Conosciuto per la sua selvaggia chioma e altrettanto selvagge sopracciglia, lo scienziato e psichiatra Vittorino Andreoli, ha “sfornato” il suo ultimo saggio. L’esigenza di scriverlo, ci dice, É data dalla richiesta pervicace delle persone che incontra, della società insomma, che chiede come vivere meglio la quotidianità.
Come smussare i conflitti, come gestire la quotidianità e le proprie scelte di modo da non farsi condurre dal caos dell’impulsività, e poter vivere finalmente, serenamente. L’umanità profonda del professore é il dato più chiaro in assoluto. Convinto filantropo, riesce a trasmettere l’amore per l’essere umano pure con tutti i suoi aspetti negativi e difetti anche grossi.
Ci invita al l’accettazione non intesa come rassegnazione ma come individuazione delle cose che non possiamo cambiare e che non è necessariamente un male.
Le tematiche toccate sono tantissime, ma con il comune denominatore della ricerca non, della felicità, che egli definisce “risposta acuta di un istante“, ma della serenità e gioia intesa più come condivisione che stato d’animo dell’individuo. Sicuramente un altro punto é l’individualismo imperante che trova un male profondo del presente. Coraggiosamente, inoltre, fa delle prese di posizione inedite per esempio sull’arte, che vanno in assoluta controtendenza col pensiero del momento, è già per questo, a mio avviso, merita di essere letto.