marchesi di Caravaggio, fino ad arrivare ai Bussola, le cui spoglie (ceneri) sono presenti nel primo campo nel cimitero civico. Nella parte ancora oggi esistente (in condizione pericolose), al di là del ponte, si fermavano le carrozze per la sostituzione dei cavalli, in quanto su tale strada si svolgeva anche il Servizio Postale ed era punto di riferimento per i messaggi diretti al Comune.
L’hospitium all’interno dell’Osteria era di grandi dimensioni. Oltre a dare alloggio ai viandanti aveva anche due scuderie per il cambio dei cavalli. C’era anche un forno per la produzione e la vendita del pane da parte di un prestino. L’Osteria rendeva parecchio, specialmente per il commercio del vino prodotto in paese con l’ausilio di un Torchio e conservato nelle cantine dell’Osteria ancora oggi visibili sotto il piano stradale. Un affresco dell’Annunciata (staccato nel 1980 dai proprietari), mutuato dalla tela cinquecentesca presente nella chiesa parrocchiale, ha dato il nome all’Osteria. La bottega era collegata direttamente con il ponte tramite un balcone che fungeva da ingresso. Abbiamo notizie d’archivio che nel 1737 il gestore era un tale Pietro Casolo, mentre nel 1806 era Paolo Corbella e nelle carte successive compare un certo Giuseppe Bellomo, famiglia di cui esiste la tomba al cimitero (un membro di tale famiglia ci diede i negativi di molte foto eseguite a Turbigo nel primo Novecento).
L’Osteria era un unicum, sin dai primi documenti, con il Castello medievale. Dopo la vendita del 1816, non risulta più accorpata alla ‘Casa da Nobile’, ossia l’attuale castello. La proprietà era passata ai borghesi. Fu allora che l’ingegnere Gaspare Oriani (famiglia di cui si sa pochissimo) vendette l’osteria al Segno dell’Annunciata a Ferdinando Bussola.
DOGANA AUSTRIACA.
Nel 1798, in esecuzione della riforma della Legge Daziaria, gli uffici di confine con gli Stati sardi furono nuovamenti determinati. Dalle cosiddette ‘Ricevitorie principali’, dipendevano quelle sussidiarie com’era quella di Turbigo che dipendeva da Boffalora. Dalla Guida Statistica della provincia di Milano, (Milano, 1854) sappiamo che alla dogana di Turbigo c’erano: Carlo Porta, ricevitore; Giovanni Faccioli, controllore; Luigi Mauri, assistente; Caronne Carino, assistente al posto d’avviso. Una parte della cosiddetta Dogana (proprietà Bussola F.lli q. Fedele) era quindi riservata alla ‘Ricevitoria’ e composta da: 5 vani sotto (piano terra) 4 superiori + stalla, fienile, rimessa. Affittati alla Regia Finanza a £. 500. Di fianco si trovavano: rimessa grande, scuderia, rimessa piccola.
Altri sei locali erano utilizzati dall’Osteria e altri dieci superiori come magazzino.