Visto che una signora si è accorta che siamo intenti a scrivere una ‘Storia delle Vie turbighesi’, (non esiste un elenco aggiornato e la numerazione civica è ferma al 1971) continuiamo il nostro lavoro sperando che possa servire, nonostante le manchevolezze che pur ci sono. Per la verità, una ricerca del genere, fu imbastita ai tempi di ‘Città Oggi’ e qualche buontempone – che aveva conservato i ritagli di giornali – ci ha sollecitato ad andare avanti.
19 – Don Pietro Bossi, originario di Cuggiono, fu parroco di Turbigo dal 1844 al 1891 ed è sepolto nel cimitero comunale, insieme d altri religiosi. Sprofondato nella realtà paesana del suo tempo, che registrò puntualmente nel ‘Libro delle cronache’, dove si riesce ancora ad arguire quello che fu il carattere dei turbighesi di allora. Fu il primo storico del paese, in quanto scandagliò e riordinò l’Archivio parrocchiale (in parte disperso, anche ad opera di alcuni eredi dei parroci, che pensavano di racimolare qualche lira vendendo vecchie pergamene) e a lui si riconducono molte delle ‘scoperte’ di questi decenni, partite dalle tracce che aveva lasciato nei suoi scritti. Alla sua morte si aprì una grave crisi religiosa in paese, che passò alla storia come ‘L’eresia turbighese di fine Ottocento’ (le donne turbighesi scacciarono dal paese i parroci nominati dalla Curia milanese, sempre malvista, e si misero ad officiare…), documentata da scritti magentini, ma anche da annotazioni dei parroci successivi.
Don Pietro Bossi era presente il 3 giugno 1859 e cercò di facilitare il passaggio sul Ticino delle truppe franco-piemontesi al fine di scongiurare che la battaglia avvenisse nel territorio turbighese, memore di quanto avvenne il 31 maggio 1800 quando Turbigo fu messo a ferro e a fuoco proprio dai francesi “sempre fatali alla nostra Italia”. La descrizione dettagliata del passaggio la condensò in alcune paginette del suo ‘Libro delle cronache’ conservato in parrocchia.
Fu don Edoardo Riboni, il 19 novembre 1930, con lettera indirizzata al segretario politico del Fascio locale, Guido Rivolta, a propore di denominare una Via (all’Arbusta, dov’è attualmente) all’illustre predecessore (com’è documentato nella lettera che pubblichiamo) sponsorizzandola con le seguenti parole:
“Sacerdote esemplare, colto e intelligente, nella guerra del 1859, insieme al dott. Brumatti, diede notizie precise al grandissimo Mac Mahon, sui movimenti e sulle posizioni degli Austriaci e influì sul generale nella decisione di affrettare la sua marcia su Boffalora (dove esiste una piazza 4 giugno, il giorno dopo il pernottamento di Turbigo delle truppe, foto). Lo stesso Bossi lo narrava sempre agli amici. La parola dell’umile sacerdote determinò la sconfitta degli Austriaci a Magenta.” Il Comune, al tempo dell’Amministrazione Mira Bonomi, ha murato una lapide sul palazzo De Cristoforis, all’inizio della Via 3 giugno 1859, che ricorda esplicitamente quanto fecero don Pietro Bossi e il medico condotto, dottor Brumatti, il quale – fomentato dal parroco – si recò personalmente a parlare con i Francesi, in modo tale da agevolare il loro passaggio del Ticino.