«Torna la disinformazione, con l’accusa che i privati lucrino sulla salute dei cittadini. Mi chiedo se siano falsità scritte in buona fede». Non ci sta Stefano Massaro, CEO di Cerba HealthCare, presente sul territorio nazionale in 16 regioni, a cui si rivolgono 4 milioni di pazienti ogni anno, che risponde all’inchiesta di Milena Gabanelli e Simona Ravizza pubblicata lunedì 6 febbraio, sul Corriere della Sera.
Il meccanismo per cui nelle strutture sanitarie private sono spesso disponibili solo prenotazioni per i pazienti solventi è dovuto ad una mancanza di fondi su cui il privato non ha alcun potere di intervento: «Per le prestazioni in convenzione le strutture private utilizzano il budget che le Regioni mettono loro a disposizione – spiega Massaro –. La legge impedisce inoltre il trasferimento di budget da pubblico a privato e per quanto ogni anno le Regioni stanzino dei fonti extra per l’abbattimento dei tempi di attesa gli stessi non sono sufficienti a soddisfare la domanda. Quindi, quando il pubblico non riesce a erogare i servizi, sul privato si sposta la richiesta dell’utenza ma non i fondi per farvi fronte. È completamente fuorviante quanto afferma sbrigativamente la redazione di Dataroom, ovvero che le strutture private non offrano servizi in convenzione per privilegiare quelli a pagamento. Il privato non si azzarderebbe mai a fare l’aguzzino per vendere più care le prestazioni: se alle strutture private fosse assegnato un budget adeguato, i tempi di attesa verrebbero abbattuti».
Resta da chiedersi quale sia l’obiettivo di una narrazione simile, proprio alla vigilia delle elezioni. Offriamo dunque qualche numero sulla nostra azienda in Lombardia: sia nel 2021 che nel 2022 abbiamo erogato prestazioni del Servizio Sanitario Regionale per un valore di 14 milioni di euro. Nel 2021 ne sono state finanziate per 10,4 milioni e nel 2022 per 10,7 milioni. Significa che oltre 3 milioni di euro di prestazioni ogni anno sono state erogate a favore dei cittadini a spese delle nostre strutture e a vantaggio dei cittadini. Al contempo le prestazioni private sono cresciute anno su anno del 9%, a dimostrazione del fatto che la domanda aumenta molto più di quanto la sanità pubblica sia pronta a farsene carico. E osserviamo dinamiche non molto diverse in tutte le altre Regioni.
«Falso quindi sostenere che sia il privato a chiudere i rubinetti a scopo di lucro».
Sul tema della sanità e del buco dei rimborsi il CEO di Cerba HealthCare si è espresso anche in passato e ancora conclude con un appello alla correttezza: «Quando si fa un’inchiesta sulla sanità, che si faccia in modo approfondito e senza preconcetti, perché si parla della salute delle persone. Un sistema pubblico-privato che funziona produce qualità, efficienza ed innovazione, ma perché stia in piedi servono investimenti. È concettualmente sbagliato pensare che il comparto salute possa essere gestito secondo principi antieconomici, altrimenti semplicemente non esisterebbe. Una narrazione fuorviante che dipinge il privato sempre e solo come avido e profittatore è completamente fuori dalla realtà e danneggia proprio la qualità dei servizi sanitari a cui le persone hanno diritto».