TURBIGO – Su iniziativa della Biblioteca Civica, una trentina di persone ha partecipato, nel pomeriggio del 30 ottobre 2022, alla passeggiata lungo l’alzaia del Naviglio Grande, ascoltando – da parte di una preparatissima guida del Parco – la storia dell’origine del canale, la sua evoluzione nel tempo, il trasporto delle merci, lo sviluppo delle centrali idroelettriche. Tra le tante notizie succose che la guida ha donato agli astanti, quella della scoperta che la parola ALZAIA era il termine con cui veniva indicata la fune che univa le chiatte (che portavano le merci lungo il Naviglio Grande) al tiro dei cavalli.
Le ‘alzaie’ vere e proprie vennero realizzate negli anni 1842-1844 e permisero di ridurre notevolmente (a 2-3 giorni) il tempo impiegato dalle barche. Si deve tenere presente che prima della loro realizzazione accanto alle sponde del Naviglio occorrevano circa quindici giorni da Milano a Sesto Calende per convogli composti da cinque barche trainate da venticinque cavalli, condotti da altrettanti uomini. I paroni (barcaioli) facevano il bello e il cattivo tempo e aumentavano a dismisura i costi proprio per gli imprevisti che potevano accadere durante il trasporto. Il traffico sul Naviglio era dunque lentissimo e costoso per cui fu progettata una strada ferrata di rimorchio delle barche da Tornavento a Sesto Calende, un tratto del Ticino con una notevole pendenza, lungo il quale si incontrano molte rapide (rasse) alle quali i barcaioli del tempo dettero nomi particolari, toponimi ancora oggi esistenti: la Miorina, il Cagarat, la Lanca, la Monga, la Cavallazza, l’Asnin, il Ramm, ecc. L’iniziativa intelligente ma fallimentare della strada ferrata fu promossa da un certo Francesco Besozzi (lo scrive Cesare Cantù nella ‘Grande Illustrazione del Lombardo Veneto, Milano, 1860, pag. 609), ma non ebbe il successo sperato anche per l’opposizione dei paroni.