TURBIGO – Un’amica ci ha inviato sedici pagine di un libro dicendoci semplicemente di leggerle. Sapeva del nostro interesse per la linea difensiva che i tedeschi realizzarono lungo il Ticino (dal Lago Maggiore a Pavia), che abbiamo cercato e trovato (sia camminamenti, sia trincee, sia bunker) sulla Costa Turbigina. Le sedici pagine sono state scritte da Carlo Alfredo Clerici e Francesco Cappelletto, ‘Appunti per una storia delle fortificazioni moderne – La linea difensiva tedesca lungo il Ticino durante la seconda guerra mondiale’, e riprendono le motivazioni che furono alla base delle decisioni che portarono alla costruzione di alcune linee di difesa (diverse da quelle famose, Gustav, Hitler, Gotica), ma ugualmente impegnative perché avrebbero dovuto impedire il dilagare degli Alleati nella Pianura Padana. In questo gioco di resistenza, che avrebbe comunque rallentato l’avanzata alleata, il Ticino rappresentava uno sbarramento naturale, visto poi che i ponti erano stati quasi tutti affossati dalle bombe alleate. Ragion per cui gli argini vennero muniti dai tedeschi di una serie di postazioni difensive che furono progettate dai genieri della Wehrmacht, ma scavate dalla Todt, un’organizzazione che impiegava mano d’opera locale. Così, alla fine del ’44, gli uomini dei nostri paesi furono obbligati a prendere ‘pic e pala’ e mettersi agli ordini dei genieri tedeschi. Però, quando capirono che l’arruolamento nella Todt permetteva loro di guadagnare il necessario per sopravvivere ed evitare l’arruolamento nella Rsi, la loro disponibilità aumentò notevolmente.
La linea del Ticino era un’opera di tipo campale, costituita prevalentemente da scavi in terra con le pareti sostenute da legname, il cui approvvigionamento fece arrabbiare i proprietari dei boschi, tra cui anche il parroco di Robecchetto. L’inizio dei lavori avvenne nell’ottobre 1944 e proseguì fino alla fine della guerra con la realizzazione di camminamenti (m 1,5 di profondità, 1 m di larghezza), piazzole per armi automatiche e cannoni da 88 mm. I rapporti informativi dell’avanzamento lavori, conservati presso l’Istituto Storico della Resistenza di Novara, informano che a Turbigo c’era un presidio della Wehrmacht e un bunker per la contraerea era collocato sul versante del Ticino lombardo (è ancora esistente e andrebbe salvaguardato, ma sembra che il manufatto non interessi a nessuno!) come risulta evidente dalla carta pubblicata.
Tale sistema difensivo (costituito da una prima, una seconda e terza linea) che impiegò migliaia di uomini del Ticino nella Todt, non venne mai impiegato, in quanto le forze in gioco erano tali che i tedeschi decisero di arrendersi, senza tentare l’ultima estrema difesa nelle trincee, salvando così i nostri paesi da una guerra guerreggiata sulla rive del Ticino.
FOTO Bunker in cemento armato a difesa del ponte stradale e ferroviario tra Galliate e Turbigo. Fu ricavato nel lato sud del piede della massicciata ferroviaria, in sponda lombarda, in territorio di Turbigo