Se l’estate 2016 sarà siccitosa l’agricoltura del nostro territorio vivrà un periodo devastante. A lanciare l’allarme è stato il presidente del Parco del Ticino Gian Pietro Beltrami durante la conferenza stampa di fine anno tenutasi in Villa Castiglioni a Pontevecchio di Magenta. A destare preoccupazione non c’è soltanto il compromesso raggiunto con il Ministero dell’Ambiante che ha portato ad un metro e venticinque sullo zero idrometrico il livello del lago Maggiore. Con la promessa di arrivare all’agognato metro e mezzo richiesto dal Parco entro il 2018. “Quella che ci appare la soluzione logica per non far soffrire l’agricoltura”, ha detto Beltrami. Lo scorso anno una grossa mano l’hanno data i ghiacciai che , sciogliendosi, hanno garantito il deflusso dell’acqua. Quest’anno le cose, in caso di mancanza di pioggia, potranno andare diversamente.
Per il resto il Parco del Ticino valuta positivamente le iniziative intraprese quest’anno. Dalla partecipazione ad Expo, all’Abaco per recuperare gli antichi cascinali. All’attenzione che il Parco continuerà a riservare agli allevamenti di specie autoctone, quali la razza bovina Varzese. Una mandria è stata introdotta, con grande successo, al centro parco ‘I Geraci’ di motta Visconti. “Il Parco del Ticino – ha spiegato il consigliere delegato all’agricoltura Fabrizio Fracassi – punta molto sul recupero di queste razze. Stiamo lavorando anche per le marcite, antichi metodi di coltivazione. Insomma, abbiamo intrapreso una serie di strade che ci stanno dando ottimi risultati. E poi il Parco del Ticino, forse più di tanti altri, ha dato seguito alla spending review attraverso una drastica riduzione del personale diminuito del 50 per cento circa. A saltare sono state, soprattutto, numerose collaborazioni esterne. Tanto che oggi siamo una sessantina di dipendenti a fronte dei circa 160 che si contavano qualche anno fa”.
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