Un amico ci ha fatto avere una vecchia copia de ‘L’Informatore’, un settimanale della riva destra del Ticino con la data del 25 aprile 1995. Diretto da Giuseppe Cacciani, nel cinquantenario della famosa data, vengono rivisitati i fatti, i luoghi, le vicende di quel grande aprile del ’45.
E’ l’introduzione del direttore che mi ha particolarmente convinto. Scrive Cacciani:
“A differenza di altri paesi europei (Francia) la Resistenza italiana ha subito progressivamente l’usura del tempo perché non è entrata con una sua identità precisa nella cultura, nella letteratura, nella scuola del nostro Paese (…) Le cause sono almeno due. Anzitutto la riduzione della Resistenza al momento bellico della lotta partigiana, narrato senza cogliere l’antefatto civile, culturale, sociale.
E così sono rimasti alcuni avvenimenti di rilievo a galleggiare su un’opinione pubblica in cui, anno dopo anno, si scoloriva sempre più il vero senso della Resistenza. E cioè di quella Resistenza che come rifiuto culturale ed istituzionale della dittatura, come scelta libera e senza sconti della libertà politica, fondata sui principi inalienabili della persona umana e della democrazia. Una visione maturata attraverso la testimonianza morale, l’azione civile incominciata ben prima che esplodesse nella lotta armata contro i nazifascisti, dopo il tragico settembre 1943…”
I vecchi fogli del giornale, ormai ingialliti dal tempo, riportano una successione di articoli:
- “Quando la Valsesia scese a Novara”;
- “Ossola il vescovo della liberazione”;
- “Da ‘banda di ribelli’ ad esercito”;
- “Fondotoce, un eccidio di martiri”;
- “Una donna dal corpo annientato: Cleonice Tomassetti”
- “Sacerdoti, uomini nelal resistenza”;
- “Il Cln novarese nacque ad Arona”;
- “La persecuzione ebraica sulle sponde del Verbano”;
- “L’imboscata di Montrigiasco”;
- “La carica dei fazzoletti verdi”;
- “Omegna liberata il 24aprile”;
- “Valsesia il sostegno della gente”
- “Rabellotti e Murciano, eroi galliatesi”
- “Istituto della resistenza, luogo della memoria”;
- “Omegna, da Sartre a Fenoglio”.
In queste pagine ci sono tutti i protagonisti di quella stagione di gloria e dolore, anche la memoria del capitano Beltrami e della sua fine a Megolo, al quale abbiamo dedicato una ricerca storica tempo fa, accompagnati da un ‘compagno’ che fu presente al combattimento (nella foto la lapide a Megolo che ricorda gli eroi caduti per l’Italia libera).
Ancora due sottolineature.
1 – In un bel articolo di Nino Chiovini c’è il senso dell’uccisione di una giovane donna di umili origini, Cleonice Tomassetti, che altro non era che un minaccioso messaggio di morte dei nazifascisti a tutte le donne che pure hanno continuato a combattere (come fanno in questi giorni in Ucraina, dove si è arrivati a togliere la vita ai bambini!): ”Sappiate che non indietreggeremo neppure davanti alla soppressione delle donne. Evitate, quindi, di prestare aiuto, attente a non dividere alcuna complicità con i banditi”;
2 – Le lettere dei partigiani novarese condannati a morte, lettere struggenti scritte poco prima della fucilazione, commuovono e danno motivo di riflessione su come fu dolorosa la conquista della libertà. Sono tratte da un libro curato da Mauro Begozzi.