Non posso certo sostenere, ma neppure lontanamente pensare, di essere un costituzionalista e neppure uno studioso del diritto. Mi ritengo un semplice cittadino che però ha letto tutto il testo della riforma costituzionale (quanti tra quelli che ne parlano, nel bene e nel male, l’hanno fatto?). Il testo non si presta certamente ad una facile lettura, zeppo com’è di rimandi e rinvii, ma d’altra parte sappiamo bene quanto il burocratese sia determinante nel creare confusione e difformità interpretative delle leggi, e forse anche questo è un obiettivo.
Tuttavia credo di aver colto alcuni semplici principi in base ai quali voterò SI il 4 dicembre prossimo.
Il primo è che le funzioni senatoriali sono previste nello specifico dall’art. 10 del disegno di legge costituzionale e che nel dettaglio la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere per le leggi a mio parere fondamentali e che discendono direttamente dalla Costituzione, e la storia ci insegna che queste leggi non sono proprio pane quotidiano, se è vero come è vero, che negli ultimi 60 anni di riforme costituzionale non ne abbiamo viste molte. Le altre leggi, la stragrande maggioranza, oserei dire il 95,00%, saranno di competenza della Camera dei deputati. Una per tutte penso alle infinite ed incomprensibili difficoltà incontrate dalla legge sull’introduzione dell’omicidio stradale nel suo iter di approvazione arrivato a conclusione il 2.3 scorso dopo anni di rimpallo tra Camera dei deputati e Senato della Repubblica. Ogni legge dovrà essere trasmessa al Senato –sempre all’art.10- ma i tempi della sua promulgazione saranno certi. Quindi direi che non c’è più il rischio che talune leggi possano essere impantanate, ma al contrario.
Il secondo elemento è quello relativo alle spese per il funzionamento del Senato. L’articolo 70 della Costituzione, nel testo proposto, limita le competenze del Senato. Quindi viene facile pensare che i ‘soggiorni romani’ dei Senatori potranno essere numericamente di gran lunga ridotti rispetto all’attuale presenza richiesta dal martedì al venerdì di ogni settimana. Mi pare anche che esista già un organismo chiamato ‘consulta delle Regioni’. Non è già questo un Senato in piccolo? Quanto ai costi c’è chi sostiene che la riforma farà risparmiare ben poco. Sono senza dubbio d’accordo con l’affermazione perché le spese di funzionamento del Senato sono una goccia nell’oceano. Tuttavia, come ho già detto, si tratterà di pagare un numero di soggiorni romani di gran lunga inferiore a quelli del passato, e ad un terzo dei precedenti aventi diritto, e anche se questo è ancora poco, un passo avanti sulla strada del risparmio indubbiamente c’è.
Da questa ridotta ‘chiamata alla capitale’ dei Senatori deriva anche un loro effettivo minore impegno e credo che, senza nulla togliere ai già gravosi impegni dei Consiglieri Regionali e dei Sindaci, e soprattutto facendosi supportare della moderne tecnologie (videoconferenze e quant’altro) gli stessi riusciranno anche ad assumersi questo ulteriore onere, e noi gliene saremo tutti grati.
Un terzo principio è che i futuri componenti del nuovo Senato della Repubblica saranno eletti dai Consigli Regionali che sono a loro volta eletti dai cittadini. Quindi quando saremo chiamati alle urne per il rinnovo dei Consigli Regionali e Comunali, sapremo che i rappresentanti che riterremo idonei perché capaci potranno anche essere eletto Senatori della Repubblica. La vedo, in sostanza, come una maggiore responsabilizzazione dell’elettore e non un suo diritto negato o affievolito.
Vorrei anche aggiungere del quorum per l’elezione del Presidente della Repubblica che aiuterà ad evitare le manfrine dell’incertezza e della reciproca diffidenza tra le forze politiche, ed altre ancora, ma mi sembrano sufficienti i pensieri sin qui espressi.
Insomma dopo 60 anni finalmente intravvedo la possibilità di cominciare a cambiare qualche regola e giudico questo un buon inizio.
Molte altre voci, certamente più autorevoli e competenti della mia, si sono susseguite nel recente passato e si alterneranno in questa sorta di ‘ultimo miglio’ per arrivare al 4 dicembre, per sostenere le tesi del SI e del NO. A me piacerebbe che il voto non fosse dettato solo dalle slide del Premier o dalle scelte di partito, ma che ciascuno di noi, per quanto nelle sue possibilità, possa scegliere in piena coscienza e conoscenza dei fatti per un unico comune bene.
Luigi Malini