Era il 19 dicembre del 1992 quado il grande giornalista moriva in un incidente stradale. Oggi, trent’anni dopo, Andrea Maietti lo ricorda su ‘Il Giornale’ del 18 dicembre 2022 e scrive:
“Quando, nel 1976, proposi al filologo Agusto Marinoni (di Legnano, ndr) di affidarmi una tesi di laurea su uno scrittore sportivo di nome Gianni Brera, lui non si scandalizzò: mi chiese soltanto di fargli leggere qualcosa che lo convincesse del diritto di Brera ad essere onorato di una tesi di laurea. Mi limitai a fotocopiare l’incipit di Addio Bicicletta, la biografia romanzata del ciclista Eberardo Pavesi. Cosi chiude quella citazione:
“Il Redefossi nasceva dal Naviglio…Oggi è tutto coperto e ci sferraglia sopra il tram di circonvallazione. Ritorna alla luce molti chilometri oltre Porta Romana: vi sbocca la fogna, impossibile sognarci. Ma quando nacqui vi si specchiava il cielo: ed era il mio oceano. Le donne di Corso Lodi vi andavano a lavare i panni e le stoviglie, sgurandole con la sabbia quarzosa. I lavatoi erano fatti con una semplice tavola di pioppo che quattro gambe da panchetto reggevano fissandosi al fondo. Ho in mente una gran fila di dorsi ricurvi, di sottane rimboccate e di piedi rossi. Ma le donne cantavano ed era assai bello. C’erano anche i pesci e se ne pigliavano all’asciutta di aprile. Fra le pietre viscide del fondo boccheggiavano scardole e carpanelle. Sotto le pietre, rintanate, anguille e dorate tinchette. Vecchie tomaie marcivano scoprendo oscene bocche dentate di chiodi. Qua e là, un bianco d’un coccio di maiolica, un pitale sfondato, culi di bicchieri, bottiglie crepe. Al diavolo se ridete pensando al mio oceano. Ciascuno, su questa terra, vive l’infanzia che gli destinano”.
Il professor Marinoni lesse d’un fiato: “Hai ragione – mi disse . Gianni Brera ha pieno diritto di cittadinanza nelle repubblica delle lettere italiane”.
Ho inviato allo storico biografo di Gianni Brera, Andrea Maietti, la seguente nota:
Ho avuto il piacere di conoscere Gianni Brera al tempo della sua candidatura nel PSI. Personaggio-scrittore eccezionale come risulta anche dal passo da lei ripubblicato riguardante il Redefossi. Complimenti a Lei e al Nostro (che, purtroppo, non ci legge e non scrive più) in occasione del trentennale della morte. Riporto qui sotto una parte di un mio scritto raccolto al tempo in cui facevo il cronista sulla riva sinistra del Ticino:
Gino Masè invitava spesso a pranzo Gianni Brera che arrivava sempre con una bottiglia di vino rosso…
ROBECCHETTO CON INDUNO. Dicevamo di Gino Masè, ingegnere milanese (1899-1970), figlio di un mercante d’arte, grande appassionato di caccia nella sua riserva della Valle del Ticino. Passava qui i mesi estivi e ritornava a novembre quando c’era il passo dei merli e dei tordi. Si dilettava a studiare la migrazione degli uccelli e registrò, per dieci anni, attraverso l’inanellatura, la presenza dello stesso usignolo nella sua uccellanda: anche un tordo, partito da qui, fu segnalato a Mosca! A questo dilettevole passatempo del Masé, il grande giornalista dedicò una pagina de ‘Il Giorno’ del 9 novembre 1962, dal titolo: ‘I tenori di Gino Masé si allenano in cucina’. “Gianni Brera – ci disse Emila Masè – era molto goloso della selvaggina cucinata da mia madre Tina e, appena poteva, veniva a trovarci. Portava del vino rosso per innaffiare i luculliani pranzi”.