La Festa d’In Gio’ di antica memoria e tradizione – quest’anno – ‘compie’ quarant’anni e il ‘Gruppo d’In Giò’ si sta già dando da fare per preparare il manifesto e le iniziative per tale ricorrenza che, quest’anno, si svolgerà il 20 ottobre. Tanti sono stati gli interventi di manutenzione ordinaria che hanno consentito all’edificio religioso di arrivare sino a noi. Il primo, più significativo, fece seguito a una raccolta di firme da parte della Gente d’in giò, coordinata da Luigina Meazza. L’Amministrazione comunale, su proposta dell’assessore Alessandro Ferrari, con delibera 51/1984, finanziò il progetto dell’arch. Angelo Vittorio Mira Bonomi e dell’ing. Luigi Paolino, teso a risanare il tetto e le pareti esterne della chiesa.
Su Il Segno del marzo 1985 si dice:
“Sono iniziati i lavori di restauro della chiesa dei SS. Cosma e Damiano che consistono: 1 – Rifacimento del tetto; 2 – Restauro della facciata, mantenendo l’intonaco presente nelle parte superiore; 3 – Risanamento muri intaccati dall’umidità. Il progetto, realizzato dall’arch. Angelo Mira Bonomi e dall’ing. Luigi Paolino è stato approvato dalla competente Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia e i lavori affidati alla ditta Dall’Agnese di Turbigo. Informiamo che la situazione sul libretto di risparmio intestato alla Chiesa dei SS. Cosma e Damiano è la seguente: all’8.1.85 sono in cassa 4,8 milioni che integreranno lo stanziamento di 130 milioni effettuato dall’Amministrazione Comunale”.
ALCUNE NOTE STORICHE
1 – 1669 – La posa della prima pietra della nuova chiesa avvenne domenica 22 settembre 1669 ad opera del conte Francesco Piatti (+1678) alla presenza del priore del già aperto convento degli Agostiniani Scalzi, padre Innocenzo di S. Girolamo.
Fino ad allora il convento era servito dalla vecchia chiesa citata dal Bussero (fine XIII secolo) e rimessa a nuovo all’inizio del Cinquecento dai fratelli Ludovico e Martino Piatti. La nuova chiesa sorse appaiata alla vecchia, al punto che la parete sud del presbiterio è inglobata nella nuova. Nel corridoio che unisce la chiesa con l’ala a ‘L’ si nota un’inferriata che non avrebbe ragione d’essere all’interno dell’edificio religioso e un ‘sacrarium’ che apparteneva all’antica chiesa duecentesca.
2 – 1720 – Il campanile. La chiesa dei SS. Cosma e Damiano è terminata e anche il convento degli Agostiniani Scalzi è aperto da quasi un secolo. Rimane da innalzare il campanile. In occasione della revisione della torre campanaria (2004) e dell’installazione di un moderno impianto a 8000 Volt per allontanare i piccioni, si è scoperto che la campana più vecchia è datata 1720.
2 – 1805 – La Soppressione del convento e spoliazione della chiesa. La soppressione del convento portò allo Stato i beni che gli Agostiniani possedevano, non solo a Turbigo. L’asta avvenuta subito dopo la soppressione spogliò la chiesa dei pezzi migliori tra cui il coro in noce dove sedevano gli Agostiniani Scalzi, i due altari (probabilmente finiti nella chiesa di San Zenone a Castano Primo), oggetti sacri, statue, quadri tra cui la Via Crucis (14 tavole). Chi ci guadagnò fu l’acquirente, il filofrancese Alfredo Oriani, allora sindaco di Turbigo, che vendette tutto il possibile all’asta del 1817e – probabilmente – donò i due altari laterali al fratello, allora prevosto di Castano. L’ultimo agostiniano, padre Basilio Pianta, rimane a Turbigo come coadiutore, in quanto, per interessamento della contessa Marianna Piatti Erba Odescalchi la chiesa fu restituita alla parrocchia (1818) affinché se ne servisse come sussidiaria “per comodità degli abitanti di Turbigo Inferiore” (così era diviso allora il paese).