TURBIGO – La storia delle Vie turbighesi continua con quella di una famiglia di emigranti – i Branca – tra le centinaia che lasciarono il paese. Ernesto R. Milani ci lavora da decenni e ne ha individuate moltissime. Ne ricordiamo qualcuna: Francesco Merlotti, emigrato nel 1902 a Castlegate (Utah); Giovanni Cavaiani raggiunse il padre Andrea nelle miniere di ferro di Eveleth (Minnesota) nel 1906; Egildo Poretti aveva raggiunto il cognato Antonio Perotta a Dawson nel 1906. E proprio a Dawson (New Messico) l’8 febbraio 1923, un incendio in miniera provoca la morte di 123 minatori, tra cui i due fratelli Antonio e Alessandro Zanoni, appena arrivati da Turbigo.
21 – Il Largo ‘Filippo e Angelo Branca – emigranti (secc.XIX-XX)’ è stato denominato con delibera n. 204 del 10 dicembre 2010 e indica l’area a parco pubblico laterale al Piano di Lottizzazione in Via Europa. Filippo (1870-1939), nato alla ‘Bettola’ di Turbigo, partì nel 1890 per gli Stati Uniti dove lavorò come muratore, prima nell’Utah e poi nell’Illinois. Quando esplose la ‘Corsa dell’Oro’ in Alaska fu tra i primi a precipitarsi in cerca di fortuna. Nel 1908 rientrò in Italia per poi ripartire nuovamente per il Canada dove si stabilì a Vancouver. Suo figlio Angelo, nato in Canada nel 1903, divenne Giudice della Corte Suprema canadese e uno dei leader della comunità italo-canadese. Una volta andato in pensione venne tre volte a Turbigo. La sua biografia è stata stampata a Londra nel 1981 e, nell’introduzione, ricorda le sue origini turbighesi. Un valore aggiunto non indifferente e quando lo scoprimmo – oltre al caldeggiare la denominazione di una Via al Comune – andammo alla ricerca di eventuali tracce turbighesi.
LE TRACCE: ORIGINARI DELLA ‘BETTOLA’ – Lo ‘Stato delle Anime’ del 1844 registra, alla ‘Bettola’ di Turbigo, un certo Filippo Branca nato nel 1801, pigionante Gené, che sposò Fortunata Colombo ed ebbe dei figli. Ci sono di mezzo qualche altra generazione finché un certo Filippo Branca (omonimo del capostipite) nato nel 1870, a vent’anni, nel 1890, emigrò in America dove sposò una Brusatori. Nascono Giuseppe (1897), Anna (1901) e Angelo (1903). Nel capitolo I della sua autobiografia c’è scritto:
“Filippo Branca arrived in the west ahead of the early tuenteth century in flow of Italian. He came from northern Italy, FROM TURBIGO a community about thirthy-five kilometres west of Milan, where the family had a small lumber business.
Filippo had three older and three younger brithers, all whom stayer in their home province, a sister and her husband settled in Buenos Aires.”
LA NONNA DI PIERO ROGNONI ERA SORELLA DELLA MAMMA DI ANGELO BRANCA – Da ricerche effettuate scoprimmo che la mamma di Angelo Branca era una sorella del papà di Giulia Brusatori. Da qui il legame affettivo tra i Branca e i Brusatori. Parlando con la castanese Maria Tomasini (abitante in Via Bainsizza), moglie dello scomparso Piero Rognoni, scoprimmo che possedeva una copia autografata della biografia di Angelo Branca. Ci disse che Carla Rognoni (sorella del marito Piero) aveva mantenuto i rapporti con Angelo Branca, in quanto la sua mamma era una Brusatori (quelli della ghisa che avevano la fabbrica in Via San Vincenzo). Maria Tomasini, intervistata, ci disse che Angelo Branca non parlava mai di suo padre Filippo, mentre quando venne in Italia andò sulla tomba dei Brusatori (primo campo).
I VIAGGI IN ITALIA DI ANGELO BRANCA – Venne una prima volta nel 1964 per conoscere la mamma di Piero Rognoni, Giulia Brusatori, che in quel periodo non stava bene. Giulia Brusatori chiamava la mamma di Angelo Branca “Mamma Fortuna” (da Fortunata). Probabilmente Giulia Brusatori muore in quell’anno se il nome Giulia venne dato ad una figlia di Piero Rognoni. In questo suo primo viaggio in Italia, Angelo Branca fu accompagnato dalla moglie e dalla figlia Patrizia (Pat). Un secondo viaggio in Italia lo fece verso il 1970 chiamato a ritirare un’onorificenza in Israele che riguardava, probabilmente, la sua attività di giudice. L’ultima volta fu nel 1975. Morì qualche anno dopo lasciando le memorie italiane alle due figlie: Dolores (giudice come il padre, aveva adottato 5 figli) e Patty (2 figli suoi).
FOTO Quello che resta della ‘Bettola’, una zona precisa del ‘Turbigh in Giò’, dove abitavano una molteplicità di famiglie, tra cui anche i Branca, pigionanti dei notabili turbighesi