Il sindaco di Roma, Virginia Raggi, non è certamente la ragazza della porta accanto, ma è piuttosto la ‘figlia di qualcuno’ come si suol dire. Suo padre, Carlo Raggi, è stato presidente della Corte d’ Appello di Roma, e pare che sia stato il candidato ideale di Giulio Andreotti per la presidenza della Consob. Il fratello di Virginia, Alessandro Raggi, è un importante avvocato romano.
Queste cose sono note e se ne è scritto ad abundantiam. Ciò che forse il lettore ignora è il fatto che il cognome Raggi potrebbe denotare sangue blu, anche se si dovrebbero effettuare delle ricerche d’archivio o, più semplicemente chiedere all’interessata, prima di emettere giudizi. Molti ricorderanno la delusione di Peppino de Filippo in un suo film, dopo che scoprì, in seguito a lunghe ricerche araldiche che il suo cognome di Biancamano non era da collegarsi al fondatore della dinastia dei Savoia, bensì a un antenato che di professione faceva l’imbianchino.
La marchesa Camilla Salvago Raggi, vedova novantaduenne di Marcello Venturi e, lei stessa, saggista e memorialista di grande valore che abbiamo avuto l’onore di incontrare nella sua villa di Campale alcuni mesi or sono, ha scritto e documentato le nobili origini dei due rami di antenati: i Salvago e i Raggi. Questi due rami nobiliari hanno trovato una unione nella figura del suo formidabile nonno, il genovese Giuseppe Salvago Raggi (1866-1947). La madre di Giuseppe Salvago Raggi fu Violantina Raggi e suo padre, Paris Maria Salvago. Ne avevamo già scritto, descrivendo le sue straordinarie memorie, nelle quali racconta i retroscena della sua presenza a Pechino nel 1900, durante i 55 giorni d’assedio da parte dei Boxer, come ministro residente d’Italia; inoltre del suo governatorato in Eritrea e delle trattative di pace di Versailles nel 1919.
Tommaso Fieschi Raggi fu Ambasciatore del re Filippo II di Spagna presso la corte di Elisabetta I d’Inghilterra, oltre che tesoriere di Spagna e per i Paesi Bassi. Ottaviano Raggi fu nominato Cardinale nel 1641, ebbe alti incarichi presso alla corte papale di Paolo V, Gregorio XV e Urbano VIII. Anche suo nipote, Lorenzo Raggi, fu nominato Cardinale da papa Innocenzo X nel 1648 e fu tesoriere della Camera Apostolica.
Il marchese Giovanni Antonio Raggi e suo fratello, Filippo, furono esiliati da Napoleone ma in seguito, alla restaurazione, accettarono di servire Carlo Alberto e il primo dei due fu nominato ministro delle Finanze. Nel diario di re Carlo Alberto si legge però che fu da lui licenziato per incapacità. Pare che il re avesse deliberato un prestito per ravvivare l’economia ma il suo troppo prudente ministro stabilì che chiunque accedeva a tale prestito doveva presentare un collaterale in case e terreni superiori alla somma che ricevevano. Il risultato fu che pochi fecero domanda per avere il denaro e questo infastidì il sovrano. Per non scontentare la nobiltà genovese e per via della sua onestà gli fu comunque concesso il cordone di SS. Maurizio e Lazzaro e un funerale di prima classe. Giovanni Antonio Raggi si lasciò dietro dieci figli, sei maschi che si sposarono bene, uno con una Spinola, l’altro con una Giustiniani e una Oneto.
Le idee politiche dei Raggi erano poco ortodosse: per metà reazionari, ossia contrari allo Statuto Albertino e per metà mazziniani, anche se pare avessero una poco chiara idea di cosadavvero Mazzini volesse: ciò che a loro importava era il nome Repubblica. Nel 1873 Giuseppe Salvago Raggi racconta di essersi trasferito a Roma dove abitavano i nonni materni, a palazzo Raggi al Corso, oggi in Piazza San Marcello, fu edificato fra il 1730 e il 1740 e divenne poi la sede del Credito Marittimo. La nonna Raggi, da quando le truppe italiane avevano occupato l’Urbe, si vestiva a lutto e teneva le finestre del palazzo chiuse. Non solo, ma suo zio che serviva nell’esercito italiano si doveva togliere l’uniforme prima di presentarsi per cena.
Dunque è possibile che l’attuale sindaco di Roma sia legata alla nobile famiglia Raggi e se questo fosse vero, sarebbe certamente un fatto positivo, perché un po’ di sangue genovese potrà giovare alle salute delle finanze della capitale.
Angelo Paratico