Ho sostituito il computer in quanto non faceva più determinate operazioni. In particolare, non riuscivo più a caricare le foto e quindi non potevo continuare quella ‘Storia delle Vie turbighesi’ che mi ero ripromesso di scrivere. Continuo, quindi, con la settima puntata.
7 – ARBUSTA
Da Via Villoresi alla campagna, così recita la delibera di denominazione n.120 del Consiglio Comunale del 28 settembre 1971. Il toponimo è millenario e risulta già presente negli atti notarili esaminati da Flavia De Vitt contenuti nel fondo ‘Della Torre’ dell’Archivio di Stato di Udine e pubblicati sulla rivista di storia locale Contrade Nostre (vol. VI, pp. 182 ss.) una trentina di anni fa. Si trattava di trentasette atti, in prevalenza venditiones ad libellum che sancivano il passaggio di numerose proprietà – terre, edifici, diritti – nelle mani di Napoleone della Torre prima (a cui Turbigo ha dedicato una Via), di suo figlio Corrado poi, in un arco di tempo che va dal 1972 al 1306. E’ in questi atti che troviamo – per la prima volta nella storia turbighese – il termine Arbosta che indicava l’estensione di territorio turbighese che andava dalla strada per Castano alla costa Turbigina, un’area che nel Duecento era in gran parte coltivata a campi e vigneti.
Il Catasto Teresiano del 1722 ne attribuisce la proprietà a Giovan Battista Cantù.
Il 3 giugno 1859 la piana dell’Arbusta diventò il teatro del combattimento di Turbigo-Robecchetto, uno scontro all’arma bianca tra i tiragliatori algerini (turcos), facenti parte della seconda divisione francese di Mac Mahon, e gli Austriaci provenienti da Cuggiono. Un centinaio furono i morti in quel pomeriggio di 157 anni fa, soldati che furono sepolti in una fossa comune che, probabilmente, è stata rinvenuta – negli anni Sessanta del secolo corso, secondo quanto ci disse l’avvocato Filippo Gray De Cristoforis – quando si è iniziato a costruire innalzando i condomini attualmente esistenti.
In più aggiungiamo che, ai margini della piana dell’Arbusta dove infuriò il combattimento, perse la vita un ufficiale dei tiragliatori, il tenente Ernest Vanechout che da allora riposa nel cimitero turbighese, in una tomba messa a disposizione dal Comune. Nel luogo della sua morte c’erano tre gabbe (Gelsi) documentati dalla cartolina d’epoca che pubblichiamo, che indicavano il punto esatto (segnato da una croce) dove il tenente francese fu colpito a morte.
FOTO – Cartolina d’epoca, di cui l’originale è in possesso del signor Belluco di Castano, che porta le seguenti parole: “Luogo ove cadde il capitano Vaneechout, martire della indipendenza italiana – + 3 giugno 1859”. La tomba del soldato si trova nel primo campo del cimitero turbighese, come abbiamo già scritto.
Appunto i tre ‘gabboni’ (gelsi) diedero il nome alla via che porta alla costa Turbigina, derivazione di Via Villoresi sull’altipiano che porta a Robecchetto. Essi si trovavano là, dove la strada campestre, curvando a sinistra e poi a destra, arrivava a settentrione della cascina Gatta. La lapide – che oggi riposa nell’abitazione di qualche turbighese – era infissa nella terra al limite sud-est della recinzione dell’ex conceria Paratico-Garavaglia. E’ stato tramandato, dalla memoria orale del paese, che Ugo Colombo, figlio di Attilio e nipote di Luigi, vide (aveva sette anni!) da una finestra della cascina Gatta un episodio del combattimento di Turbigo-Robecchetto e per tale ragione fu ‘sculacciato’ dal bisnonno Giovanni Maria per la sua curiosità che lo esponeva a gravi pericoli.