ROBECCHETTO – Il Padregnano (Padernianum) fu un caposaldo del Comitato del Seprio e, per tale ragione – circa mille anni fa – é citato nei più noti documenti del tempo. (1) A noi interessa andare alla scoperta delle sue antiche chiese e il primo documento che incontriamo nella storia è il seguente
1094. Anselmo del fu Arderico, che era detto ‘capitano’ e la moglie Anna figlia di Redaldo, di legge longobarda. donano al monastero di S. Maria e S. Benigno di Fruttuaria la loro porzione della chiesa di S. Martino posta nel luogo di Padregnano. Un altro atto notarile, di tre anni dopo, fu rogato a Padregnano e documenta l’importanza che il borgo aveva al tempo.
Nel citato documento del 1094 si parla di un antico oratorio dedicato a San Martino, che rappresenta la prima chiesetta esaugurale – documentata – esistente a Padregnano, del genere di quelle che sono arrivate fino a noi, come Santa Maria di Ferno, Santa Maria in Binda a Nosate, San Damiano a Turbigo, San Vittore al cimitero di Robecchetto, Santa Maria di Rubone e via dicendo.
Due secoli dopo, Goffredo da Bussero, nel Liber Notitiae della fine del XIII secolo, elenca per Padregnano le chiese di S. Ilario, S. Nicolao e San Vittore, tre edifici, dunque, che attestato la presenza di un villaggio numeroso che l’amico Giampaolo Cisotto ha cercato di ‘immaginare’ nel disegno che pubblichiamo. Oltre al già citato San Martino, del quale si sono perse le tracce storiche,
delle quattro chiese ne sono rimaste due: San Vittore e San Nicolao. Quest’ultima, già patronato dei Robecchettini di Milano, è stata di proprietà della famiglia Vallardi (editori) ritiratasi qui durante la seconda guerra mondiale. Sopravvive ancora oggi San Nicolao e, per il suo restauro, sono stati in tanti a dire ‘mi piace’. Poco lontano della chiesetta longobarda c’è una colonna, un tempo sormontata da una croce (rubata) recante alcune iniziali e la scritta: Divo Nicolao – 1735.
NOTE
1158 – Il Contado del Seprio, definito nel Trattato di Reggio, includeva il Basso Ticino e citava espressamente Padregnano: “Comitatum autem Seprii (…), sic intelligimus (…) scilicet per hos fines. A lacu Maiori sicut pergit lumen Ticini usque in Padrinianum et a Padriniano usque Cerrum de Parabiago usque Caronum, et a Caronno usque ad lumen Sevisi, et a Seviso, usque ad lumen Tresae et sicut Tresa refluit in predicto Lacu Maiori”. I confini del Seprio meridionale con la Burgaria, seguivano la linea d’acqua del Ticino, dal Lago Maggiore a Padregnano, da qui a Cerro Maggiore e Caronno Pertusella; poi il Seveso, il Tresa fra Ceresio e Verbano.
1185 – In quest’altro documento l’imperatore Federico, a seguito del trattato di Reggio, concede ai Milanesi (Pace di Costanza) tutte le regalie che l’impero ha nell’arcivescovado di Milano, nei contadi del Seprio, della Martesana, della Bulgaria, di Lecco e di Stazzona, dietro corresponsione annua di £. 300 imperiali. Nel testo è citato Padrignianum, come limite estremo del comitato del Seprio, la cui estensione dal lago Maggiore, seguendo il corso del Ticino, giungeva al Padregnano sulla riva sinistra del fiume e da qui fino a Cerro di Parabiago.