Ci ha lasciato Carlo Gambaro, classe 1929, titolare di una nota titolare della storica impresa funebre castanese.
Non era uomo di tante parole, ma quando eravamo intenti a raccogliere le memorie della fucilazione del 26 febbraio 1945 fece uno strappo alla regola ferrea che si era dato e ci disse:
”Dopo la fucilazione e l’appello che raccolse mio padre Gaetano da Franco Griffanti, il quale aggrappandosi alla spalla, gli sussurrò: ‘Gaetanino digli a mia madre che sono innocente!’, iniziarono le operazioni di sepoltura.
L’ordine era quello di riporre i cadaveri in una fossa comune. Abbiamo tardato di un giorno di proposito in modo da avere il tempo di preparare le quattro bare (anche quella del partigiano di Mesero). I funerali erano previsti a cimitero chiuso, ma il camposanto era letteralmente circondato da gente salita sulla cinta”.
Altri fatti atroci di quel periodo terribile avevano lasciato un segno nell’archivio mentale di Carlo Gambaro – che allora aveva ottant’anni – il quale continuò dicendo:
“Il 28 aprile 1945 sulla strada per Oleggio una sventagliata di mitra da parte di una colonna di tedeschi in fuga uccise altri due castanesi, Agnese Re e Giovanni Gambaro.
Precedentemente, a metà marzo, ci fu la funzione funebre – svolta da un cappellano militare nella chiesa di San Rocco di Castano – in memoria di tre ufficiali italiani appartenenti al Gruppo ‘Faggioni’ di stanza al ‘Campo della Promessa’”.
La cronaca della ‘Prealpina’ del 15 marzo 1945 precisa che i tre ufficiali stavano ritornando al Campo dopo aver assistito ad una manifestazione teatrale a Gallarate con gli attori Luisa Ferida e Osvaldo Valenti i veri obiettivi del blitz dei partigiani (furono uccisi successivamente), ma poi la scelta ripiegò sugli aviatori presenti allo spettacolo.
G. LEONI, Fascisti partigiani repubblichini nel Castanese, Fondazione Candiani onlus, 2012, pp.102-103
Le parole che Carlo Gambaro ci disse sulla fucilazione del tre castanesi del febbraio 1945
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