MAGENTA – Chi fosse Ezio Maria Gray lo si intende anche dalla seguente lettera al prefetto Tiengo del 12 aprile 1941 – recentemente rinvenuta dallo storico Norberto Bergna e pubblicata da Valerio Zinetti su Ticinonotizie,it – nella quale si ‘intima’, al rappresentante del Governo fascista (che intendeva far fondere l’opera per recuperarne il bronzo) di non pensare di demolire il monumento ai Caduti, innalzato dai magentini alla Vittoria della guerra 1915-1918, diversamente “mi troverete con tutti gli squadristi a difendere a mano armata il sacro e stupendo bronzo”. Anche per questa lettera il Monumento rimase al suo posto.
“Carissimo
Magenta è allarmata perché si è vista chiedere dalla tua Prefettura quale peso approssimativo di bronzo potrebbe ottenersi dalla fusione del suo Monumento alla Vittoria. Io spero che detta domanda sia “circolare” ma non possa essere intesa veramente alla fusione distruttiva di quel Monumento che ebbi l’onore di inaugurare alla presenza di Sua Maestà il Re Imperatore. Ma è una magnifica cosa: io lo citai come uno dei pochi Monumenti della Vittoria degni del massimo rispetto in confronto della massa di monumenti non solo da scartare artisticamente ma da rinnegare come monumenti al Dolore, ai Morti… alla Espiazione della Guerra (eretti molti da Amministrazioni sovversive a scopo disfattista) e non come Monumenti di una Grande Nazione vittoriosa in una Guerra altrettanto grande. Rassicura me e quelli di Magenta. Se la notizia informativa tendesse davvero alla distruzione, quel giorno mi troverete con tutti gli squadristi di Magenta a difendere a mano armata il sacro e stupende bronzo opera dello scultore Giannino Castiglioni di Milano. Con vivo affetto.
Ezio M. Gray
FOTO Il monumento ai Caduti di Magenta, opera di Giannino Castiglioni