Fare il giornalista ha diverse sfaccettature, alle volte è bello, alle volte è brutto, in alcuni per mancanza di cultura generale dell’interlocutore alle volte il povero giornalista viene trattato come se fosse il peggiore dei delinquenti per impedirgli di dare la corretta informazione che i suoi lettori si meritano, ma si sa, chi non fa il giornalista da scrivania queste cose le conosce.
Quello che è successo a me oggi è gravissimo, mi trovavo nei boschi tra Castano Primo e Sant’Antonino per realizzare un reportage sullo spaccio che i componenti del centro destra Castanese, Lega compresa denunciano da tempo, seguivo una panda blu con due ragazzi e due ragazze che si addentravano nel bosco, arrivato a un certo punto, raggiungevo una cabina dell’oleodotto Rho-Malpensa e scendevo a piedi per osservare la zona, quando dal bosco, arriva un’altra Panda della Centranpol che è una compagnia di vigilanza privata, vengo immediatamente colto da un dubbio: “o questo è uno che è in cerca di droga o da qualche parte è successo qualcosa”, la mia curiosità innata da “Reporter di Guerra” mi spinge a indagare di più. All’improvviso un’altra vettura dei vigilantes, camioncini, scavatori, intuisco immediatamente l’ennesimo furto all’oleodotto per Malpensa. Scendo dall’auto, mi faccio identificare subito dal vigilantes, il quale m’invita, “gentilmente” a non scattare fotografie e se posso aspettare l’arrivo del suo capo per l’autorizzazione.
Nel frattempo il mio occhio corre velocissimo, il furto è stato scoperto solo poche ore prima, l’area non è ancora segnalata come cantiere, non c’è un cartello, ma aspetto, tanto nessuno può impedirmi di denunciare un fatto così grave, come lo sversamento di un prodotto petrolifero (Benzina Avio destinata a Malpensa), in questi casi c’è di mezzo la salute pubblica, persino l’Eni, proprietaria dell’Oleodotto dovrebbe emettere un comunicato e non nascondere l’evidenza. Arriva il capo, un omone di 2 metri, rude con la barba, fa notare la sua fisicità, oltre alla pistola al fianco è la sua unica arma e con vocione m’invita ad andarmene. “Questo è un cantiere, l’Eni non le permette di realizzare fotografie” dice con la sua imponente presenza, ma non sono il classico giornalista che sta zitto, gli faccio notare che il bosco in cui ci troviamo non è un area di cantiere, visto che loro sono appena arrivati e non c’è nessun cartello e esiste il diritto di cronaca, specie in un caso come questo, dove c’è in ballo la salute pubblica e la cittadinanza, se non informata da chi è coinvolto, vedi Eni, se ha la fortuna che un giornalista incrocia un caso simile ha il dovere dare la corretta informazione.
Niente, il maschio alpha con la divisa obbliga gli operai presenti a tirare in fretta e furia 2 nastri segnaletici al solo scopo di allontanare me il “giornalista curioso” per l’informazione corretta lascio la mia mail, sperando che qualcuno dell’ufficio stampa dell’Eni, comunichi ciò che è successo. La mia mail è francesco@corrierealtomilanese.com.
Sarebbe più semplice, in casi come questi, l’ente coinvolto, in questo caso l’Eni, lasci ai vigilantes un numero, per permettere a chi fa domande, visto che mi sono fatto identificare subito mostrando l’iscrizione all’albo dei giornalisti, un numero di telefono al quale rivolgersi.
A parte il fatto personale, grave, ma personale, di un giornalista che non sta seduto in scrivania a fare copia e incolla, resta il fatto del furto.
I soliti ignoti, dalle poche informazioni raccolte sul posto, non sono riusciti a compiere il furto, sono stati scoperti e fatti scappare, addirittura sul posto hanno lasciato mezzi e strumenti per realizzare i fori e sono fuggiti a gambe levate, ma ripeto, è stato impedito fortemente al giornalista di fare il suo lavoro, quindi non posso dichiarare che non c’è stato sversamento in falda alle porte di Castano Primo.