MILANO – “ Ho conosciuto Giovanni Spadolini a Roma nel 1992 alla mia prima esperienza in Parlamento e mi sono sentito, davanti a lui, come un allievo di fronte al maestro” ha esordito il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni alla presentazione del libro di Alessandro Papini “Per Milano. Omaggio a Giovanni Spadolini”. Proseguendo: “Allora, come oggi, i suoi principi liberaldemocratici costituiscono il riferimento di una vasta area moderata che non trova rappresentanza politica. Sono necessari non solo un ricambio generazionale, ma di visione del futuro e di capacità di gestire la comunità”.
E su questo tema Maroni ha avuto gioco facile: la Lombardia risulta, dalle cifre, la regione meglio gestita d’Italia, l’unica con deficit zero, con il rapporto dipendenti pubblici-abitanti più basso, con servizi di eccellenza a cominciare dalla Sanità, anche se questo primato risale almeno al Dopoguerra. I suoi modelli, tipo il costo standard di taluni presidi sanitari, consentirebbero al Paese di risparmiare 10 mld di euro, pari all’Irap e ai ticket.
E proprio alla buona gestione della Sanità – le Usl locali vanno gestite da organi tecnici non da partiti, mentre per le stesse Usl il pareggio di bilancio deve diventare obbligatorio a pena di commissariamento – si riferiscono due dei 10 punti del programma di Giovanni Spadolini per Milano elaborato nel 1985 ma ancora oggi attualissimo, in occasione della candidatura a consigliere comunale di Milano, ha ricordato Franco De Angelis, figura storica dei repubblicani milanesi.
L’indicazione spadoliniana è di un “Partito della Democrazia”, si legge nel libro, che rappresenti e sia “interprete privilegiato dell’Italia tecnica e professionale, quella che produce e che lavora, che rischia in proprio e che respinge gli schemi classisti al pari delle seduzioni dell’assistenzialismo o del corporativismo”. Nel ricostruirne la genesi Spadolini lo collocava “esattamente a metà strada tra Giovanni Amendola, l’animatore inconfondibile dell’Unione Democratica Nazionale, ed Ugo La Malfa, che aveva portato nel vivo della lotta politica italiana la posizione di una forza democratica e laica, riformatrice e non socialista. Passando attraverso il generoso tentativo di socialismo liberale di Carlo Rosselli, la ricomposizione in chiave storiografica della dicotomia tra repubblicanesimo e socialismo abbozzata dal Nello Rosselli di “Mazzini e Bakounine”.
Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia e dell’Istituto Europa Asia, ha richiamato il forte rapporto che lo statista, uomo di cultura e storico, ha avuto con la Svizzera, in particolare con il Canton Ticino, che festeggiano proprio in questi giorni l’inaugurazione della Galleria ferroviaria di base del San Gottardo, e con l’associazione culturale Carlo Cattaneo che ne fu propugnatrice.
L’opera che fa parte del progetto AlpTransit, ricorda Colombo Clerici, consentendo trasporti più capaci e veloci sull’asse Rotterdam-Genova, “darà luogo ad una vera rivoluzione nell’assetto della fornitura di merci all’Europa stessa, potenziando il porto di Genova.
“Proprio come avvenne con l’apertura della antica Galleria del Gottardo, nel 1882, che aprì le porte ad un interscambio, oltre che di beni economici, di tecnologia, di scienza, di capitale umano e di mentalita’.
“Nel secondo Dopoguerra, con lo stemperarsi nel tempo delle motivazioni ideali e il progressivo affermarsi delle logiche economiche, i rapporti tra italiani e ticinesi si erano irrigiditi ed alla fine degli anni ’80 del secolo scorso risultavano alquanto improntati a diffidenza e arroganza reciproche.
“Fu merito degli amici ambasciatore Franco Besomi (Console Generale svizzero a Milano dal 1991 al 1997), del successore, il console generale Marco Cameroni (1997-2005) e di un manipolo di illuminati italiani, convinti dell’importanza del ruolo che il confinante Paese aveva svolto e poteva ancora svolgere nella storia d’ Italia, se da allora si comincio’ a lavorare congiuntamente per un nuovo corso culturale nei rapporti reciproci tra le nostre due comunita’.
“Tra questi illuminati italiani spiccava Giovanni Spadolini, che il sindaco di Lugano Giorgio Giudici in una lettera al direttore de “La Stampa” di Torino Carlo Rossella ( in risposta ad un articolo critico verso la citta’ ticinese ” Lugano specchietto per i giapponesi”) nel 1997 non esito’ a definire grande amico ed estimatore di Lugano e del Canton Ticino.
“Egli fu tra i sostenitori convinti della Associazione culturale Carlo Cattaneo di Lugano, alla cui costituzione presi parte insieme al nostro ambasciatore Salvatore Zotta, allora console nella citta’ ticinese e ad un drappello di milanesi. Fu da li’ che nacque l’importante sostegno italiano al progetto Gottardo, che oggi finalmente trova il suo coronamento storico”.
Foto d’archivio: da sin. Colombo Clerici, Roberto Maroni, Massimo Baggi Console di Svizzera a Milano