Scrive oggi, 10 settembre 2022, su Fb Luisa Vignati: “10 settembre 1943. Il ten. di cavalleria N.H. Silvano Gray de Cristoforis, dei ‘Lancieri di Montebello , divisione Ariete, figlio dell’avvocato novarese Guido e di Antonia (Tony) Piantanida de Cristoforis, guida una azione contro i paracadutisti (2° fallschirmjager) tedeschi a Porta San Paolo. Ferito il 10 settembre 1943, muore il giorno successivo. La sera prima dello scontro, scrisse una lettera alla sua famiglia (allora abitante a Turbigo in Via Roma, 15, ndr), una lettera d’addio alla vita, per l’onore dell’Italia. Medaglia d’argento al Valor Militare. Il nipote, caro amico, mi dice che sul suo blindato, prima della battaglia, issò la bandiera italiana unitamente allo stendardo di famiglia (che compare ancora oggi nel triportico del palazzo De Cristoforis di Turbigo, ndr). Suo fratello, Filippo Maria Gray de Cristoforis, si arruolò tra i partigiani della Valtoce, col nome di battaglia di ‘Azzurro’. La scelta di entrambi fu tanto più coraggiosa se solo si pensa che lo zio era il gerarca Ezio Maria Gray (nazionalista, fascista e parlamentare repubblicano) membro del Gran Consiglio del Fascismo, vice Presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni fino al luglio 1943.”.
Non era la prima volta che l’avvocato Luisa Vignati scriveva queste note in memoria di Silvano Gray. Il 26 aprile 2018 il nostro avvocato, avendo ricordato, per la prima volta, la figura di Silvano Gray su Facebook, ricevette una telefonata di un certo Silvano P. dalla Campania che diceva di essere il figlio dell’attendente dell’ufficiale novarese. Aggiungeva che il padre gli aveva dato lo stesso nome di battesimo del tenente fedele al Giuramento al suo Re. Parlò del valore e del coraggio di Silvano Gray, dell’onore che guidava la sua condotta e di come il padre fosse suo attendente da Pinerolo sino alla sua morte. Infine, aggiunse che il padre tenne la foto del ‘suo’ ufficiale tra quelle dei familiari fino alla morte.
Che cosa sia successo a Roma l’8 settembre non è ancora chiaro. Si sa con certezza che il Re con il suo seguito partirono per Brindisi lasciando Roma (mentre i sovrani inglesi rimasero a Londra!) in balia dei tedeschi. Senza ordini i militari italiani presenti si comportarono secondo coscienza. Silvano scelse la strada dell’onore come fece un altro eroe della famiglia Carlo. Ufficiale garibaldino nella seconda guerra d’indipendenza, fu mortalmente ferito a S. Fermo (1859), “mentre con la spada alzata, nel mezzo della strada, correva gridando ed eccitando i soldati a seguirlo. Cadde col petto squarciato da una scarica di fucilate e fu portato morente nell’ambulanza del fratello che assistette alla sua fine“. Una stele piantata all’imbarcadero a Sesto Calende dove approdò prima della battaglia e una grande lapide lo ricordano.
Chi scrive sta lavorando da decenni per ricostruire la storia di questa ‘famiglia italiana’ con l’intento di portarla a termine prima di andare all’altro mondo. Proprio perché furono uomini d’onore come i de Cristoforis che fecero l’Italia conquistando con il sangue quella che oggi si chiama ‘sovranità’.