Paolo Granzotto ci ha lasciato qualche giorno fa. Lo hanno ricordato con affetto i suoi lettori e chi scrive lo sta facendo adesso. Piacevano le sue risposte ai lettori che niente avevano a che fare con il ‘politically correct’ tanto in voga. Diceva vino al vino e pane al pane. Se n’è andato poco tempo dopo dell’altro pilastro della ‘Pagina dei Lettori’ de ‘Il Giornale: Mario Cervi.
Noi che di un giornale leggiamo solamente i titoli, ci soffermavamo sempre su Cervi prima e su Granzotto poi, giustificando così la spesa di 1,5 euro nelle parole dei due. Avevamo inviato una mail anche al Giornale chiedendo di spostare dalla destra alla sinistra l’Angolo di Granzotto (la colonna dei fondi, dell’articolo del direttore…) proprio per dare un maggiore valore alle risposte del Nostro.
L’ultimo ‘Angolo’ l’ha pubblicato sabato 7 maggio, un esempio di giornalismo non settario ed aveva come oggetto l’arresto del sindaco di Lodi. Ad un lettore che manifestava tutto il suo ‘gusto’ per l’arresto di un esponente del Pd (dopo vent’anni in cui la destra è stata oggetto di accanimento giudiziario) così rispondeva il grande Paolo Granzotto:
“Per i vent’anni da lei ricordati ci siamo fatti un fegato così per i processi mediatici, per i narcisismi accusatori di certe toghe in cerca di visibilità, per le condanne al solo apparire di un avviso di garanzia, per vite spezzate da incriminazioni che poi, dopo anni, finivano nel non luogo a procede: questo disgusto dovrebbe cessare perché alla gogna c’è un renziano? Accusato – ma che accusa è? – di aver ‘turbato’ l’asta per una piscina al fine di ‘ottenere vantaggi per sé in termini di consenso elettorale’? (…)
Con questo nuovo episodio si rafforza il dubbio che le toghe stiano procedendo a quella che in artiglieria viene chiamata triangolazione. Tiri di aggiustamento per poi meglio centrare l’obiettivo, Renzi e il suo governo. Una liberazione per molti. Ma in democrazia non funziona così”.