Carlo De Cristoforis: “Qui si fa l’Italia o si muore!”
Da almeno trent’anni – chi scrive – sta cercando di sistemare le tessere del grande mosaico che comprende anche la vita di alcuni giovani De Cristoforis che persero la vita per l’Italia. Spunti presi qua e là, da pubblicazioni ormai introvabili, come la nota che ci ha inviato oggi un appassionato – tramite whatsapp – ben sapendo del nostro interesse e che ci ha dato motivo di un pensiero alla memoria di un ‘uomo di qualità’ (sono così rari). Poi, di questi tempi, dove il termine ‘Nazione’ è ritornato di moda, si è più propensi a dedicare un po’ di tempo a chi ha contribuito a creare l’Italia che viviamo.
UN EROE (1824-1859), certamente non dimenticato se oggi, mentre piove, un vecchio cronista e qui a ricordare la figura e l’opera di Carlo De Cristoforis ben sapendo che la caserma militare di Como porta il suo nome e il proiettile con cui fu ucciso è conservato al museo lariano.
Laureatosi nel 1847 a Pavia, l’anno successivo prese parte ai moti del ‘48 (Cinque Giornate di Milano) e fu sempre assiduo nel cospirare contro gli austriaci per amore di patria. Dopo i moti del febbraio 1853, si spostò a Parigi per seguire dei corsi di matematica e, in seguito, frequentò per due anni la scuola di Stato Maggiore. In occasione della guerra di Crimea fu nominato Capitano e scelto per comandare un deposito nella città di York dove imparò l’inglese che gli servì per poter insegnare Scienza Militare all’istituto Pultney di Londra.
Quando la Nazione chiamò si presentò a Garibaldi il quale gli confermò il grado di Capitano
dei Cacciatori delle Alpi e varcò il Ticino a Sesto Calende. Alla testa di 120 uomini respinse – nel mattino del 25 maggio 1859 – 300 fanti e 150 cavalli austriaci con due pezzi d’artiglieria sulla strada da Sesto Calende a Somma Lombardo.. Aiutò in questo modo l’avanzata di Garibaldi al quale si ricongiunse a Varese. Il 27 maggio fu scelto per attaccare di fronte il corpo del maresciallo Carlo Urban e una palla lo colpì a morte alla Camerlata. Lo soccorse il fratello Malachia….disperato.
Carlo de Cristoforis lasciò molti scritti inediti tra cui anche una memoria sulle condizioni dei contadini scritta insieme a Stefano Jacini, il quale la utilizzò per l’elaborazione della sua famosa inchiesta agraria, che fu discussa in Parlamento ed è materia di studio ancor oggi nelle università.
DIDA 1 – Carlo De Cristoforis; 2 – Monumento a Sesto Calende in memoria del Capitano