La ‘Guida statistica della Provincia di Milano’ (Milano, 1852) riporta le tariffe e le motiva con le seguenti parole:
”Dei diritti di pedaggio da pagarsi al porto di Turbigo sul Ticino a tenore di altra tariffa pubblicata il 20 luglio 1604, e degli ordini emessi dal Magistrato ordinario dello Stato di Milano l’11 maggio 1657”.
La tariffa variava se il Ticino fosse più o meno in piena: al primo livello, costo di un ‘pedone con fagotto’, lire 0,5); al secondo livello del fiume, lire 26; al terzo livello del fiume, lire 57.
Oltre al ‘pedone con fagotto’ nel tariffario era specificato il costo per:
– Un uomo a cavallo anche con fagotto;
– Ogni cavallo, mulo, asino o bestia bovina con o senza carico;
– Ogni soma di mercanzia in genere;
– Ogni carro vuoto o carico;
– Ogni barozzo carico o non;
– Ogni carozza con cavalli e carrozziere o lettiga senza persone;
– Ogni animale suino grosso o piccolo;
– Ogni centinaio di pecore o capre.
Al tempo c’era già la Dogana (le rovine dell’edificio sono quelle ancora esistenti in Via Roma, sulla sinistra andando verso il ponte sul Ticino, adiacente al ponte il pietra) e la ‘Ricevitoria Provinciale di Turbigo’ aveva il seguente personale in servizio:
– Luigi Marianni, Ricevitore;
– Giovanni Frattini, Controllore;
– Giovanni Stefanoni, Assistente;
– Carlo Rutner, Assistente al posto d’avviso.
Come si vede dalla carta settecentesca che pubblichiamo, dove il passaggio sul fiume è indicato come ‘Porto di Galliate’ (una barca trattenuta da una fune ancorata alle estremità da due pile) al quale si arrivava sia da Turbigo, sia dal Padregnano, tale situazione mutò solamente nel 1887 con l’inaugurazione del ponte ferroviario progettato dall’ingegner Tatti.