TURBIGO – Un pubblico inaspettato e numeroso, che la ‘Sala delle Vetrate’ non è stata in grado si contenere, ha partecipato alla serata di presentazione della spada celtica in bronzo del XIV sec. a.C., periodo cosiddetto del ‘Bronzo recente’. Prima quindi dell’Età del Ferro dove le ‘armi’ di tal fatta assumono un diverso carattere storico.
La spada è stata rinvenuta nel 2017 nell’alveo del Ticino in località ‘Tre Salti’ e acquisita al patrimonio dello Stato (al giovane scopritore Antonio Rialti è stato riconosciuto un premio pari a un quarto del valore), successivamente studiata in maniera approfondita dai relatori della serata: il professor Giorgio Baratti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dal dottor Tommaso Quirino della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano.
La serata del 10 marzo 2023, ‘messa a punto’ dalla Biblioteca civica (dott.ssa Marta Barcaro), è stata introdotta dal sindaco Fabrizio Allevi e dal vicesindaco, assessore alla Cultura, Manila Leoni che hanno ripercorso la storia dell’iniziativa sviluppatasi in sei anni dal ritrovamento, durante i quali il reperto archeologico turbighese è entrato nel paesaggio mediatico attraverso pubblicazioni (Mergozzo 2019) e articoli sui vari social e organi di stampa tra cui ‘Archeologia online’ che hanno creato una grande aspettativa negli appassionati.
Dopo la ricostruzione dei vari momenti in cui si è articolato il restauro e la valorizzazione dell’importante reperto da parte del Soprintendente, il professore della ‘Cattolica’ ha cercato di delineare il perché una spada di tal fatta fosse stata interrata sulla sponda di un fiume che il passare dei secoli e l’erosione dell’acqua hanno fatto ‘sgusciare’ dal sito originario nel particolare momento ‘storico’ in cui Antonio Rialti stava pasteggiando sulla riva sinistra del fiume. Conservata troppo bene per ipotizzare che fosse stata gettata nel fiume da un ‘Celta’ 3500 anni fa, ragion per cui il significato profondo – attribuito dallo studioso milanese – è che tale posizionamento indicasse il passaggio sul fiume, documentato ancor oggi dai resti di una pila romana-altomedievale (posta poco più a valle) alla quale si ancorava la corda necessaria ad attaccare le barche per attraversare il fiume.
A tutti i partecipanti è stata omaggiata la pubblicazione che documenta l’importante ritrovamento a significare come la vita nel territorio turbighese sia stata ‘vivace’ sin dai tempi più antichi.
La spada di Turbigo dell’Età del Bronzo
previous post