TURBIGO – Abbiamo incontrato Erminio Motta (classe 1937, presidente dell’Associazione Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra), figlio della Pierina Marcoli, il quale ci ha raccontato che i ‘Marcoli’ provengono da Robecco sul Naviglio ed arrivarono qui alla fine dell’Ottocento. Sono ancora tanti i Marcoli turbighesi è lo scopriremo dai ‘mi piace’ cliccati su quella che è la prima cronistoria di questa stirpe.
Il capostipite fu un tale CARLO (1883-1959) che aveva sposato Adele Alzani. I due coniugi andarono ad abitare nella cosiddetta ‘Curt Fabrica’ (si trovava nell’area attualmente occupata dalla piazza ‘Madonna della Luna’) dove nacquero i loro figli, tra cui la Pierina.
Dopo il ‘Carlìn’ che era stato una sorta di antesignano, verificato l’ambiente favorevole, arrivarono gli altri fratelli:
1 – il nonno del campione del ciclismo, Raffaele Marcoli il cui figlio Felisin’ abitava in Via Fredda dove aveva aperto un negozio di ciclista;
2 – una Marcoli entrò nella famiglia dell’attuale vigile urbano Azzimonti;
3 – Piero Marcoli faceva il ‘Bumbunatt’, andava alla domenica con una cavagna al campo sportivo a vedere i dolci. Di questa nostalgica ‘figura’ ha scritto diffusamente Lino Braga su Contrade Nostre, volume I, p. 114;
4 – Angelino Marcoli si insediò al molino del Pericolo, recentemente restaurato dalla nuova proprietà che ha acquisito l’immobili;
5 – Anche il padre della già consigliere comunale, Maria Franca Marcoli, era parte della stirpe proveniente da Robecco sul Naviglio;
6 – Infine, Mario Marcoli, aveva aperto un botteghino chiamato ‘Dalla Rosa’ nell’attuale Via Roma (dove attualmente c’è il bar ‘Piccola Perla’) e dove si poteva acquistare di tutto, dall’olio, allo zucchero, al mezzo litro di marsala. “Al var pusse’ al boteghin ghe al sachet da maranghin’, chiosa il nostro interlocutore per sottolineare i ricavi che si potevano ottenere, allora, da un negozietto sulla strada principale del paese.
Aggiunge poi, Erminio Motta che, prima della grande guerra, il bracconaggio era l’occupazione principale dei turbighesi prima dell’industrializzazione del paese iniziata durante il Ventennio. Successe che, durante la pesca di frodo, un Marcoli ci rimise una mano, staccatasi nettamente durante lo scoppio in una roggia. Il Marcoli perse l’arto, lo mise nel tascapane e lo portò a casa. “Al giorno d’oggi – chiosa Erminio – gliel’avrebbero attaccato”.