Dino Buzzati è una sorta di scrittore della ‘morte’. L’avviso mortuario accompagna tutta la sua vita, per cui fu un grande pessimista. Ottenebrato dai drammi dell’esistenza: la vecchiaia che arriva a tradimento al posto del trionfo, il dramma di dover morire…tutte realtà che non accettava e metteva in discussione.
Due mesi prima di morire – con la sua Porsche 2000 – ritornò per l’ultima volta nella sua casa di campagna presso Belluno per un estremo colloquio con la madre sepolta nel cimitero locale. Era il dicembre 1971 e l’avviso era già arrivato e lo aveva dettagliatamente analizzato:
“- Molti si sono persuasi che lo scopo di questa vita sulla terra è appunto una seconda vita, in un altro luogo, dove durerà in eterno..
– Tu ci credi?
– – Be’ per essere sincero no. I miei genitori ci credevano. Io non ci credo più, o per lo meno ho dei fortissimi dubbi. I miei figli ci credono ancora meno. Però alla vita siamo tutti attaccatissimi.
– – Sfido e l’unica cosa che gli rimane, dopodiché..
– – Vedi. L’uomo ha delle grandi risorse…
– – Vuoi dire che vive come se non dovesse mai morire? Come se la sua vita dovesse essere eterna?
– – In un certo senso sì.
DIDA Disegno di Buzzati ‘Santa ingenuità’, 1966