Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia, ha puntato l’indice accusatore sul fatto che sono passati oltre 20 anni dalla strage di viale Monza a Milano dovuta ad un’esplosione di gas (sette morti) e nulla è cambiato; le case continuano a saltare per aria. Secondo i Vigili del Fuoco, in Italia, si contano in questi primi mesi del 2016, 38 esplosioni e 10.625 fughe di gas. Lo scorso anno si sono registrate 177 esplosioni (una ogni due giorni ) e oltre 23.000 fughe di gas. Decine i morti, centinaia i feriti, danni difficilmente calcolabili. C’è qualcosa che non va.
Il problema è strettamente connesso alla questione energetica ed alla scelta fatta dal nostro Paese.
Con l’opzione referendaria antinucleare del 1987 l’Italia ha deciso per l’uso prioritario dei combustibili fossili, idrocarburi in primis. Con la conseguenza di una evidente proliferazione, all’interno delle nostre cittaà e delle nostre case di punti di consumo e quindi di inquinamento atmosferico, ma anche di rischio, laddove si tratti dell’uso del metano. Diversamente accadrebbe se si potesse utilizzare, come avviene all’estero, l’energia elettrica per usi domestici.
Assoedilizia denuncia da decenni l’inadeguatezza e l’incoerenza delle norme di sicurezza che regolano le modalità di uso domestico del gas, l’unico “esplosivo” che la legge consente di immettere nelle abitazioni. In particolare, il metano possiede cinque volte il potere calorifico del vecchio gas di citta’.E dunque, a mali estremi estremi rimedi: bisogna offrire ai cittadini un mezzo drastico di difesa.Quando si sente odore di gas chiunque deve potersi attivare per eliminare il pericolo: un po’ come avviene sui treni dove esiste il comando di freno di emergenza, azionabile prima ancora di avvisare il capotreno (‘gli abusi verranno puniti’, intimano i cartelli, ma intanto si puo’ agire ).
Occorre dunque installare un comando nelle parti comuni dell’edificio che permetta, a chiunque avverta il pericolo ed ovviamente sotto la sua responsabilita’, di interrompere il flusso del gas bloccando le condutture all’esterno dell’ edificio stesso.
Poi arriveranno i Vigili del fuoco, i tecnici del settore e faranno tutte le verifiche ed i controlli o le riparazioni del caso prima di ‘riarmare’ il congegno di blocco e ripristinare il flusso del gas.
Ad evitare scherzi scriteriati potrebbe essere installata una telecamera collegata al dispositivo di blocco per identificare l’autore dell’allarme. Ovviamente il costo di tale installazione di sicurezza va addebitato non al proprietario di casa, ma all’azienda erogatrice.