ALTOMILANESE – Sono parecchi gli edifici religiosi dei quali si è persa la memoria. Sono tre giorni che piove e abbiamo trovato il tempo per elencarli, aggiungendo parole che abbiamo raccolto nel tempo. Di alcuni sono rimaste le tracce, di altri le carte d’archivio.
ORATORIO DI SAN TADDEO A SANT’ANTONINO TICINO. Eretto dal nobile Villano Crivelli, abitante in loco, nella seconda metà del Trecento, mediante atto del 9 novembre 1354. Lo troviamo ricordato nel Liber Seminaeii del 1564 con errata indicazione, ed ancora nel giugno 1636 allorché i Francesi, alleati dei sabaudi del Duca Vittorio Amedeo I, invasero la pieve di Dairago – nel quadro della guerra dei Trent’anni – seminandovi il terrore. Probabilmente l’edificio religioso fu sconsacrato in seguito alle drastiche leggi giuseppine della fine del Settecento.
ORATORIO DI SAN FEDELE A CASTANO. La chiesa di S. Fedele si trovava sull’angolo occidentale della piazza (intersezione tra corso Roma, piazza Mazzini), proprio di fronte all’imboccatura del vicolo della ‘Chiesa vecchia’ ed era probabilmente l’antica parrocchiale. Già documentata nel XIII secolo, l’aula rettangolare, senza abside semicircolare, la riporta indietro al tempo della diffusione del cristianesimo, così come S. Maria in Binda a Nosate, S. Maria di Ferno, S. Damiano a Turbigo e via dicendo.
San Fedele – così come le chiese che tracciavano la via che correva lungo la riva sinistra del Ticino – era collocata su un’antica strada che, proveniente da Como-Castelsperio, proseguiva per Novara lungo la via Adua (costeggia l’attuale Centro Commerciale e un tempo si chiamava ‘Via der Pavia’) che si collegava alla ‘Traversagnetta’ di Robecchetto e proseguiva da una parte lungo la Mercatoria (antica strada posta sulla riva sinistra del Ticino) e dall’altra attraversava il fiume al passo di Turbigo-Robecchetto-Galliate.
L’ORATORIO SAN MAURIZIO A CASTANO era posizionato al confine Sud, vicino al confine con Cuggiono, come ancora oggi indica la toponomastica “Al santo Maurizio”.
L’ORATORIO DEI SS. CORNELIO E CIPRIANO A CASTANO era collocato al confine Est. L’ubicazione esatta è indicata dalla mappa vecchia della città e la chiesetta si trovava non lungi dal cimitero (ad ovest della cascina ‘Cantona’). Lo documentano la strada intitolata al Santo la quale diparte dal cimitero e alcuni fondi di questa zona che portavano il toponino ‘Cornelio’. Vicino al Villoresi dunque, in direzione di Buscate. Già cadente alla fine del Cinquecento fu venduta per 175 lire nel 1787 ad un certo Antonio Ramponi.
LA CHIESA DI S. MARIA IN PRATO A CASTANO di diritto patronale della famiglia Cantoni. L’attuale cappella di Maria Bambina in piazza Garibaldi ricorda un’antica chiesa demolita nel 1789. Sorgeva all’angolo nord-est della piazza (detta del ‘Prato’) e fu eretta nel 1345 per volontà di Marchisio de’ Cantoni, un prete castanese appartenente ad una ragguardevole famiglia del luogo. L’erezione è ricordata da una lapide murata all’esterno della Prepositurale, vicino all’entrata laterale di corso Martiri Patrioti.
ORATORIO DI SAN PIETRO AL PONTE DI CASTANO, chiesetta scomparsa, era al confine Ovest, al Ponte di Castano. Già citata nel 974, come le altre chiese qui indicate, la dedicazione la fa risalire all’epoca longobarda, così come S. Zenone (santi privilegiati, dopo S. Michele Arcangelo, da questo popolo). L’ultima descrizione è della seconda metà del Cinquecento. Alla fine dell’Ottocento, durante i lavori di costruzione della cascina ‘Carabelli’ – sulla riva sinistra del Naviglio Vecchio, vicino al ponte in pietra – furono rinvenute molte ossa umane: una conferma dell’inumazione di cadaveri che di regola avveniva presso le chiese.
ORATORIO DI SAN MAURIZIO A CUGGIONO. Nel 1660 gli scolari della compagnia di S. Gerolamo chiesero di poter erigere un nuovo oratorio visto l’alto numero di adepti.
La chiesa di San Maurizio sorgeva nella piazza omonima. Lasciata andare in disuso venne dapprima usata come scuola per due classi elementari, indi, nel 1880 – quando entrò in servizio il ‘Gamba de Legn’, il tram che collegava Cuggiono a Milano – fu abbattuto il campanile e la chiesa adibita a rimessa per le macchine del nuovo mezzo di trasporto. Quando il tracciato del ‘Gamba de Legn’ fu prolungato fino a Castano, l’ex chiesa di San Maurizio fu trasformata in teatro comunale e così rimase fino al 1925, quando, per migliorare la viabilità della piazza fu abbattuta (Badi, 1950)
ORATORIO DI SANTA TERESA A INVERUNO. Nel 1638 Augusto Busti chiese che fosse benedetto l’oratorio di Santa Teresa da lui fatto costruire. Nessun documento è rimaasto per conoscere che fine avesse fatto.
ORATORIO DI SAN MARTINO A NOSATE. Il papa Martino I morì nel 655 e fu canonizzato non molti anni dopo. Si hanno notizie di chiese a lui dedicate già nel XIII secolo e due di queste sono citate a Nosate e al Padregnano. A Nosate si pensava che fosse nell’attuale area della chiesa di San Guniforte, ma il restyling del 2001 non ha dato alcuna certezza.
Scrivemmo allora: Nel “Liber” compilato da Goffredo da Bussero nel 1287 sono elencate due chiese a Nosate: S. Maria e S. Martino. Mentre S. Maria in Binda è stata tramandata dal tempo, di S. Martino si sono perse le tracce. Qualcuno aveva supposto che S. Martino fosse collocata al posto di S. Guniforte, ma lo scavo archeologico non ha dato alcuna certezza e confermato l’esistenza di una chiesa cinquecentesca (con abside semicircolare ed aula rettangolare), quella che vide San Carlo Borromeo nella Visita Pastorale del 1570 e cioè l’attuale. Di San Martino è rimasto solo il toponimo che ha dato il nome ad un piano di Lottizzazione in paese.
L’ORATORIO DI SAN MARTINO AL PADREGNANO. Fu lo storico Gian Domenico Oltrona Visconti a tratteggiare per primo – in un articolo su ‘Contrade Nostre’ – quelle che furono le antiche chiese del Padregnano, un tempo caposaldo del contado del Seprio. Di San Martino l’unica citazione risale al 1094, all’epoca della donazione parziale ai Fruttuariensi. Allora si trovava nel villaggio di Padregnano: intus villa de ipso loco. Oggi, lo spirito dell’antica chiesetta, sopravvive nel toponimo del fontanile ‘Martinone’ e nel campo adiacente dove era insediato l’antico villaggio del XIII secolo.
L’ORATORIO DI S. ILARIO A PADREGNANO. Quando il signor Scattolini, una decina di anni fa, lasciò la sua abitazione a Padregnano ci mostrò l’area dove – secondo lui – c’era un’antica chiesetta, probabilmente quella di S. Ilario, il Santo francese (da Poitiers) che aveva combattuto, come San Martino, l’eresia ariana. Il suo ricordo non `e sopravvissuto – come nel caso di S. Martino – nella toponomastica, salvo interpretare l’etimologia della localit`a Villaria come vicus Ilario.
L’ORATORIO DI SANTA MARIA A RUBONE. Fino a tutto l’Ottocento nell’antico comune rurale di Rubone vi abitavano circa cinquecento persone, tutti nelle corti dislocate sulla riva sinistra del Naviglio Grande, che prendevano il nome o il soprannome dalle antiche famiglie del luogo (Gualdoni, Bognetti). Barchiroli e contadini, dunque, con le proprie case poste a corollario della chiesetta di Santa Maria (abbandonata da tempo) che vantava una pala d’altare della scuola di Tommaso Cagnola predata da tempo, ma della quale si riconosce ancora la sinopia.
Di tale affresco, appartenente al tipo iconografico di ‘Maria Regina’, risalente al primo Cinquecento, scrivemmo trent’anni fa (Contrade Nostre), riportando anche il cartiglio sotteso a quella che era una vera opera d’arte, andata perduta con gli arredi. D’altra parte, quando se ne andò l’ultimo barcaiolo il paese divenne un luogo isolato, abitato solo dalla paura. Le mura delle cinque cascine che lo costituivano hanno cominciato ad essere preda della vegetazione rigogliosa e i tetti letteralmente “mangiati”. Poi ci fu un maxintervento edilizio incompiuto che è ancora lì da vedere.
L’ORATORIO DI NOSTRA SIGNORA DEL CARMELO A ROBECCHETTO. L’Oratorio di Nostra Signora del Carmelo era ubicato in un edificio di proprietà Fagnani, nel cortile cosiddetto “dei Cardani ”. La devozione della comunità a questo oratorio iniziò nel 1679. Potevano entrarvi circa quaranta persone in piedi. Si sa che si celebrava ancora nel 1845 per cui possiamo supporre che solo con l’apertura della nuova chiesa parrocchiale sia stato sconsacrato.
L’ORATORIO CAMPESTRE DI S. ANNA A ROBECCHETTO-TURBIGO. La prima notizia risale al 1711. La tradizione orale ha tramandato l’uso dell’oratorio come Lazzaretto durante le epidemie e, in funzione di questo scopo, nel muro si apriva una finestrella attraverso la quale veniva introdotto il cibo. La cura dei malati era affidata ad infermieri dell’Ospedale Maggiore di Milano ed i morti, evacuati nottetempo, erano cosparsi di calce e sepolti nel luogo che piu` tardi venne detto Burrone. Alla fine dell’Ottocento, `e documentato l’utilizzo dell’edificio come Casa per colerosi, ma la memoria di ‘Luogo di morte’ `e documentata dal progetto rintracciato in Archivio Comunale di Robecchetto che individuava il sito del primo cimitero di Robecchetto proprio nell’area dell’antico ‘Lazzaretto’. Il progetto non fu realizzato perché la chiesa era di ragione del Comune e il territorio di proprieta` della parrocchia di Turbigo, per cui fu giocoforza orientarsi verso S. Vittore, nonostante fosse distante dall’abitato. Nel 1912 l’edificio venne demolito.
DIDA – RUBONE, nella chiesa di Santa Maria, ormai dissacrata, c’era un affresco della scuola di Tommaso Cagnola (secolo XV) strappato in tempi antichi, che qui pubblichiamo.
La Maria Regina reca in capo la corona e appoggia la mano sinistra sul libro collocato aperto sul suo ginocchio. Con la destra sostiene invece il Figlio seduto sulla sua gamba, nudo. Il gesto della Madre appare protettivo, mentre il suo sguardo, distolto dal figlio, sembra presago del suo tragico destino di sofferenza e di morte.