CASTANESE – Ci sono ancor alcune cascine dove l’antica cultura contadina, aggiornata, resiste. Chi scrive ci porta i nipoti a mostrar loro le bestie, il fieno e tutto il resto. Una vita faticosa quella dei contadini, senza orario, ma vissuta in armonia con la natura. E non è poco in questi tempi ipertesi, in cui tutto viene trascinato via a colpi di sciacquone.
Riferimento di questa nostra storia è il ‘Mulino Vecchio’ in territorio del Ponte di Castano, una grande cascina animata da un’antica roggia, già documentata nel 1111 (prima del Naviglio), e il cui percorso è costellato da alberi e funghi dei quali si sente l’odore e il sapore nelle diverse stagioni. L’antico insediamento contiene le ‘spoglie’ di un mulino, una stanza-frigor (si nota ancora un’antica coibentazione all’interno dei muri), oltre alle stalle con le mucche alle quali l’Egidio non fa mancare mai il foraggio. Da qualche mese è arrivato anche un pavone che ha trovato un ambiente favorevole e si è messo a fare la coda.
E’ un ambiente ‘sacro’, quello di cui stiamo parlando, dove – nei mesi estivi – protagoniste sono libellule blu e le api, oltre ai tanti animali da cortile. Per citarne alcuni:
MUCCHE. Alimentate con erba e fieno, ma anche con un pastone di farina, è l’animale per eccellenza. Al mulino ce ne sono una ventina. Servono per ricavarne il latte da vendere (una volta, quando rendeva), oggi soprattutto per avere i ‘bìscin’ (è il veterinario a fecondarle) e nell’ultimo anno ne sono nati parecchi (pesano una ventina di chili alla nascita). Dall’altra parte quando la ‘manseta’ invecchia… diventa carne per il macellaio. Al nipotino, quando nota la scomparsa di certe mucche alla quali dava il fieno (loro allungavano la lingua prensile) gli diciamo che sono andate in montagna a pascolare, invece sono andate ad alimentare la fabbrica dei ‘bruscitt’.
ANATRE E OCHE. Ce ne sono diverse al mulino e hanno la fortuna di avere la roggia come confine. Nutrite con farina e ‘marigon’ vengono mangiate, di solito, l’anatra a ferragosto e l’oca a Natale.
GALLINE. Razzolano liberamente sulla riva sinistra della roggia e mangiano granoturco, ‘marigon’, crusca, pane secco bagnato, insalata. Vengono allevate per uova e carne, un tempo consumata soprattutto la domenica bollita con verdure.
CONIGLI. Non li ho visti al mulino, ma forse sono in gabbie in qualche locale. Era un genere di animale allevato da tutte le famiglie contadine, alimentato con erba e fieno, per poi poter consumare la sua carne (coniglio in salmì).
IL FORAGGIO (fa’ fen). Fondamentali per l’allevamento del bestiame i prà a corollario della cascina sono tutti naturali, con erbe spontanee ricche di sali minerali. Concimati bene riescono a fare tre-quattro tagli all’anno, a distanza di quaranta giorni l’uno dall’altro: il maggengo, l’agostano, il terzò e il quartirò. Una volta si lavorava con la ‘ranza’ e la ‘cud’ serviva per affilarla (oggi ci sono le macchine) e si caricava il fieno sui carretti.
FOTO le mucche alla cascina del Mulino Vecchio