Domani, mercoledì 19 ottobre inaugura la retrospettiva “William N. Copley” presso la Fondazione Prada di Milano, curata da Germano Celant. Organizzata incollaborazione con la Menil Collection, Houston, la mostra ripercorre l’intera carriera dell’artista americano, che lo vede protagonista a Los Angeles alla fine degli anni Quaranta, poi a Parigi e infine negli Stati Uniti.
La mostra si distingue rispetto all’edizione di Houston per la ricchezza del percorso espositivo, che include più di 150 lavori realizzati da Copley dal 1948 al 1995 e provenienti da musei e collezioni internazionali (Museum of Modern Art, New York; Los Angeles County Museum of Art; Whitney Museum of American Art, New York; Philadelphia Museum of Art; Stedelijk Museum, Amsterdam; Sammlung Goetz, Monaco di Baviera; Museum Frieder Burda, Baden-Baden), costituendo la più grande retrospettiva dedicata finora al pittore americano. In esposizione una serie di lavori inediti al pubblico italiano: Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Jean Tinguely, un tempo parte della raccolta personale di Copley e ora conservati alla Menil Collection.
Contemporaneamente alla mostra di William N. Copley”, apre al pubblico “Slight Agitation 1/4: Tobias Putrih”, un progetto espositivo costituito da quattro commissioni site-specific che si succedono dal 20 ottobre 2016 all’interno della Cisterna, uno degli edifici industriali preesistenti che costituiscono la sede della Fondazione Prada di Milano. Curato dal Thought Council della Fondazione “Slight Agitation” si sviluppa in quattro fasi successive che vedono la partecipazione di artisti internazionali come Tobias Putrih (Slovenia, 1972), Pamela Rosenkranz (Svizzera, 1979), Laura Lima (Brasile, 1971) e Gelitin, il collettivo austriaco attivo dal 1993.
Il nome del progetto richiama la formula poetica “une légère agitation” con cui lo storico francese Fernand Braudel ha descritto in una sua opera la marea del Mediterraneo. L’espressione è mutuata dal Thought Council per indicare interventi di artisti diversi fra loro, sia in termini teorici che pragmatici, chiamati a interferire e dialogare con il contesto spaziale e a imprimere con i loro lavori una nuova tensione creativa all’interno della sede di Fondazione Prada di Milano.