BORGOMANERO – Le parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa, sui fatti di Via Rasella a Roma (un’esplosione tremenda con 33 morti tra cui il 12enne e in partigiano di 48 anni) del 23 marzo 1944 hanno fatto inastare la ‘baionetta’ verbale al partigiano garibaldino Alessandro Maiocchi (‘Massiccio’), classe 1928. “La Russa non sa niente, raccoglie solamente la nostra vergogna di combattenti per l’Italia che non è certamente la sua!”.
Nel marzo 1944, da sei mesi, Roma era stata dichiarata ‘città aperta’, cioè ‘zona non di guerra’, ma i nazisti non rispettavano l’accordo e continuavano a spadroneggiare. Roma venne bombardata 51 volte tra l’8 e il 18 marzo con centinaia di morti e feriti. E i Gap (Gruppi di Azione Patriottica) risposero. Fu uno studente di medicina a caricare su un carretto due bidoni contenenti una ventina di chili di tritolo misti a spezzoni di ferro che decimarono la XI Compagnia del III battaglione Bozen. Erano SS sudtirolesi tra i 26 e 43 anni che avevano optato per la cittadinanza germanica, quindi sudditi del Terzo Reich, altro che membri di una “banda musicale di semi pensionati” come ha dichiarato la seconda carica dello Stato. Seguì poi l’efferata rappresaglia: 10 italiani (antifascisti) ogni SS ucciso. L’elenco dei ‘banditen’ venne stilato nella notte successiva all’attentato gappista dal capitano Erich Priebke e dal maggiore Kappler: c’erano militari, comunisti, azionisti, repubblicani, monarchici, ebrei e cristiani, borghesi e popolani. Tutti italiani.
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