Qualche tempo fa mi è capitato in mano in bigliettino scritto di pugno da Germaine Greer, scrittrice e giornalista australiana, che incontrai – circa cinquant’anni fa – a luglio sulla, strada di Aix-en-Provence che faceva l’autostop. Ero in viaggio per i castelli della Loira e vidi una donna che mostrava un cartone chiedendo l’autostop. Era una dei tanti giovani che attraversava l’Europa, con zaino e sacco a pelo in spalla, alla scoperta del mondo. Siamo stati insieme una giornata e abbiamo fatto un po’ di strada insieme sulla mia potentissima Fiat 500 L bianca. Abbiamo parlato di quelli che erano i problemi dei giovani e si capiva già allora che era un pezzo avanti. Ho scoperto recentemente che è diventata un personaggio a livello internazionale. Docente di letteratura inglese all’Università di Warwick in Inghilterra, ha raggiunto una vasta notorietà con la pubblicazione del saggio L’eunuco femmina, edito nel 1970 e divenuto un bestseller internazionale, accolto da critiche sia positive che negative. L’eunuco femmina rimane ancora oggi un libro importante nella letteratura femminista perché, pur non proponendo nuovi spunti di elaborazione teorica, fornisce una ricchissima varietà di fonti letterarie e storiche, che documentano quanto le donne siano state “castrate” come individui, avvalorando la tesi di fondo del libro che è quella della necessaria liberazione sessuale e individuale delle donne.