Originariamente il ponte in pietra sul Naviglio Grande non era così. Quando, all’inizio del Seicento (1606), fu sostituito il vecchio ponte in legno con un altro in pietra le arcate erano solamente due, come quello della Padregnana. L’alzaia del Naviglio Grande era in sponda destra, tant’è che il ponte ferroviario (1887) ha una luce (apertura) sul pilone ovest, proprio per permettere il transito della strada che costeggiava il Naviglio e proseguiva sempre in sponda destra com’è attualmente dopo il ponte della Padregnana.
Fu l’ingegner Paolo Tatti (sindaco di Turbigo dal 1864 al 1913) a modificare la struttura, come risulta da un documento del Corpo Reale del Genio Civile di Milano che nel marzo 1889 esprimeva un parere favorevole al progetto elaborato dallo stesso Tatti che prevedeva l’aggiunta di una arcata proprio con lo scopo di spostare l’alzaia in sponda sinistra, liberando così la sponda destra dove insisteva la sua proprietà (ai nostri tempi era quella della conceria Piave e, in parte, è ancora dei figli di Garavaglia Giuseppe). L’Ufficio dopo aver detto “ di non aver trovato necessaria alcuna osservazione” aggiunge che l’approvazione definitiva sarà data dal Ministero dei Lavori Pubblici a cui il progetto – firmato dall’ingegner Paolo Tatti – sarebbe stato inviato.
IN TEMPI RECENTI…Nel 1987, durante i lavori di ampliamento della fognatura, oltre ad affiorare la rizzada sottostante al preesistente manto di copertura della strada, ne è comparsa un’altra a più di un metro di profondità dell’attuale livello, la quale – con linea discendente – si raccordava alle sponde del Naviglio Grande. Era la strada medievale che conduceva al porto di Turbigo sul Ticino, in quanto, fino al 1606 il ponte in pietra sul Naviglio non esisteva. Fino al quel tempo, i viandanti che volevano andare in Piemonte attraversavano il Naviglio a valle di qualche metro dall’attuale ponte, in corrispondenza del cancello ancora oggi esistente, Con l’edificazione del ponte in pietra nel 1606 venne ristretta la via 3 giugno e con un terrapieno fu alzata la strada per raccordare le pile ed arrivare alla situazione attuale.
Nel 1889, l’allora Sindaco del paese – come abbiamo detto – predispose un progetto di allargamento del ponte a seguito dell’aumentato numero di carrettieri, ma fu realizzata solamente una maggiore campata dell’arcata lato paese.
Nel marzo 2009, mentre stavamo fotografando il ponte in pietra si avvicinò un turbighese (Ardizio) che si raccontò che suo nonno Crippa di Nosate (classe 1862) aveva lavorato alla modifica del ponte di fine Ottocento, il quale veniva pagato direttamente l’ingegner Paolo Tatti. Quindi non solo l’ingegner Tatti progettò le modifiche al ponte, ma ne pagò anche il costo, ma aveva la sua convenienza, come abbiamo detto, nel senso che eliminava la penetrazione longitudinale nella sua proprietà della vecchia alzaia in sponda destra
Una nuova fase riguardante il ponte sul Naviglio si aprì con la richiesta da parte dell’ENEL del potenziamento della centrale termoelettrica. L’Amministrazione Paratico chiese in cambio della licenza edilizia la risoluzione del problema della strozzatura realizzata dal ponte secentesco in pietra. La prima proposta dell’ENEL, della fine del 1967, fu quella dell’abbattimento e della costruzione di un altro ponte in cemento armato. Proposta che venne sostenuta anche nei mesi successivi fino a convincere l’Amministrazione. L’interessamento di alcuni turbighesi, tra cui l’architetto Angelo Vittorio Mira Bonomi, allora ispettore onorario alle Antichità nella provincia di Milano e di Varese, ma anche di Giuseppe Garavaglia (proprietario della Conceria Piave) che il 15 gennaio 1968 presentò una petizione popolare in Comune, fecero si che il Soprintendente Gisberto Martelli vincolò il ponte con la seguente motivazione evitando lo scempio in atto: “Si comunica che il Ponte antico sul Naviglio Grande, di proprietà comunale, riveste l’interesse di cui all’art. 1 della legge 1° giugno 1939, n. 1089, perché vide l’ingresso, in Lombardia, delle truppe di Napoleone III il 2 giugno 1859, alla vigilia della Battaglia di Magenta”.
Il ponte in cemento armato sarebbe stato costruito, a totale carico dell’Enel, affiancato a quello già esistente in pietra. Avrebbe avuto un andamento inclinato, quasi tangente agli archi esistenti in modo da non impattare con l’antica presenza. Il Consiglio Comunale del 20 febbraio 1968 approvò il progetto di massima del nuovo ponte in cemento precompresso, nominando l’architetto Angelo Vittorio Mira Bonomi “assistente-controllo lavori” in rappresentanza della Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia.
Il ponte in pietra sul Naviglio Grande (1606)
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